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Quesito

Le scrivo di nuovo, padre Angelo, per un quesito su questo passo di Matteo 10,28: “temete piuttosto colui che può far perire l’anima e il corpo nella geenna”.
Il motivo è il seguente: ho ascoltato in passato omelie che palesavano opinioni contrastanti su chi fosse colui che ha questo potere. Un sacerdote predicava che si tratti del diavolo, un altro diceva che fosse Dio.
Prima di scriverle ho cercato omelie su internet, ma la tendenza attuale è quella di far finta che la frase in questione non sia mai esistita, quindi lei è forse la mia ultima speranza di capirci qualcosa.
Grazie per la sua risposta.
Luigi


Risposta del sacerdote

Caro Luigi,

1. dal momento che l’unico giudice è il Signore, ne viene da sé che la pena sia inflitta dal giudice e pertanto dal Signore.
Questo emerge chiaramente da Mt 25,31-33 “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra”.
Poi “(il Re) dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt 25,41).
E anche: “Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione” (2 Tm 4,8).

2. Satana è l’accusatore, ma non è il giudice: “Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte” (Ap 12,10).
Già nell’Antico Testamento il diavolo viene presentato come l’accusatore, cole colui che tenta gli uomini e li vuole indurre al peccato, come nel caso di Giobbe accusato di essere giusto perché Dio impediva a Satana di colpirlo (cfr. Gb 1,10-11).

3. Va ricordato ancora una volta detto che il linguaggio con cui si esprime il Signore che condanna i reprobi e li manda all’inferno è un linguaggio antropomorfico, che presenta Dio come si comporta un giudice umano.
Mentre in realtà Dio fa di tutto fino alla fine per salvare gli uomini dall’autocondanna.
L’inferno è sempre un’auto-esclusione, come si esprime il Catechismo della Chiesa Cattolica.

4. Mi piace sottolineare l’osservazione di Sant’Agostino il quale nota che il testo sacro dice che Dio può far perire l’anima e il corpo nella Geenna.
Dice dunque Sant’Agostino: “Tuttavia giustamente si parla ancora di morte dell’anima perché essa allora non vive più di Dio” (La città di Dio, 13,2). Senza Dio l’anima è vuota, è come morta.
“E si parla anche di morte del corpo” sebbene anche il corpo alla fine risorga e sussista per sempre, “poiché in quest’ultima dannazione, per quanto l’uomo non perda il sentire, tuttavia dato che questo sentire non gli apporterà più alcuna dolcezza né alcuna pace, ma il solo dolore della pena, questo stato merita di essere chiamato più morte che vita” (Ib.).

Augurandoti invece la pienezza della vita per sempre ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo