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Quesito
Gentile padre Angelo Bellon,
grazie per il Suo servizio delle risposte alle domande. Leggo il sito molte volte. Sono cattolico romano, lettore anche in una parrocchia. Vorrei conoscere più i contenuti della nostra fede per motivi apologetici.
Mi interessa nei ultimi tempi le immutabili proprietà della Chiesa, specialmente l’universalità morale della Chiesa
Che significa: cattolicità morale? (catholicitas moralis)?
Ho letto che con questa qualità vanno insieme la cattolicità (catholicitas) simultanea e successiva. Ma non ho capito questo legame.
La prego di aiutarmi.
Che significato ha questa universalità per la vita politica e per il pastorale?
Grazie!
Distinti saluti
Giuseppe
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. cattolico significa universale.
La chiesa per volontà di Cristo è universale. Prima di salire in cielo Gesù ha detto: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19-20).
Per la Chiesa è un dovere essere universale perché Gesù Cristo le ha comandato di raggiungere tutti gli uomini e di portare loro tutti i tesori della grazia con il corredo delle virtù e dei doni dello Spirito Santo.
La Chiesa infatti è nel mondo quello che è stato l’arca di Noè ai suoi tempi. Era salvo solo chi vi entrava.
Anche oggi è salvo chi appartiene almeno all’anima della Chiesa, e cioè vive in grazia.
2. Questa cattolicità è una universalità di diritto.
G. Siri nel suo trattato sulla Chiesa, scritto prima di essere vescovo e cardinale, a questo proposito scriveva: “È necessario insistere su questa cattolicità di diritto, in quanto è fondamento costituente, tanto che non risponderebbe più al pensiero del Cristo una comunità religiosa la quale si rassegnasse ad essere nazionale o comunque circoscritta rinunciando in pari tempo ad espandersi e cioè all’ideale missionario. Il proselitismo è per questo nell’anima stessa della Chiesa: non lo si può arrestare se non negandone la fisionomia nativa” (La Chiesa, p. 215).
Evidentemente a quei tempi il termine proselitismo non aveva l’accento negativo di intolleranza e di fanatismo che ha oggi.
3. “Gesù volle e descrisse, tanto con linguaggio parabolico (cfr. Mt 13,19 il granello di senape)) che con il discorso esplicito, una universalità o cattolicità progressiva (cfr. Mt 28,19). Doveva infatti cominciare con umili inizi e poco a poco avanzare fino ai confini della terra. Subordinatamente a questa gradualità di progresso, egli contemplò la sua Chiesa estesa dall’oriente all’occidente, vide cioè per un tempo a lui solo noto la cattolicità di fatto” (Ib.).
4. Prosegue G. Siri: “Per quanto estesa in tutta la terra, la Chiesa mai avrà l’adesione di tutti i singoli uomini. La sua cattolicità di fatto si avvererà quindi moralmente, non in senso fisico e matematico, comprendendo cioè tutte le unità umane. Dovunque ci saranno fedeli a Cristo, ed in numero tale da far sì che si possa dire essere grande il nome di Dio fra tutte le genti (cfr. Mal 1,11)… Fu proprio Gesù a mostrare nel suo campo la zizzania permanente fino alla consumazione dei secoli (Mt 13,30ss)” (Ib.).
5. Cattolicità simultanea e successiva stanno a dire che questa universalità, mentre abbraccia tutti i popoli della terra, nello stesso tempo percorre tutto l’arco della storia crescendo numericamente.
6. San Tommaso, nel Commento al Simbolo degli apostoli, a proposito della nota della cattolicità, ne parla quanto all’estensione. Dice che “nell’antichità Dio era conosciuto solo nella Giudea; ora invece in tutto il mondo.
Inoltre questa chiesa ha tre stati: uno in terra, uno in cielo e un terzo in purgatorio”.
Dice poi che è cattolica o universale “quanto alla condizione degli uomini perché nessuno viene escluso dal farne parte: né il padrone, né lo schiavo, né l’uomo, né la donna, perché non c’è più giudeo né greco, non c’è più schiavo né libero, non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3,28)”.
È infine cattolica o universale quanto al tempo. A questo proposito San Tommaso scrive: “Alcuni dissero che la Chiesa deve durare per un certo tempo. Ma questo è falso, perché essa ebbe inizio dal tempo di Abele e durerà fino alla fine del mondo, perché il Signore promise: Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28,20). E dopo la fine del mondo la Chiesa rimarrà in cielo”.
7. Chiedi infine che significhi questa universalità per la vita politica e per la pastorale.
Il concetto di cattolicità è intimamente legato a quello dell’unità.
Per quanto concerne la vita politica la Chiesa presenta il suo magistero sociale, che è univoco nei suoi principi, come ad esempio quelli riguardanti la centralità e la dignità della persona umana). Vi è infatti un nucleo di principi, che secondo il linguaggio di Benedetto XVI, non sono negoziabili.
Per la pastorale significa che nella chiesa, pur con adattamenti particolari a seconda della Chiesa latina e della Chiesa orientale, le grandi coordinate sono le stesse. La Chiesa struttura la sua pastorale dispiegandola nei tre incarichi che le ha dato Gesù Cristo: il compito di insegnare (è il cosiddetto munus profetico), il compito di santificare (è il munus sacerdotale), il compito di dirigere i fedeli i verso la vita eterna (è il munus regale).
Con l’augurio di appartenere sempre alla chiesa cattolica, tanto nella vita presente quanto in quella futura, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo