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Martino aveva i giorni contati. Camminava con il capo reclinato e trascinando i piedi.
Una febbre intermittente stava minando la sua forte costituzione.
Prima di essere ricoverato in infermeria, volle andare a Callao per un commiato a Juan Vasquez, suo amico e confidente, che era stato suo assistente e che aveva dormito per 4 anni nella sua stessa cella.
La scena del commiato fu molto intima e familiare.
Frate Martino posando la mano sulle spalla del giovane, pronto a partire, reprimendo i singhiozzi, gli disse:
– Addio, figlio mio… ricordati tutto quello che ti ho insegnato. Ama e temi Dio ed agli ti benedirà.
– Padre, beneditemi e non dimenticatevi di me.
– Figlio mio, che Dio ti accompagni. Ricordati che in questo mondo non ci vedremo più e che se mi vedrai, dubiterai di avermi visto.
Juan non comprese il senso della frase e si avviò lentamente alla nave.

La profezia di Martino si compì 20 anni dopo. Una sera dal 1660, quando stava giocando col suo bambino, Juan Vasquez udì il suo nome, per due volte e in tono imperativo. “Juancho, Juancho! Vasquez incontrò due frati domenicani ed uno di loro tanto scuro di pelle come lo era stato Frate Martino.
Chiese loro gentil­mente: Siete voi che mi avete chiamato?
– Juan Vasquez, non mi conosci?
Juan rimase perplesso, arretrò di qualche passo. “Sto sognando?”
Frate Martino non aveva il viso dolce e amabile di un tempo e le sue parole erano dure: “Perché sai stato così pigro e non hai detto tutto quello che sapevi di me e non hai dichiarato tutto quello che hai visto durante la mia vita, durante i 4 anni che mi hai accompagnato su questa terra?”.
Juan Velasquez ricordò allora che in quello stesso giorno del 1660, era stato iniziato a Lima il processo di beatificazione di Frate Martin de Porras. Gli dispiacque molto. Però, nonostante ciò, dimenticò l’incarico.

Undici anni più tardi, entrando nella Chiesa di San Domenico, gli venne incontro Frate Martino e gli ricordò, con un tono che non ammetteva ritardi, ciò che gli aveva detto undici anni prima:
– Juancho, perchè sei stato tanto ostinato e non hai portato a compimento l’incarico? Racconta senza indugio tutto quello che sai di me.
In tal modo nacque la prima biografia di Frate Martino de Porres, cioè quando Juan Vasquez narrò tutti i fatti meravigliosi cui assisté tutti i 4 anni trascorsi con il Frate nel convento.
Egli fu un testimonio prezioso che, insieme agli altri che avevano trascorso la vita religiosa con lui, formarono il processo di beatificazione che fu inviato a Roma per la definitiva glorificazione dell’umile frate laico domenicano.

Uno dei più grandi amici del nostro Santo fu Don Juan  de Figueroa.
Una volta, malato, disse a Frate Martino: “Promettimi, fratello, che quando sarai sul punto di morire, non ti dimenticherai di pregare per me”.
– Non potrà essere, gli rispose Frate Martino, perché io morirò prima di voi.
E così fu infatti. Un’altra volta, questo stesso amico conversando nella cella di Frate Martino, gli disse che aveva l’intenzione di costruire una cappella nella Chiesa delle Grazie, per venire seppellito qui alla Sua morte.
– Non vi preoccupate di questo, gli disse Frate Martino, perchè dove ci troviamo ora saremo interrati tutti e due, uno a fianco dell’altro”.
Don Juan de Figueroa non prose sul serio le parole del mulatto, però 16 anni dopo la morte di Frate Martino, il priore del convento decise di trasformare la cella del Frate in una cappella e senza sapere nulla della conversazione tra le due persone chiese al Sig. Figueroa di accettare di essere padrino della cappella.
Emozionato Don Juan ricordò le parole di Martino e quando, pochi anni dopo morì, lo seppellirono nella stessa cappella che aveva costruito, adempiendosi così la profezia che Martino aveva fatto vent’anni prima.