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Quesito
Salve. Di recente nella mia scuola, durante una lezione di filosofia, hanno chiesto a me che sono cattolico un chiarimento sul cattolicesimo. Questo perché il professore stesso di filosofia non aveva capito a livello logico un concetto cristiano e per pura curiosità voleva comprenderlo meglio.
Mi hanno quindi incaricato di chiedere ad un sacerdote qualsiasi una spiegazione riguardo tale concetto.
Le pongo quindi la mia domanda, che riguarda l’amore nel cristianesimo:
Mentre i greci consideravano l’amore una mancanza (e proprio per questo secondo loro Dio non crea), i cristiani non credono sia una mancanza, spiegando così il motivo che spinse Dio a creare l’universo.
Il mio professore non riesce a comprendere a livello logico (neanche io l’ho capito ma lo accetto per fede) come faccia l’amore a non essere una mancanza.
Cosa dice la Chiesa al riguardo?
La ringrazio e le dedico delle preghiere.
Matteo
Risposta del sacerdote
Caro Matteo,
1. gli dei della Grecia non creano perché non sono atto puro.
Proprio perché sono in tanti, non sono e non possono essere atto puro perché ad ognuno di essi manca ciò che lo distingue dagli altri.
Secondo Aristotele, filosofo greco del IV secolo a.C., di atto puro e di motore immobile ce n’è soltanto uno: colui che noi chiamiamo Dio.
In lui non vi è alcuna incompletezza o potenzialità.
2. Fatta questa premessa, si comprende la grande affermazione di San Tommaso d’Aquino: “A Dio, primo agente, che è pura attualità, non si può attribuire l’azione per giungere al possesso di un fine; perché egli mira soltanto a comunicare la propria perfezione, che è la sua stessa bontà” (Somma teologica, I, 44, 4).
3. “Agire per indigenza non si addice che a un essere imperfetto, il quale è portato a porre attivamente il proprio atto e a subirlo (come un perfezionamento di se stesso).
Ma tutto ciò in Dio va escluso. Per conseguenza egli soltanto è massimamente liberale, perché non agisce per propria utilità, ma solo per la sua bontà” (Ib., I, 44, 4, ad 1).
E ancora: “Dio non ha prodotto le creature per qualche bisogno né per qualche altra causa estrinseca, ma per amore della sua bontà” (Ib., I, 32, 1, ad 3).
Nel Commento alle Sentenze San Tommaso usa un’espressione molto bella: “Aperta manu clave amoris creaturae prodierunt” (aperta la mano dalla chiave dell’amore, le creature vennero alla luce; In libros Sententiarum, 2, prol.).
In altre parole, Dio ha creato perché altri godessero della sua perfezione.
4. Il Concilio Vaticano I ha confermato autorevolmente questa dottrina insegnando che Dio “non per aumentare la sua beatitudine, né per acquistare ma per manifestare la sua perfezione con i beni concessi alle sue creature, nella piena libertà del suo volere, all’inizio del tempo ha fatto dal nulla le creature sia dell’ordine spirituale che di quello materiale, cioè il mondo angelico e quello terrestre” (DS 3002).
5. Il Magistero della Chiesa a sua volta ha dichiarato: “Se qualcuno dicesse che Dio non ha creato per libera volontà ma per la medesima necessità con cui ama se stesso, oppure negasse che il mondo sia stato creato per la gloria di Dio: sia scomunicato” (DS 3205).
La ragione di questa finalità è molto semplice: tutte le realtà create o creabili non possono aggiungere assolutamente nulla a Dio per quanto riguarda la sua vita intrinseca, perché al suo essere infinito nulla manca o può mancare. Nel trarre dal nulla tutte le cose, Dio non ha aggiunto a se stesso qualcosa che prima non aveva, ma volle unicamente diffondere la sua bontà e le sue perfezioni infinite.
6. Ma siccome il fine nell’agente e nel paziente è identico, ne segue che la divina bontà da possedere e da fruire è il fine non solo del Creatore ma anche della creatura in generale e dell’uomo in particolare.
7. Pertanto il motivo per cui Dio ha creato è la comunicazione della sua intrinseca perfezione. Questa sua intrinseca perfezione in gergo biblico viene chiamata: gloria.
Vivere per la gloria di Dio significa essere resi partecipi della vita stessa di Dio, della sua santità e del suo amore.
Per questo il fine dell’uomo è la sua santificazione, il diventare per grazia ciò che il Dio fatto uomo (e cioè Gesù Cristo) è per natura.
Con l’augurio che tutti voi comprendiate l’altezza della vocazione dell’uomo, vi accompagno con la mia preghiera e vi benedico.
Padre Angelo