Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Caro Padre,
cosa si deve intendere leggendo questo versetto: “Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato” (Gv 14,22)?
Che gli antichi non avevano alcun peccato?
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. come puoi notare Gesù dice: “ma ora non hanno scusa per il loro peccato” (Gv 14,22).
Sta parlando dunque di un preciso peccato, quello dell’incredulità.
A proposito di questo peccato Gesù e non di altri dice: “Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato”.
La totale ignoranza del peccato infatti scusa dal peccato.
2. Se Gesù, pur incarnandosi, non avesse parlato, gli ebrei non avrebbero avuto colpa circa l’incredulità.
Avrebbero avuto però tutte le altre colpe, più o meno comuni a ogni mortale., ma non questa.
3. Ma Gesù ha parlato e a conferma del suo insegnamento ha compiuto molti miracoli.
Nel versetto 24 del medesimo capitolo dice: “Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio”.
4. Con quest’affermazione Gesù sottolinea la particolare gravità del peccato degli ebrei del suo tempo: perché essi hanno potuto ascoltare la sua dottrina, hanno potuto sperimentare la potenza della sua Parola. Quante volte avevano tentato di arrestarlo, ma se ne sono trovati incapaci.
Soprattutto sono stati spettatori dei prodigi compiuti da Gesù, di gran lunga superiori a quelli compiuti dai patriarchi, da Mosé e dai Profeti.
Nonostante questo, non hanno creduto.
L’attaccamento ai loro beni (soprattutto per i sommi sacerdoti) li rendeva ciechi.
5. Non potendosi opporre all’evidenza e alla portentosità dei miracoli dicevano che egli agiva con la forza che gli veniva dal peggiore dei demoni.
Ma essi stessi vedevano che alla presenza o a un comando del Signore i demoni stessi erano paralizzati, sconfitti, cacciati via.
6. Per il Signore il peccato di incredulità è il più grave, perché impedisce di aprire le porte alla salvezza.
Per questo egli dice: “Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite” (Mt 11,21).
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo