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Quesito
Caro Padre Angelo,
sono un sacerdote tuo alunno di Brescia mi chiamo don Roberto ti domando qualche suggerimento per un adolescente che ti pone questa domanda: chi mi dice che la nostra religione è quella giusta? Io ho dato delle risposte razionali e di fede, ma non le ha colte. Chiederei un qualcosa di semplice ma evidente per l’età di 15 anni.
Grazie
don roberto
Risposta del sacerdote
Caro don Roberto.
Ad un ragazzo che chiede se la nostra religione sia la giusta (domanda legittima e perfino doverosa) si può rispondere con due serie di argomenti.
1. La prima è di carattere razionale.
Chiedigli: prova a dirmi quali sono le cose sbagliate che la Religione cristiana insegna? Perché se c’è anche un solo articolo di fede o di morale che sia contro le esigenze della ragione umana, dovresti rifiutarlo. Dio non potrebbe chiederti di rinunciare a esigenze legittime e razionali che lui stesso, nell’atto della creazione, ha messo nella tua intelligenza.
E allora questo ragazzo, come qualsiasi altro adulto, dovrà convenire che non c’è sapienza pari a quella insegnata dalla religione cristiana su tutti i punti: sull’eguaglianza fondamentale tra uomo e donna, sul rispetto reciproco, sull’eliminazione delle caste, sul rispetto della vita, sul rispetto dei bambini, sull’aborto, sull’eutanasia, sulla contraccezione, sulle impurità, sulla pornografia…
Certamente alcuni comandamenti gli potranno apparire difficili da osservare. Ma per il fatto che siano difficili, non significa che siano contrari alla dignità della persona umana.
2. La seconda è la sfida (permettimi di chiamarla così) che Gesù Cristo ha posto in Giovanni 8,46: “Chi di voi può convincermi di peccato?”.
Gesù sapeva che gli uomini, anche nel corso della storia, si sarebbero interrogati su di lui e si sarebbero domandati: è da credergli o no?
Ebbene Gesù sfida, anzi, costringe ogni persona a pronunciarsi su questa domanda: dove ha sbagliato? Dove ha sbagliato nel suo insegnamento o nella sua vita?
Ha sbagliato nel dichiararsi Figlio di Dio?
Qui puoi prendere il seguente passo di san Giovanni: “Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei? Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre»” (Gv 10,34-38).
Sono dunque le opere che Gesù compie a testimoniare che è Dio.
3. Maometto non ha mai detto di essere Dio. Ha sempre detto di essere un Profeta, l’ultimo, il più grande, ma solo un Profeta.
Gesù è andato più in là. Ha detto di essere Dio.
E se ha mentito in questo, non sarebbe neanche un grande uomo della storia, magari il più grande, ma un mentitore, con tutte le conseguenze che si possono trarre.
4. Maometto ha detto di essere un peccatore e di non essere capace a fare miracoli. E così può dire qualsiasi altra persona di questo mondo.
Gesù non ha detto di essere un peccatore. Anzi ha detto: “Chi di voi può convincermi di peccato?”.
Gesù ha compiuto miracoli senza fine, senza chiedere aiuto a Dio, come fanno i santi, i quali prima di compiere un prodigio hanno bisogno di raccogliersi, di pregare e di chiedere a Dio la grazia. Per questo ha detto: “se non volete credere a me, credete almeno alle opere”.
5. Pertanto io insisterei nel presentare la persona di Gesù, che non è un personaggio del passato, ma è contemporaneo ad ogni uomo perché è risorto e vive con noi.
Gesù ci parla e le sue parole leggono dentro il nostro cuore come nessun altra parola di questo mondo.
Gesù porta la presenza personale di Dio nel cuore dell’uomo mediante la grazia. Chi vive in grazia sente una comunione con Dio da cuore a cuore.
Il peccato non fa necessariamente perdere la fede, ma spezza la comunione con Dio da cuore a cuore. Non la si avverte più.
Puoi insistere su quanto gli viene dato nella Confessione sacramentale: non è semplicemente liberazione psicologica, ma essenzialmente purificazione dell’anima.
Gesù garantisce la sua presenza accanto alla nostra vita. È l’Emmanuele, il Dio con noi. Maometto non ci ha detto ci confidare in lui, nel suo aiuto. Sapeva di non poterlo garantire. Gesù con la sua risurrezione ce lo garantisce.
Prova a fargli vivere bene l’Eucaristia, la Santa Comunione, che è l’unico sacramento nel quale Dio invade con la sua presenza non solo la nostra anima ma anche il nostro corpo.
In una parola, caro don Roberto: il tuo intento, oltre a quello apologetico e dottrinale, deve essere quello di far vivere a questo ragazzo un’esperienza di vita di comunione col Signore. Andrea e Giovanni, dopo aver passato una giornata insieme col Signore, non si sono staccati più da lui (Gv 1,39).
Mi pare, caro don Roberto, di dover fare punto qui. Perché non si cesserebbe mai di andare avanti quando si parla di Gesù.
Intanto affida questo ragazzo a Gesù mediante la preghiera e il ricordo personale per lui durante la S. Messa.
Ricordati anche di imitare san Paolo, il quale ogni giorno generava i cristiani, come in un continuo parto, vivendo e patendo per loro: “figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi!” (Gal 4,19).
Sono contento di risentirti dopo molti anni e che tu abbia trovato il nostro sito.
Ti seguo con la preghiera e ti saluto.
Padre Angelo