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Nacque il 21 marzo di un anno tra il 1293 e il 1303 a Costanza e secondo notizie pervenutaci del 1512, ebbe come padre il nobile von Berg commerciante, di sentimenti non religiosi e come madre una Seuse di Uberlingen donna piissima, Enrico prese il nome della madre.

Egli figura tra i maestri della scuola domenicana di spiritualità, detta “dei mistici renani” e ne eccelle all’interno, pur mantenendosi nei limiti della ortodossia. Entrò nell’Ordine a tredici anni nel convento di Costanza.

Dotato per natura di tenerezza e amore, passò nell’Ordine cinque anni di rilassatezza, ma illuminato dalla divina grazia  ed arricchito di mistici doni, brillò per austerità  di condotta, sopportando con pazienza ed in silenzio le avversità e le calunnie.

Scrisse libri, assai ricercati dai fedeli, che raggiunsero chiara fama nella storia della letteratura spirituale, e ancora oggi interessano la vita spirituale. Le sue opere mistiche – alcune delle quali erano scritte in lingua corrente (nazionale) – furono continuamente preferite e ristampate, come fu accertato, tanto che fu, nei Paesi d’Oltrealpe, l’autore più letto prima dell’avvento dell’”Imitazione di Cristo”; tra le sue opere va ricordata anzitutto l’”Horologium Sapientiae”, nel quale insegna la spoliazione dei sensi e l’unione con Dio attraverso la contemplazione delle perfezioni e sofferenze di Cristo. Rifulgeva per umiltà e carità, era illustre per doni e celesti, ardeva di amore per Gesù, il cui nome si incise sul petto; morì santamente a Ulma il 25 gennaio 1366.

Il suo culto venne confermato da Gregorio XVI il 22 aprile 1831. Il suo sepolcro fu devastato nel secolo XVI, infuriando i dissidi religiosi.