Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Buonasera caro Padre Angelo,
le sottopongo il seguente quesito: se si dovesse modificare il rito Eucaristico nel messale: “Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi.” sostituendo la parola “sacrificio” con una parola differente (come ad esempio “segno d’amore”), la Transustanziazione avverrebbe comunque?
Se no, e la seconda parte del rito (quella del calice) rimanesse immutata, diverrebbe invalida anche la Transustanziazione del Vino o quella sarebbe valida?
Grazie e buona serata.
Mauro
Risposta del sacerdote
Caro Mauro,
1. Sant’Ambrogio ricorda che “la consacrazione si fa con le parole e le affermazioni del Signore Gesù. Infatti con tutte le altre parole si loda Dio, si supplica per il popolo, per i re, per tutti gli altri. Ma quando compie il venerabile sacramento, il sacerdote non si serve più delle proprie espressioni, bensì delle parole di Cristo. Perciò è la parola di Cristo che compie questo sacramento” (De Sacramentis, 4,4).
2. San Tommaso porta due motivi per dire che la consacrazione avviene attraverso le parole di Cristo.
Il primo: perché mentre negli altri sacramenti le parole proferite dal ministro indicano l’uso del sacramento, ad esempio io ti battezzo, io ti assolvo dai tuoi peccati, qui invece nell’eucaristia le parole esprimono la consacrazione del pane e del vino prima ancora di dirne il motivo.
Le parole che attuano la consacrazione o transustanziazione del pane sono le seguenti: “Questo è il mio corpo”. Le parole che esprimono il motivo per cui viene reso presente sono: “Offerto in sacrificio per voi.
La stessa cosa vale per la consacrazione del vino. Le parole che consacrano sono: “Questo è il calice del mio sangue” e quelle che esprimono il motivo della consacrazione sono: “versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”.
3. Il secondo motivo è per affermare che “la consacrazione si attua usando le stesse parole di Cristo per il fatto che il sacerdote in quel momento le proferisce in persona dello stesso Cristo che parla; in modo da fare intendere che il ministro nella celebrazione di questo sacramento non fa nient’altro che proferire le parole di Cristo” (Somma teologica, III, 78, 1).
4. Sebbene la consacrazione avvenga in maniera istantanea col proferimento delle parole “questo è il mio corpo e questo è il calice del mio sangue”, tuttavia tutte le altre parole di Cristo sono essenziali per la consacrazione” (Ib., III, 78, 3).
Qui, con la parola “essenziali” San Tommaso intende che sia necessario proferirle, perché – come egli stesso dice – sono per l’integrità del sacramento (pertinent ad integritatem locutionis: appartengono all’integrità della formula).
Sicché “si deve quindi ritenere che se il sacerdote pronunciasse solo le suddette parole con l’intenzione di celebrare questo sacramento, esso sarebbe valido: poiché l’intenzione farebbe intendere queste parole come proferite in persona di Cristo, anche se ciò non venisse espresso dalle parole precedenti (le parole precedenti sono: “prendete e mangiatene tutti”).
Tuttavia il sacerdote che celebrasse in questo modo peccherebbe gravemente, poiché non rispetterebbe il rito della Chiesa” (Ib., III, 78, 1, ad 4).
5. Così insegna anche la Chiesa nel suo magistero. Infatti il Concilio di Firenze nella bolla Exultate Deo dichiara: “Forma di questo sacramento sono le parole con cui il Salvatore ha consacrato. Il sacerdote infatti consacra parlando in persona di Cristo. E in virtù delle stesse parole la sostanza del pane si trasforma in corpo di Cristo e la sostanza del vino nel sangue. Ciò avviene però in modo tale che tutto il Cristo è contenuto sotto le specie del pane e tutto sotto la specie del vino e, se anche questi elementi venissero divisi in parti, in ogni parte di ostia consacrata e di vino consacrato vi è tutto il Cristo” (DS 1321).
6. Pertanto le parole consacratorie sono le seguenti: “Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”, e “Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”.
Per la validità sono richieste le parole “Questo è il mio corpo” e “Questo è il mio sangue” perché esse significano e realizzano la presenza del corpo e del sangue di Cristo.
Le altre non sono secondarie o accessorie, ma sono essenziali per l’integrità del sacramento.
Pertanto la corruzione delle parole che sono per l’integrità del sacramento non invalida il sacramento.
Sicché, se per caso un sacerdote dicesse questo è il mio corpo offerto come segno d’amore per voi, non invalida la celebrazione della Messa. Ma, secondo San Tommaso, pecca gravemente.
7. Dire come segno d’amore al posto di offerto in sacrificio è sbagliato perché non viene resa evidente l’intenzione sacrificale di Gesù.
L’espressione segno d’amore è generica. È segno d’amore anche un regalo.
Il testo latino Quod pro vobis tradetur significa che viene immolato per voi. Nella nostra traduzione: “offerto in sacrificio per voi” è l’equivalente.
Offrirsi in sacrificio è senz’altro un segno d’amore, ma non ogni segno d’amore è un offrirsi in sacrificio.
Pertanto l’eventuale cambiamento non soltanto è generico e arbitrario, ma è scorretto e può prestarsi alla negazione del sacrificio di Cristo.
8. Per completare la risposta alla tua ultima domanda: nel caso in cui avesse alterato le parole essenziali della consacrazione del pane così da renderla invalida e avesse proferito fedelmente quelle della consacrazione del vino, la consacrazione del vino sarebbe valida e quella del pane invalida.
Ma poiché la celebrazione del sacrificio consiste nella consacrazione separata delle due offerte, se ne consacra solo una, è come se iniziasse la celebrazione del sacrificio ma la lasciasse a metà.
Il che costituirebbe una profanazione del sacramento.
Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo