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Quesito

Caro Padre Angelo,
“Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”.
Ho letto che secondo la CEI “è escluso l’operare attivamente per la conversione degli ebrei” e ho sentito alla TV che in tal senso sarebbe stato fatto un accordo quando il Papa si è recato in Israele.
Pur cercando di vedere la concordanza, non ci riesco. Vedo che tra la prima affermazione e la seconda vi è contraddizione e il vangelo, sine glossa, è chiaro e non eccettua gli ebrei. Si può dire della seconda affermazione che sia “ciò che da sempre, dovunque e da tutti è stato creduto? E S. Paolo non disse “se anche un angelo del cielo…” e Tertulliano “quella deve essere la regola di verità che viene trasmessa da Cristo attraverso i suoi compagni”?
E se perciò sto con la prima affermazione…?  Non vedo infatti la seconda come sviluppo organico – per usare un termine anche del concilio Vaticano II- bensì come cosa non tanto diversa ma contraria e lo stesso papa in un’occasione ebbe a dire che se si cambiano certe cose – esprimo il concetto con mie parole…terra terra – , si penserà che più in là con gli anni si potranno modificare ancora e addio credibilità.
La ringrazio inviandole i migliori saluti e auguri per il suo lavoro nella vigna del Signore (rubando la bella espressiva frase di papa Benedetto).
M.PG


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. tralasciando quello che ha detto la TV, avevo sentito invece che la Chiesa italiana non si impegnava a fare proselitismo presso gli ebrei.
Se con questo termine s’intende trarre dal paganesimo a Cristo, ebbene la Chiesa non considera gli ebrei come dei pagani.
Gli ebrei stessi avevano dei proseliti: erano proseliti quelli che passavano dal paganesimo al giudaismo.

2. La Chiesa tuttavia è desiderosa che gli ebrei giungano alla piena conoscenza della verità che si trova in Cristo. In questo senso la preghiera del venerdì santo non è stata tolta. La Chiesa non può non avere il desiderio di portare anche gli ebrei a Gesù Cristo.
Ecco la preghiera che la Chiesa il venerdì santo rivolge per gli ebrei: “Preghiamo per gli ebrei: il Signore Dio nostro, che li scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola, li aiuti a progredire costantemente nell’amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza.
Dio onnipotente ed eterno, che hai fatto le tue promesse ad Abramo e alla sua discendenza, ascolta la preghiera della tua Chiesa, perché il popolo primogenito della tua alleanza possa giungere alla pienezza della redenzione. Per Cristo nostro Signore”.
Come vedi dalle parole messe in corsivo, la Chiesa ha il desiderio che gli ebrei conoscano Cristo e lo riconoscano come il senso e il vertice di tutta la rivelazione di Dio agli uomini.

3. Se San Paolo nella lettera ai Romani scrive: “Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne” (Rm 9,3), come non dovrebbe sentirlo la Chiesa se ha nelle sue vene il medesimo Spirito che la anima?
L’espressione di Paolo è forte, perché qui anàtema significa maledizione, sterminio.
San Paolo ama a tal punto i suoi consanguinei che prefrirebbe lui stesso andare all’inferno purché essi possano conoscere Gesù Cristo.
Questo desiderio, che è irrealizzabile perché non è possibile andare all’inferno senza colpa, è però segno della grande carità che ardeva nel suo cuore.

4. Il desiderio di san Paolo non è altro che un prolungamento di quanto ha fatto Nostro Signore: “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno” (Gal 3,13).
Cristo ha accettato di espiare al posto nostro, anzi di essere castigato al posto nostro.

5. Questo desiderio di Cristo era stato prefigurato da Mosè, il quale chiese a Dio di essere sterminato al posto del popolo che aveva commesso un grande peccato perché si era costruito il vitello d’oro e lo aveva adorato come dio: “Mosè ritornò dal Signore e disse: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato… Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!»” (Es 32,31-32).

6. Pertanto come vedi, non c’è un’ermeneutica di rottura, ma di sviluppo.
La conversione degli ebrei non consiste nel portarli dal paganesimo a Cristo, ma nell’aiutarli a progredire in quello che credono, perché la fede di Abramo non si arresta ad Abramo, ma porta a Cristo.

Ti ringrazio per il gradito augurio.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo