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Gent.mo Padre Angelo Bellon,
Le vorrei porre quattro domande alle quali non ho mai avuto risposte esaustive. Ecco quanto vorrei sapere:
A- sono un devoto di Padre Pio. Per oltre venticinque anni mi sono recato a San Giovanni Rotondo per una o più settimane l’anno. Ho avuto modo di parlare con molte persone che hanno conosciuto Padre Pio: figlie spirituali e persone che lo hanno avvicinato. Mi sono reso conto che solo dopo cinquant’anni della sua morte, si dono dette cose vere e altre, sia per mania di protagonismo, per sensazionalismo o per suscitare interesse, molte cose dono state amplificate e inventate. Ora Le chiedo, che affidabilità hanno i vangeli scritti dopo secoli per racconti tramandati, considerando l’ignoranza che regnava allora, periodo in cui era facile fare credere qualunque cosa.
B-, non Essendoci manoscritti originali dei evangelisti, come si fa ad attribuire l’appartenenza dei vangeli ad ognuno dei evangelisti?
C- come hanno fatto a descrivere con dovizia di particolari, come se chi ha scritto fosse presente ai fatti accaduti?
D- leggendo la Bibbia, capitoli esodo, speso si legge che Dio, vedendo il comportamento del popolo ebraico combino idea. Come può Dio cambiare idea come non sapesse come si sarebbe comportato il popolo in fuga dall’Egitto.?
La ringrazio per il tempo dedicato e devotamente La saluto.
Pio
Caro Pio,
1. a diverse delle tue domande è già stata data risposta. Basta cliccare sul motore di ricerca.
È vero che dei Vangeli non abbiamo più i testi originali. Ma questo non significa che non siano attendibili.
Anche delle opere degli antichi scrittori greci e romani non abbiamo l’originale. Anzi le copie più antiche sarebbero del IX secolo dopo Cristo. Eppure nessuno ne mette in dubbio l’autenticità e la storicità.
2. Ma abbiamo altri motivi per credere all’autenticità dei Vangeli.
E questi sono dati dalla vastissima letteratura patristica che riporta infinite citazioni dei Vangeli e della Sacra Scrittura.
Per letteratura patristica s’intendono gli scritti degli antichi autori cristiani esimii per dottrina e santità.
Le loro opere sono infarcite di citazioni evangeliche.
Nell’Introduzione alla Bibbia di Perrella-Vagaggini si legge: “Le citazioni degli antichi scrittori ecclesiastici sono così frequenti che, unendole insieme, si potrebbe ricostruire con esse tutto il Nuovo Testamento greco.
Un primo spoglio parziale di solo sette scrittori ha dato per risultato un totale di ben 26.487 citazioni” (p. 133).
3. Se poi prendi in mano le opere degli autori del quarto secolo nei quali ritroviamo i grandi Padri e dottori della Chiesa occidentale e orientale puoi vedere che in molte di esse vi si trova il commento di interi vangeli parola per parola.
Se confronti i vangeli commentati in oriente da san Giovanni Crisostomo, e in occidente da Sant’Ambrogio e da Sant’Agostino) trovi i medesimi testi che abbiamo noi oggi parola per parola.
E questa è la più bella testimonianza resa alla fede da parte di queste persone.
Nessuno ha mai pensato di toccare o cambiare una sola parola del Vangelo perché si era persuasi che non si trattasse di libri qualunque, ma di Parola di Dio comunicata agli uomini.
4. Abbiamo poi una grande quantità di codici e cioè di testi antichi dei primi secoli cristiani sparsi in varie parti del mondo che contengono i testi sacri. In totale sarebbero più di quattromila (nel testo di Perella – Vagaggini si precisa: 4.290).
Un illustre studioso della Bibbia qual è stato Alberto Vaccari ha potuto affermare che “nessun libro dell’antichità può essere neanche lontanamente messo a paragone col Nuovo Testamento.
Quasi tutti i classici non ci sono giunti che in pochi manoscritti e di età piuttosto bassa, pochissimi più antichi del sec. IX d. C. (…).
La critica del Nuovo Testamento è un campo senza pari per l’abbondanza dei materiali e per la sicurezza dei risultati” (Bibbia, in EIT VI, 1930, 888).
5. Sorvolo sull’affermazione che hai fatto: “considerando l’ignoranza che regnava allora, periodo in cui era facile fare credere qualunque cosa”.
Infatti di ignoranza soprattutto in materia religiosa ce n’è molta anche oggi e molti, credendo di essere intelligenti, abboccano ad affermazioni superficiali e del tutto gratuite. Sotto quest’aspetto forse sono più creduloni della gente del passato.
6. Domandi come gli evangelisti abbiano fatto a descrivere la vita di Gesù e il Vangelo con dovizia di particolari, come se chi ha scritto fosse presente ai fatti accaduti?
Sì, alcuni, come Matteo e Giovanni sono stati presenti fin dall’inizio. Sono stati apostoli e testimoni oculari di quanti hanno scritto.
E Marco non è forse stato l’interprete di San Pietro a Roma?
E Luca non dice forse “di aver fatto ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi” (Lc 1,3)? E non dice anche che “molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola” (Lc 1,1-2)?
Luca aveva davanti a sé questi scritti trasmessi da “coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola” e cioè dagli Apostoli.
È chiaro che se Luca avesse scritto cose non precise il suo vangelo avrebbe fatto fin dall’inizio la fine degli apocrifi, e cioè non sarebbe stato creduto.
7. Circa l’ultima domanda devi tener conto dei generi letterari con cui sono stati scritti i testi dell’Antico Testamento.
Non di rado il linguaggio è antropomorfico e cioè descrive in maniera umana l’operato di Dio.
Ad esempio è ovvio che Dio non si pente e non cambia pensiero. Come ricorda San Giacomo “presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento” (Gc 1,17).
Quando si legge che Dio si pentì di aver creato l’uomo (Gn 6,8) bisogna intendere che l’umanità non viveva affatto secondo i disegni divini. Ed è stato proprio per questo che Dio non cessò di essere misericordioso e con Noè iniziò un’opera nuova.
Ti ringrazio dei quesiti.
Con i tuoi dubbi mi hai dato la possibilità di dissiparli in molti.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo