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Quesito

Buonasera Don Angelo.
Stavo leggendo la visione dell’inferno di Santa Faustina Kowalska. C’è un concetto che mi ha colpito, ma vorrei fosse chiarito meglio.
A un certo punto la Santa scrive “Ogni spirito dannato subisce tormenti eterni a seconda del peccato in cui decise di perseverare in vita: questa è la cosiddetta pena del senso. Ci sono gradi di sofferenza diversi a seconda dell’intensità del peccato, ma tutti gli spiriti dannati soffrono”.
La pena del senso. Che cosa è esattamente?


Risposta del sacerdote

Carissima,
1. il Catechismo della Chiesa Cattolica in maniera succinta scrive: “Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, «il fuoco eterno».
La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira” (CCC 1035).
A proposito delle pene, dice che la principale consiste nella separazione da Dio. I teologi la chiamano pena del danno. La dannazione, infatti, consiste nella privazione di Dio.
Questa distinzione ricalca le parole stesse del Signore: “Allontanatevi da me” (Mt 25,41). Ecco la pena del danno. 
“Nel fuoco eterno” (Mt 25,41) indica la pena del senso.

2. Parlando di pena principale fa capire che ci sono altre pene che consistono nella sofferenza dell’anima e del corpo.
Queste sono le pene del senso.
La prima è costituita dal fuoco.
Sulla natura di questo fuoco la Chiesa non ha mai definito nulla.
Abbiamo però il pensiero dei santi padri, dei dottori della Chiesa e dei teologi.
Essi discutono sulla natura del fuoco: se si tratti di un fuoco spirituale o anche corporeo.
Ma una cosa è certa: si tratta di un fuoco reale, “anche se non della stessa natura del fuoco terrestre” (C. Pozo, Teologia dell’aldilà, p. 430).
È simile a quello terrestre, ma con proprietà particolari perché è inestinguibile.
Negano in ogni caso che si tratti di un fuoco metaforico.

3. Gesù parla anche di altre pene dell’inferno. Fa riferimento al “verme che non muore” (Mc 9,48). Qui evidentemente si tratta di linguaggio metaforico perché gli animali non esistono eternamente in se stessi.
Parla di lacrime e di stridore di denti: “Li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti” (M 13,42).
San Tommaso commenta: “Il pianto appartiene agli occhi, il dolore ai denti; … Con il pianto, che viene rapidamente generato dal fumo, si indica la pena del fuoco; con lo stridore di denti il freddo. Giobbe dice: “passi dalle acque delle nevi (il freddo) ad un calore intensissimo” (Gb 24,19)”.

4. Santa Faustina Kowalska però va avanti e dice che all’inferno si subiscono le pene del contrappasso: “Ogni spirito dannato subisce tormenti eterni a seconda del peccato in cui decise di perseverare in vita: questa è la cosiddetta pena del senso. Ci sono gradi di sofferenza diversi a seconda dell’intensità del peccato, ma tutti gli spiriti dannati soffrono”.
Si parla delle pene del contrappasso nell’Antico Testamento secondo cui si veniva puniti nella medesima linea del peccato commesso: “Perché capissero che con quelle stesse cose per cui uno pecca, con esse è poi castigato” (“per quae peccavit, per haec et torquetur”, Sap 11,16).
Le Sacre Scritture non parlano espressamente dalla legge del contrappasso all’inferno, ma essendo il peccato un uso disordinato delle creature, con lo stesso disordine si rimane feriti eternamente.

Con l’augurio di andare nei pascoli eterni del cielo che già pregustiamo di qua mediante la grazia, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo