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Quesito
Caro Padre Angelo,
mi chiamo Elisa e le ho già scritto altre volte, l’ultima mail proprio poco fa.
É parecchio che seguo la sua rubrica e la ringrazio di cuore per il lavoro che svolge. Ho molte domande da porle e situazioni in cui mi sono trovata, da raccontarle per avere chiarimenti. Le chiedo già scusa per la lunghezza dell’email e per le troppe domande.
Innanzitutto volevo chiarimenti riguardo al peccato detto: “tentazione di Dio” che non riesco ancora a capire bene. Che si intende quando si legge nella sacra scrittura: “non si trovi in mezzo a te chi pratica l’augurio, presagio, ecc..?”. Come si pecca con l’augurio e il presagio? Io in vita mia ho avuto molte volte presagi fortissimi di morte o di cose negative di qualcuno che purtroppo si sono avverati e brevi visioni e sogni a cui ho dato retta, significa che ho peccato?
Mi viene da pensare allora che si tenti Dio anche quando si gioca a tombola o si lancino i dadi per avanzare in un gioco di società o si partecipi ad estrazioni vincenti? É cosi? Perché ultimamente mi é presa una vera fobia di giocare a carte o altro… E l’augurio in che senso é inteso?
(… vengono omesse tutte le molte altre domande, n.d.r.)
Pregherò per lei che Dio la aiuti a perseverare in questa buona azione che sta facendo e perché la illumini sempre a guidare queste tante pecore smarrite che vengono a chiederle aiuto!
Grazie, davvero grazie di cuore!
Cordiali saluti
Elisa
Risposta del sacerdote
Cara Elisa,
1. circa il divieto della Sacra Scrittura sull’augurio e il presagio stai facendo un grande equivoco.
Per augurio e presagio la Scrittura intende qualcosa di diverso da quello che noi intendiamo comunemente quando facciamo gli auguri ad una persona o abbiamo il presagio di qualche cosa che sta accadendo.
Di comune hanno solo il nome.
Anzi per l’augurio la cosa diventa più evidente se si pensa che al plurale fa àuguri e non augùri.
2. Cominciamo con la tentazione di Dio.
Per tentazione di Dio s’intende ciò che viene detto o fatto per mettere alla prova qualche suo attributo o per invocare temerariamente il suo intervento.
Tentare o mettere alla prova è una mancanza di fiducia e di rispetto, anzi un volere sottomettere Dio alle nostre pratiche superstiziose mentre “è compito della religione manifestare la fede con segni di onore e di rispetto verso Dio” (s. tommaso, Somma teologica, II-II, 97, 3).
Tentazione di Dio, ad esempio, è l’ordalia o prova del fuoco per cui se le fiamme respingono o divorano gli oggetti che vi si buttano sopra lo si prende come un giudizio favorevole e di condanna da parte di Dio.
3. Veniamo adesso all’augurio e al presagio di per sé sono forme di divinazione.
Ora la divinazione è il tentativo di predire il futuro o scoprire cose nascoste con mezzi indebiti, e cioè non voluti da Dio.
La divinazione può essere fatta con l’invocazione del demonio oppure senza l’invocazione del demonio.
4. L’augurio e il presagio (insieme all’oroscopo, all’astrologia, alla chiromanzia) appartengono alla seconda specie, ma sono ugualmente proibiti perché fanno dipendere gli eventi più dal caso che dal governo sapientissimo di Dio, che è sempre pieno d’amore.
L’augurio (dal latino avium garritus, garrire degli uccelli) congettura il futuro dal canto degli uccelli.
Il presagio (in latino omen) prende di mira le parole umane pronunziate con un’altra intenzione, ma che vengono applicate al futuro di cui si vuole la predizione.
5. Ai tempi di S. Paolo la divinazione era una pratica abbastanza comune nella cultura mediterranea e veniva fatta con atti di indole religiosa, mediante comunicazione con forze misteriose. Per questo l’elemento religioso era considerato fondamentale.
La Sacra Scrittura la condanna senza eccezioni: “Non si trovi in mezzo a te chi esercita la divinazione o il sortilegio o l’augurio o la magia; né chi faccia incantesimi né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore; a causa di questi abomini, il Signore tuo Dio sta per scacciare quelle nazioni davanti a te” (Dt 18,10-12).
E anche: “Ora io non voglio che voi entriate in comunione con i demoni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni. O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Forse siamo più forti di lui?” (1 Cor 10, 20-22).
6. Ugualmente viene condannata anche dal Catechismo della Chiesa Cattolica che così si esprime: “Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che ‘svelino’ l’avvenire.
La consultazione degli oroscopi, l’astrologia, la chiromanzia, l’interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste.
Sono in contraddizione con l’onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo” (CCC 2116).
7. Il giocare a carte non ha nulla a che fare con un’altra pratica di divinazione che consiste nel sortilegio.
San Tommaso lo definisce così: “Si ha la sorte o il sortilegio quando si compie un atto con il fine di arguire dall’osservazione del suo risultato qualcosa di occulto” (Somma teologica, II-II, 95, 8).
Ora quando si gioca a carte in genere si guarda soltanto al risultato per vedere chi ha vinto o perso. È un legittimo passatempo, a meno che non si giochi con i soldi, perché allora potrebbe sorgere qualche problema.
Con l’augurio di tenerti lontano da tutte queste pratiche superstiziose che non ti avvicinano a Dio, anzi il contrario, ti ricordo a mia volta al Signore e ti benedico.
Padre Angelo