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Quesito
Gentile Reverendo Padre Angelo Bellon
La ringrazio infinitamente per le sue preziose risposte alle mie domande precedenti.
Purtroppo per motivi di impegni universitari non ho molto tempo da dedicare a studi di carattere religioso, le pongo quindi queste ultime domande e questi dubbi che mi sono sorti.
San Giovanni Crisostomo e la dottrina secondo cui "causa del proprio male"
Dal Catechismo di Trento, Parte III, Quinto Comandamento:
"A ben considerare le cose, gli uomini sono qui semplicemente ministri ed emissari di Dio; pur potendo un uomo odiare malvagiamente un altro e desiderargli ogni male, non può in realtà nuocergli se non lo permetta Dio. Persuasi di ciò, Giuseppe sostenne serenamente gli empi propositi dei fratelli (Gn 45,5) e David le ingiurie di Simei (2 Sam 16,10). In queste considerazioni rientra l’argomento svolto con grande dottrina dal Crisostomo, secondo il quale ciascuno è causa del proprio male. Infatti coloro che si ritengono maltrattati, se ben considerino la loro situazione, si accorgeranno di non aver subito ingiuria o danno dagli altri, potendo le lesioni e le offese provenire apparentemente dall’esterno, ma siamo in realtà noi stessi la causa del nostro male, contaminando l’animo con le nefaste passioni dell’odio, della cupidigia, dell’invidia".
Che vuol dire che ciascuno è causa del proprio male?
Mi vengono in mente casi di persone che subiscono delle disgrazie gravi e/o che subiscono gravi crimini: omicidi, rapine, torture, sequestri, stupri, ecc… In tali casi come si può affermare che le vittime sono causa del male?
La ringrazio in anticipo della risposta, per la sua gentilezza e la sua pazienza.
Sarò felice di ricordarla nelle mie preghiere, in particolare durante la Santa Messa.
Rinnovo i miei più vivi complimenti per il sito e per il servizio che svolge.
Distinti Saluti.
Marchesini
Risposta del sacerdote
Caro Marchesini,
il paragrafo dal quale tu hai tratto il passo del catechismo Romano è intitolato: “Il perdono delle offese”.
Il catechismo qui procede al luce del seguente principio: tutto è voluto (il bene) o permesso (il male) da Dio.
E poiché Dio vuole sempre e solo il nostro bene, dipende da noi volgere a nostro vantaggio anche le offese ricevute.
In questo senso San Tommaso insegna che “se uno possiede la carità, nessuna sventura o difficoltà lo danneggia, ma torna a suo vantaggio: “Per chi ama Dio, tutto concorre al bene” (Rm 8,28).Anzi, contrarietà e difficoltà sembrano soavi all’amante, come attesta l’esperienza” (San Tommaso, Sui due precetti della carità).
Al contrario, uno può far volgere a proprio danno spirituale il male che riceve, come quando si lascia andare a imprecazioni, risentimenti, etc…
Venendo alla tua domanda: quante persone prima di morire hanno perdonato i loro sicari. Un tale perdono è tornato a loro vantaggio.
La stessa cosa si può dire analogamente per tutti gli altri mali che si subiscono. Dipende da noi volgerli a nostro vantaggio o svantaggio.
In questo contesto e in questo senso san Giovanni Crisostomo dice che ognuno è causa del proprio male.
Ti ringrazio per i complimenti e molto di più per il ricordo nelle preghiere e specialmente nella Santa Messa.
A questo ricordo ci tengo particolarmente.
Anch’io contraccambio. Tra breve scenderò per la celebrazione della Messa e ti ricorderò al Signore.
Ti benedico.
Padre Angelo