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Sacerdote (1317-1397)
Entrato giovanissimo nell’Ordine Domenicano nel convento di Forlì, vi rifulse per la semplicità di vita, la rigorosa osservanza e per la carità verso i poveri. Devotissimo della Vergine Maria, ne portava sempre con sé un’immagine, opera del pittore Vitale da Bologna, che la Fraternita locale del Terz’Ordine conserva ancora gelosamente.
In questo convento visse tutta la sua vita e vi morì nel febbraio 1397, in data imprecisata.
Il 1300 fu un periodo di decadenza per l’Ordine Domenicano, come del resto anche per gli altri Ordini. Ne fu causa principale la peste nera che nei conventi e nei monasteri fece vittime senza numero, lasciando atterriti e scoraggiati i pochi superstiti, e aprendo l’adito alla mollezza e al disordine. Non mancarono però religiosi santi e ferventi i quali seppero efficacemente opporsi al rilassamento generale. Sotto il soffio ispiratore di Santa Caterina da Siena, il Beato Raimondo da Capua, appena eletto Generale, nel 1380, chiamò a raccolta tutte le anime di buona volontà per far rinverdire l’orto piantato da San Domenico. Tra i molti che risposero all’appello, brilla per la sua incantevole umiltà Marcolino Amanni. Egli vesti l’Abito santo nella sua città natale, Forlì, a soli dieci anni, acceso da un fervore superiore alla sua tenerissima età. Il piccolo novizio fu additato presto come modello di ogni virtù, ma l’ala che fece così rapidamente salire la sua anima angelica fu la continua ricerca di Dio nell’orazione e nel raccoglimento. E il Signore si fece trovare in una preghiera sublime che lo fece vivere più in cielo che in terra: solo il campanello della elevazione, alla consacrazione, durante la messa, lo riscuoteva dalle sue estasi. Egli non brillò, né sulla cattedra, né sul pulpito. La sua azione fu silenziosa e nascosta. Regola vivente, predicò con i suoi luminosissimi esempi di vita quotidiana, rappresentando quell’abbondanza di vita interiore che, secondo il pensiero di Domenico, deve essere la viva sorgente della predicazione apostolica. L’unico ornamento della sua cella fu un quadro raffigurante la Madonna, per la quale ebbe sempre una speciale devozione, e con la quale ebbe sempre fervorosi colloqui.
I suoi confratelli testimoniarono sempre l’eroismo nella sua virtù: scrupolosa osservanza della Regola, passione per la solitudine, pratica esemplare dell’umiltà, oltre la già ricordata speciale devozione a Maria.
Poche settimane dopo la sua morte, il beato Dominici così ne scriveva al Beato Raimondo: “Egli fu l’umile pianticella cresciuta nel giardino del nostro Santo Padre Domenico…. Era come il Signore lo voleva, cioè tanto umile e ripieno di tante virtù e così perfetta la scienza divina, da essere superiore ai dottori nel regno di Dio”.
Il corpo del Beato Marcolino riposa nella cattedrale di Forlì. Il suo culto è stato confermato da Papa Benedetto XIV il 9 maggio 1750.