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Quesito

Salve Padre Angelo,
la ringrazio ancora per il suo impegno in questa rubrica e, soprattutto, ringrazio il Signore per aver concesso a tutti noi uno strumento così prezioso per la nostra crescita spirituale.
Vorrei chiederle un approfondimento circa una particolare categoria di peccati, i cosiddetti "pensieri impuri".
Leggendo quanto esposto sull’argomento in occasione di precedenti quesiti, mi sembra di capire che tali peccati sono un’espressione della compiacenza morosa, la cui malizia consiste nel fatto che la mente indugia in pensieri lussuriosi e, pur avvertendone la peccaminosità, non li respinge ma anzi acconsenta ad essi liberamente, denotando affetto per il peccato.
Viceversa, qualora per distrazione la mente abbia dei pensieri lussuriosi e rimuova tali pensieri non appena ne avverta la peccaminosità, ciò costituirebbe un’imperfezione e non un peccato.
Il problema è che, a  mio avviso, in materia di pensieri impuri (o più in generale di "pensieri cattivi") la linea di confine tra avvertenza ed inavvertenza o tra consenso e rifiuto è spesso estremamente labile (proprio perchè i pensieri solitamente comportano una partecipazione della volontà decisamente inferiore rispetto alle azioni).
Una coscienza particolarmente scrupolosa potrebbe ritenere di essere caduta in tali peccati anche se i pensieri incriminati sono durati lo spazio di un istante, ed è quindi oggettivamente difficile rendersi conto se e in che misura la ragione abbia acconsentito ad essi.
Le chiedo gentilmente se esistono dei criteri guida o comunque degli indizi oggettivamente affidabili per compiere un adeguato discernernimento in qualunque circostanza del genere.
Vorrei anche sapere se nel sacramento della riconciliazione i pensieri impuri vadano accusati in maniera generica (ad es. dire "ho avuto pensieri impuri" o frasi equivalenti) oppure se, analogamente agli atti impuri, occorra specificare la natura del pensiero (es: fantasticare di commettere masturbazione, fornicazione, adulterio, atti omosessuali, atti sessuali sacrileghi o con minori, prostituzione ecc.).
Spero di aver esposto i miei dubbi con sufficiente chiarezza.
La ringrazio anticipatamente per la risposta e la saluto con affetto.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. per quanto riguarda i pensieri impuri è necessario tenere presente che talvolta possono essere stimolati inavvertitamente da disposizioni organiche che possono portare in maniera quasi ossessiva ad avere quasi come il pensiero fisso.
L’importante è che non ci sia il deliberato consenso.

2. Tu chiedi linee guida: oggettivamente vi sono quelle tradizionali della piena avvertenza della mente e del deliberato consenso della volontà.
Al di là di queste si entra nella soggettività delle persone e ogni caso va soppesato a sé.

3. Finché il disordine mentale non supera il peccato veniale, non è necessario specificare la specie del disordine.
Questo perché i peccati veniali costituiscono materia libera di confessione (cioè non è assolutamente necessario confessarli per ottenerne la remissione).

4. Quando invece sono mortali, allora come per i peccati commessi con le azioni, vanno accusati nella loro specie, soprattutto se c’è il rischio concreto di passare dai pensieri ai fatti.
Diversamente si può dire: ho acconsentito a pensieri impuri d’ogni genere.

Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo