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Quesito
Caro Padre Angelo
altre volte in passato mi sono rivolto a Lei per consigli e suggerimenti riguardo alla mia vita spirituale e ne ho sempre tratto grande beneficio.
Questo volta vengo a Lei a causa di un mio caro amico, quasi trentenne, che purtroppo ho scoperto non essere tale poiché ha preso in giro me e tutti coloro che gli sono stati vicini da 16 anni a questa parte. Di recente ho appurato, infatti, che questo mio amico è omosessuale e che, appunto, lo è da circa 16 anni.
Tralasciando, quindi, tutto quello che sin dalla nostra adolescenza abbiamo trascorso insieme, il fatto doloroso per me è che – forse sperando di ovviare a questa sua condizione o di convincersi di non essere così com’è – in tutti questi anni ci ha preso in giro poiché ha difatti nascosto la sua condizione.
Inoltre, è stato fidanzato con una ragazza – comune amica – per ben 5 anni, ragazza che poi egli ha lasciato poiché ha ritenuto di sentire forte dentro di sé la vocazione al sacerdozio. Pertanto ha intrapreso gli studi al seminario, studi che però ha abbandonato dopo poco tempo perché, a suo modo di dire – e allora mi bevvi questa giustificazione – ci sarebbero stati forti contrasti tra lui e il Vescovo. Adesso che ho saputo questa cosa mi è crollato il mondo addosso: riesco a spiegarmi – purtroppo a posteriori poiché in quei momenti non li capivo – certi comportamenti, certe vicende, certi suoi modi di fare e non riesco più ad avere fiducia in lui, così come non stanno più avendo fiducia in lui le ragazze e i ragazzi del gruppo di amici con cui di solito animiamo le attività parrocchiali e con cui usciamo spesso insieme. La nostra è una comunità piccola e provinciale in cui tutti sanno tutto di tutti. Posso capire, quindi, l’imbarazzo e il disagio che questa persona avrebbe provato laddove avesse deciso subito di dover ammettere a se stesso, alla sua famiglia e poi a chi gli sta vicino la sua condizione. Posso pure capire la necessità del discernimento interiore nel comprendere il proprio essere e i tempi che ciò comporta. Quello che non ammetto è, tuttavia, il fatto di avere utilizzato la sua ex ragazza, la famiglia, noi amici e persino il Signore come strumenti di prova, di protezione, di copertura per questo suo modo di essere.
Quello che mi turba, padre Angelo, infatti, non è la sua condizione: capisco che essere gay non è "naturale" ma il rispetto che dobbiamo a lui come persona discende dalla dignità insita in ogni essere umano, dignità che a sua volta discende direttamente da Dio. Come tale, dunque, ho il massimo rispetto e la massima attenzione per lui. Ciò che mi turba, invece, è lo stile di vita sregolato e "perverso" – anche purtroppo a livello sessuale – che ho scoperto che conduce questo mio amico e che lei può facilmente immaginare: le cose più turpi e più innaturali purtroppo so che le ha commesse e a ciò aggiungo che questo suo stile di vita, che ormai sta venendo fuori, sta facendo nascere il pubblico scandalo nella comunità che so essere – ma su ciò vorrei un chiarimento da Lei – di ostacolo alla sua piena comunione con la Chiesa.
Infatti, aggiungo che questo mio amico è stato in passato ministrante e ministro straordinario della Comunione (cose che – meno male – non fa più da molto tempo) e inoltre fa parte di alcuni organismi parrocchiali (una Confraternita, due Comitati Feste, Azione Cattolica, Consiglio Pastorale ecc…) da cui sta – credo a ragione – per essere espulso data, appunto, non la sua condizione ma il pubblico scandalo della sua condotta di vita.
Oltre quindi alle conseguenze di questa sua innaturale condotta di vita, vorrei sapere da Lei se è vero che questa persona non può essere assolta in Confessione, cosa accade se riceve la Comunione ugualmente, se potrà un giorno ritornare a essere in piena comunione con la Chiesa e come deve fare. Ma soprattutto Le chiedo un consiglio su cosa posso fare io per lui. Inoltre, mi porto dentro, purtroppo, un rifiuto di voler avere a che fare con lui e mi chiedo se in ciò pecco, se è mancanza di perdono e di carità e se quindi debbo confessarlo al sacerdote.
Grazie per le sue risposte e per i suoi consigli.
Le chiedo una preghiera per me e soprattutto per il mio amico
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. è dolorosa la vicenda di questo vostro amico, che da se stesso avrebbe dovuto capire che un certo tipo di comportamento non è compatibile con la vita cristiana e in particolare con certi incarichi che ci si assume all’interno di una comunità.
La Chiesa non scomunica le persone omosessuali.
Ma ricorda che la loro inclinazione è un disordine, sebbene in quanto disordine non sia ancora un peccato.
E che questa inclinazione viene rafforzata attraverso la pratica omosessuale, fino al punto da diventarne schiavi.
2. Probabilmente quando si è messo insieme con una ragazza, e vi è stato per cinque anni, la sua situazione di omosessuale non era ancora radicata.
Lo è diventata sempre più attraverso la pratica.
Entrare in seminario con quell’inclinazione e soprattutto con quella condotta deve aver causato sconcerto tra i suoi compagni al punto che il vescovo, risaputa la cosa, ha deciso di metterlo fuori.
Uscendo dal seminario avrebbe fatto meglio a dire che aveva scoperto di non essere adatto al sacerdozio, di aver scoperto che quella non era la sua vocazione piuttosto che scaricare almeno in parte la colpa sul vescovo.
3. Ugualmente ha fatto male ad accettare di essere ministro straordinario della Santa Comunione se già a quei tempi aveva una condotta sregolata.
E fa male ancora adesso a stare dentro ad associazioni cattoliche se la sua condotta è di scandalo.
4. Per quanto concerne la sua vita sacramentale può accedere al sacramento della confessione se è pentito dei suoi peccati. Conseguentemente può fare la Santa Comunione.
Ma se la sua vita continua ad essere disordinata e motivo di scandalo per poter essere assolto e fare la Santa Comunione è necessario che rimuova lo scandalo.
Tuttavia anche qui è facile ingannare se stessi e anche il confessore: si cambia di volta in volta il confessore, ci si accusa di aver compiuto peccati impuri con persone dello steso sesso e ci si ferma qui.
È chiaro allora che il sacerdote, stando a quello che gli dice il penitente, gli dà l’assoluzione.
5. I consigli che ti do sono pertanto i seguenti.
Innanzitutto è bene che intraprenda un cammino di vita cristiana segnato dalla confessione frequente e regolare con lo stesso confessore.
Al confessore dovrà dire tutta la sua situazione e anche il disagio e lo scandalo che crea nella comunità.
Solo conoscendo appieno la sua situazione il confessore lo può aiutare.
6. Finché perdura questa situazione chiedigli di sospendere la sua partecipazione agli incontri dei comitati di feste, di associazioni e del consiglio pastorale.
Questo soprattutto per risparmiare alla comunità tanti peccati che verrebbero compiuti in parole, in chiacchiere, in animosità e scontri qualora lo si volesse espellere.
Tutte cose che non attirano su nessuno la benedizione di Dio.
Gli dirai di sottoporre questo suggerimento alla valutazione del confessore.
Sono certo che il confessore l’approverà.
7. Se questo giovane si auto sospende, evita di essere espulso.
Ciò significa che se la sua condotta diventerà regolare potrà riprendere il suo posto e tutti saranno contenti di riaverlo come valido collaboratore.
8. Nello stesso tempo stagli vicino con la preghiera e chiedi anche a lui di intraprendere un cammino di preghiera intenso.
Gesù ha detto “vegliate e pregate per non entrare in tentazione” (Mc 14,38).
Ugualmente nell’Antico Testamento si legge: “Ti terrò a freno con le mie lodi, affinché tu non perisca” (Is 48,9).
9. Gli dirai francamente tutta la dottrina della Chiesa a proposito della castità che è richiesta a tutti, a ognuno secondo il proprio stato.
Per una persona omosessuale questo richiede l’astinenza da ogni atto di omosessualità, dal momento che i rapporti omosessuali:
– “sono intrinsecamente disordinati e che in nessun modo possono ricevere una qualche approvazione” (Persona Humana 8),
– “sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile” (PH 8).
– Gli dirai che “l’attività omosessuale rafforza un’inclinazione sessuale disordinata, per se stessa caratterizzata dall’autocompiacimento” (Homosexualitatis problema 7),
– che “l’attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità, perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio” (HP 7)
– che è chiamato a realizzare la volontà di Dio unendo ogni sofferenza e difficoltà che può sperimentare nella sua vita a motivo della sua condizione al sacrificio della croce del Signore. La croce è sì un rinnegamento di sé, ma nell’abbandono alla volontà di quel Dio che dalla morte trae fuori la vita” (HP 12).
10. Ecco, solo se vive in grazia e attende alla santificazione di se stesso lo si può ricuperare e salvare.
Assicuro volentieri la mia preghiera per te e per questo tuo amico perché sia guadagnato al Signore e sia utile alla Chiesa.
Vi benedico.
Padre Angelo