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Papa (1240-1304)

Nato a Treviso da modesta famiglia, Niccolò Boccasini entrò nell’Ordine a 15 anni. Dapprima si dedicò all’insegnamento ed all’apostolato. Più che per la profondità della dottrina, si distinse per pietà e mitezza d’animo.

La carriera nell’Ordine si dovette svolgere secondo un iter normale: sottopriore e poi priore, non si sa bene di quali conventi, nel 1286 Niccolò fu eletto provinciale di Lombardia dal Capitolo riunito a Brescia. Tenne tale carica fino al 1289 e poi di nuovo dal 1293 al 1296. Il governo della provincia di Lombardia, una delle più importanti dell’Ordine, gli procurò una notevole esperienza di uomini e di cose, e un prestigio considerevole che il 12 maggio 1296 gli valse nel Capitolo di Strasburgo l’elezione a maestro generale. Giunto alla direzione del grande Ordine, Niccolò si trovò subito nella necessità di prendere posizione davanti al conflitto che dilaniava in quel momento la vita della Chiesa. La ribellione dei cardinali Pietro e Giacomo Colonna contro Bonifacio VIII aveva trovato infatti le vie di un minaccioso collegamento con l’agitazione dei Francescani Spirituali che contestavano al papa la legittimità della sua stessa elezione e ne insidiavano l’autorità con una vasta e pericolosa campagna diffamatoria. Nel Capitolo celebrato a Venezia nel maggio del 1297 l’Ordine domenicano si schierò compatto in difesa di Bonifacio, disponendo l’avvio di una campagna capillare di predicazione a sostegno dell’autorità pontificia. Alla determinazione di tale posizione, perfettamente in linea con la tradizionale avversione domenicana all’ecclesiologia mistica degli Spirituali, e in genere verso ogni tentativo di disgregare l’unità della Chiesa e di minare l’autorità del suo capo, contribuì decisamente l’atteggiamento assai risoluto di Niccolò, che nello stesso Capitolo invitò i suoi confratelli a scendere in campo per proclamare contro i ribelli “sanctissimum patrem et nostrum dominum Bonifacium divina providentia summum pontificem tamquam verum Christi in terris vicarium ac beati Petri […] successorem legittimum […]”.

Il papa non mancò di apprezzare questo deciso intervento in suo favore: nello stesso 1297 affidò a Niccolò un incarico diplomatico che lo legò all’attività della Curia e gli conferì ulteriore prestigio. Si trattava di intervenire, insieme con il generale dei Francescani Giovanni de Murro, presso i re di Francia e d’Inghilterra per indurli alla pace. La missione si concluse assai presto con un pieno successo. Edoardo I e Filippo il Bello, ormai stanchi dell’estenuante conflitto, accettarono di buon grado la mediazione pontificia e il 31 gennaio 1298 i loro delegati conclusero a Tournai un armistizio di due anni.

Eletto cardinale nel 1298, Bonifacio VIII lo mandò legato in Ungheria, Polonia ed Austria. Fin dal 1300 rimase fedelmente al fianco di del pontefice quando Sciarra Colonna e Guglielmo di Nogaret, emissari di Filippo il Bello, lo oltraggiarono indegnamente. Indotto, l’ottobre dello stesso anno, accettare il governo della Chiesa, riuscì a riconciliare la Francia con la Sede Apostolica e gli otto mesi del suo pontificato offrirono al mondo cattolico l’esempio di una eccezionale tempra di santo, in cui la fortezza si armonizzava mirabilmente con la giovialità e l’amorevolezza paterna. Morì in Perugia il 7 luglio 1304, e quivi nella chiesa di San Domenico, Giovanni Pisano gli eresse uno splendido sepolcro.

Il suo culto, reso “ab immemorabili”, fu confermato da Clemente XII il 24 Aprile 1736.