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Quesito

Gentile padre Angelo,
le scrivo nuovamente per esporle una considerazione e una domanda, entrambe originate da alcuni scritti di Piergiorgio Odifreddi:
In un suo pamphlet, quest’ultimo muoveva alla Bibbia tale critica: “Se la Bibbia fosse un’opera ispirata da un Dio, non dovrebbe essere corretta, coerente, veritiera, intelligente, giusta e bella? E come mai trabocca invece di assurdità scientifiche, contraddizioni logiche, falsità storiche, sciocchezze umane, perversioni etiche e bruttezze letterarie?”.
Questo mi ha fatto pensare che sul piano formale è facile rispondere che la complessità della Bibbia è dovuta al fatto che gli autori sacri hanno scritto su ispirazione, non dettatura, dello Spirito Santo, quindi le verità eterne sono esposte attraverso i modi di una cultura antica, quella degli autori, che per molti aspetti ci appare difficile da capire, accettare o anche sbagliata (è poi chiaro che per Odifreddi il soprannaturale è una sciocchezza a prescindere).
Questa spiegazione mi ha poi spinto a riflettere sul fatto che le difficoltà nel capire la Bibbia, le sue asprezze formali, siano volute da Dio sia per rispettare la Sua strategia del chiaroscuro (c’è luce abbastanza per chi vuol credere e abbastanza buio per chi non vuole credere) sia per invogliare lo studio e la comprensione di essa. In fondo Dio vuole essere non solo amato, ma anche conosciuto, e un testo che appare difficile può invogliare il compito di andare oltre le parole per giungere al cuore eterno di quelle pagine. Lei che ne pensa?
La domanda riguarda invece una critica mossa da Odifreddi a san Giovanni Paolo II, quando in un suo libro il matematico ha accusato il santo polacco di essere contradditorio, perché nonostante la sua grande fede andava a farsi curare negli ospedali, anziché pregare Dio per la propria guarigione.
Come rispondere quindi a questa obbiezione? Qual è il rapporto tra l’avere fede e il ricorrere alle cure mediche?
Sperando di non tediarla, confido nella sua risposta.
Distinti saluti.


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. certamente non fa onore a Piergiorgio Odifreddi scrivere quelle espressioni.
Evidentemente non sa che cosa sia la Bibbia e quale sia il suo significato.
Galileo, il grande scienziato, aveva detto che “la Bibbia non ci dice come vadia il cielo, ma come si vadia al cielo”.
A proposito delle inesattezze storiche che Odifreddi  avrebbe riscontrato va ricordato che la Bibbia non sostituisce i testi di storia.
Gesù ha detto di dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. 
Sotto quest’aspetto la Bibbia non ruba il mestiere agli storici i quali possono continuare a discutere fra di loro finché vogliono.

2. Tra le parole di Odifreddi che hai riportato mi ha stupito in particolare quella in cui dice che la Bibbia approverebbe perversioni etiche.
Se è così, Odifreddi non sarebbe più tra quelli che dicono che la morale è soggettiva, come egli stesso ha detto molte volte.
Parlando di perversioni etiche sottintende che vi sono dei principi etici per cui si può dire che alcuni comportamenti sono oggettivamente immorali.
Sono contento che dica questo.
Mi auguro che se lo ricordi sempre e non soltanto quando gli va bene per criticare la Bibbia.

3. A proposito poi di queste perversioni etiche presenti in particolare nel libro della Genesi va ricordato quello che, prendendo lo spunto da Sant’Agostino, ho detto tante volte: che la Genesi è il libro della pazienza di Dio.
Il peccato originale e tutti gli altri peccati che sono stati compiuti successivamente hanno offuscato la mente umana al punto da far considerare cosa buona ciò che è intrinsecamente immorale.
Ebbene, è proprio su questa umanità, piegata e resa ottusa del peccato, che Dio si è curvato per portare a salvezza e per far capire dove si finisce quando si abbandona il principio e la regola dell’agire umano, che è la sapienza di Dio.

4. A questo proposito mi piace dire che non soltanto la Genesi è il libro della pazienza di Dio, ma anche la nostra vita personale, a cominciare dalla mia e anche da quella di Odifreddi, è il libro della pazienza di Dio. Per cui non dobbiamo mai finire di ringraziarlo per darci sempre la possibilità del riscatto.

5. Circa invece la presa in giro che Odifreddi fa nei confronti di San Giovanni Paolo II che per farsi curare avrebbe dovuto affidarsi alla fede piuttosto che mettersi nelle mani dei medici, è sufficiente dire che è proprio la fede che comanda di andare innanzitutto dai medici.
Dio stesso per bocca del Siracide dice: “Onora il medico come si deve secondo il bisogno, anch’egli è stato creato dal Signore” (Sir 38,1).
E che pertanto appellarsi alla fede senza fare riferimento ai medici e alla medicina è come un tentare Dio.
La grazia infatti non sostituisce la natura, ma la presuppone.
Questo principio è basilare nella teologia.
E rende onore a Dio che ha dotato l’uomo di ragione perché riesca a provvedere a se stesso. Proprio per questo l’ho fatto ad immagine e somiglianza sua.
Ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo