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Quesito

Gent.le  Padre Angelo,
in un nostro incontro è emerso che alcune mamme, dopo l’aborto, hanno deciso la legatura delle tube.
L’Humanae Vitae nomina esplicitamente questo metodo irreversibile come gravemente immorale.
Vorrei la sua lettura dal punto di vista della legge naturale e della visione cristiana.
Grazie anticipatamente
Margherita


Risposta del sacerdote

Cara Margherita,
1. la sterilizzazione contraccettivo viene presentata come uno dei contraccettivi più sicuri e permanenti.
Ma l’alterazione del disegno divino sulla sessualità è oggettivamente evidente.
Per quanto gli atti dell’intimità coniugale siano vissuti come donazione reciproca, tuttavia non si può dimenticare che i due in quel momento si uniscono non in maniera qualunque, ma suscitando le loro capacità procreative.
Ma attraverso la sterilizzazione queste capacità procreative sono vanificate nella loro finalità intrinseca ed essenziale.
Per questo in Familiaris consortio Giovanni Paolo II  ha osservato che “al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè di non donarsi all’altro in totalità.
Ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale” (FC 32c).
Così l’atto dell’intimità coniugale, a motivo della contraccezione, cessa di essere un atto di autentico amore. Per questo Giovanni Paolo II parla di falsificazione e, sempre nel medesimo documento, di menzogna: “La donazione fisica totale sarebbe menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente: se la persona si riservasse qualcosa o la possibilità di decidere altrimenti per il futuro, già per questo essa non si donerebbe totalmente” (FC 11).

2. Ci si può chiedere come venga ravvivato l’amore vicendevole e l’intesa coniugale quando ci si esprime di fatto attraverso bugie.
Qualcuno, come Jean Guitton, ha osservato, proprio in riferimento al nostro tema, che nel dire bugie alla fine ci si stanca. In altre parole, viene meno la spontaneità e la freschezza dell’amore.
Non mi stupisco allora che il Pontificio Consiglio per la famiglia scriva: “Nella stessa misura in cui nell’uomo si indebolisce la castità, il suo amore diventa progressivamente egoistico, cioè soddisfazione di un desiderio di piacere e non più dono di sé” (pontificio consiglio per la famiglia, Sessualità umana: verità e significato, 16).
E ancora: “Non si deve mai dimenticare che il disordine nell’uso del sesso tende a distruggere progressivamente la capacità di amare della persona, facendo del piacere – invece che del dono sincero di sé – il fine della sessualità e riducendo le altre persone a oggetto della propria gratificazione: così esso indebolisce sia il senso del vero amore tra l’uomo e la donna – sempre aperto alla vita – sia la stessa famiglia e induce successivamente al disprezzo della vita umana che potrebbe essere concepita, considerata allora come un male che minaccia in certe situazioni il piacere personale” (Ib., 105).
Così pure non ci si stupisce che tra gli effetti dell’aborto ci sia anche la distruzione del rapporto di coppia, che inizialmente si voleva tenere in vita mediante la sterilizzazione contraccettiva.

3. La Chiesa ha sempre condannato la sterilizzazione contraccettiva.
Pio XII nel discorso delle ostetriche (20.10. 1953) disse: “La sterilizzazione diretta, cioè quella che mira, come mezzo e come scopo, a rendere impossibile la procreazione, è una grave violazione alla legge morale, ed è quindi illecita. Anche l’autorità pubblica non ha alcun diritto, sotto pretesto di qualsiasi indicazione, di permetterla e molto meno di prescriverla o farla eseguire a danno di innocenti”.
E Paolo VI nell’Humanae vitae: “È parimenti da condannare, come il Magistero ha più volte dichiarato, la sterilizzazione diretta, sia perpetua che temporanea, tanto dell’uomo che della donna” (HV 14).

4. La Congregazione per la Dottrina della Fede in un documento del 1975 indirizzato agli operatori pastorali degli ospedali cattolici scrive: “Ogni sterilizzazione che per se stessa, e cioè per la sua propria natura e condizione, ha per unico effetto immediato di rendere la facoltà generativa incapace di procreare, deve essere considerata sterilizzazione diretta, nel senso in cui questa è intesa nelle dichiarazioni del magistero pontificio, specialmente di Pio XII.
Perciò essa rimane assolutamente proibita secondo la dottrina della Chiesa. (…).
Qualunque cooperazione istituzionale dei medici e paramedici approvata o ammessa ad azioni per se stesse (ossia per loro natura o condizione) ordinate ad un fine contraccettivo, e cioè affinché siano impediti gli effetti connaturali degli atti sessuali deliberatamente compiuti da un soggetto sterilizzato, è assolutamente interdetta.
Infatti, l’approvazione ufficiale della sterilizzazione diretta e ancor più la sua regolazione ed esecuzione recepita negli statuti degli ospedali è cosa oggettivamente, per sua natura, ossia intrinsecamente, cattiva alla quale un ospedale cattolico per nessuna ragione può cooperare.
Qualunque cooperazione così prestata sarebbe del tutto sconveniente alla missione affidata a siffatte istituzioni e sarebbe contraria alla necessaria proclamazione e difesa dell’ordine morale”.
Medici e paramedici devono astenersi dal compiere sterilizzazioni dirette. Gli infermieri, in modo particolare, hanno il diritto di essere previamente informati, per fare obiezione di coscienza.

5. Oggi si parla di isolamento uterino e con esso s’intendono varie pratiche con diverse finalità.
Un documento della Congregazione per la dottrina della fede in data 31 luglio 1993 ha voluto mettere a fuoco i vari problemi rispondendo ad alcune domande.
Lo ripropongo:
Domanda. 1. Quando l’utero (ad esempio durante un parto o un intervento cesareo) viene così seriamente danneggiato che se ne rende medicamente indicata l’asportazione (isterectomia) anche totale per scongiurare un grave pericolo attuale contro la vita o la salute della madre, è lecito eseguire tale procedura nonostante che per la donna ne seguirà una sterilità permanente?
Risposta. Sì.
Domanda. 2. Quando l’utero (ad esempio a causa di precedenti interventi di taglio cesareo) si trova in uno stato tale che, pur non costituendo in sé un rischio attuale per la vita o la salute della donna, non sia prevedibilmente più in grado di portare a termine una gravidanza futura senza pericolo per la madre, pericolo che in alcuni casi potrebbe risultare anche grave, è lecito asportarlo (isterectomia), al fine di prevenire un tale eventuale pericolo futuro derivante dal concepimento?
Risposta No.
Domanda. 3. Nella medesima situazione di cui sopra al n. 2, è lecito sostituire l’isterectomia con la legatura delle tube (procedimento chiamato anche "isolamento uterino"), tenendo conto che si raggiunge il medesimo scopo preventivo dei rischi di un’eventuale gravidanza, con una procedura molto più semplice per il medico e meno gravosa per la donna e che, inoltre, in alcuni casi la sterilità così procurata può essere reversibile?
Risposta No.

6. Il medesimo documento poi fornisce la spiegazione delle risposte:
“Nel primo caso, l’intervento di isterectomia è lecito in quanto ha carattere direttamente terapeutico, benché si preveda che ne conseguirà una sterilità permanente. Infatti è la condizione patologica dell’utero (per esempio, un’emorragia che non si può tamponare con altri mezzi) che ne rende medicamente indicata l’asportazione. Quest’ultima ha pertanto come fine proprio quello di scongiurare un grave pericolo attuale per la donna, indipendentemente da un’eventuale futura gravidanza.
Diverso, dal punto di vista morale, si presenta il caso di procedimenti di isterectomia e di "isolamento uterino" nelle circostanze descritte nei numeri 2 e 3; essi rientrano nella fattispecie morale della sterilizzazione diretta, la quale, nel documento Quaecumque sterilizatio (AAS LXVIII 1976, 738-740, n. 1), viene definita come un’azione che «ha per unico effetto immediato di rendere la facoltà generativa incapace di procreare». «Perciò – continua lo stesso documento – nonostante ogni soggettiva buona intenzione di coloro i cui interventi sono ispirati alla cura o alla prevenzione di una malattia fisica o mentale, prevista o temuta come risultato di una gravidanza, siffatta sterilizzazione rimane assolutamente proibita secondo la dottrina della Chiesa».
In realtà, l’utero come descritto nel n. 2 non costituisce in sé e per sé nessun pericolo attuale per la donna. Infatti la proposta di sostituire all’isterectomia l’"isolamento uterino" nelle stesse condizioni mostra precisamente che l’utero non è in sé un problema patologico per la donna. Pertanto le procedure sopra descritte non hanno un carattere propriamente terapeutico, ma sono realizzate per rendere sterili i futuri atti sessuali fertili, liberamente compiuti. Il fine di evitare i rischi per la madre, derivanti da una eventuale gravidanza, viene quindi perseguito con il mezzo di una sterilizzazione diretta, in se stessa sempre moralmente illecita, mentre altre vie moralmente lecite restano aperte alla scelta libera.
L’opinione contraria, che considera le suddette pratiche di cui ai numeri 2 e 3 come sterilizzazione indiretta, lecita a certe condizioni, non può quindi ritenersi valida e non può essere seguita nella prassi degli ospedali cattolici”.
Il documento firmato dal card. Ratzinger, prefetto della Congregazione, è stato approvato da Giovanni Paolo II che ne ha ordinato la pubblicazione.

Ecco dunque la risposta al tuo quesito-
Ti auguro un proficuo lavoro all’interno della fraternità in cui operi a favore delle mamme che hanno abortito.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo