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Carissima, rispondo in grassetto dopo ogni tua domanda

Caro Padre
avrei bisogno di chiederle qualche questione:

1- Una persona scrupolosa che per vergogna non riuscisse esplicitamente a dire che ha violato, da sola, il VI° Comandamento ma si limitasse a dire: "ho avuto dei pensieri che offendono Dio" farebbe peccato Mortale?

Se ha commesso un peccato mortale non può dire che ha avuto semplicemente pensieri impuri.
Può dire invece che nei pensieri e nelle azioni non è stata pura con se stessa.

2- Avrei bisogno di un chiarimento sulla "avvertenza psicologica e morale di compiere un sacrilegio".

Per avvertenza psicologica s’intende che uno sa quello che sta facendo al punto che è in grado di dare o di non dare inizio alla sua azione (chi è nel sonno, sotto effetto della droga o altro non ha avvertenza psicologica).
Per avvertenza morale sa che quell’azione è un peccato grave.

3- Ho letto che il confessore che viola direttamente il sigillo sacramentale, incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica (Can. 1388, § 1).
Quando c’è violazione indiretta?

Quello che hai letto è vero.
La violazione è indiretta quando dalle parole, azioni od omissioni del confessore può sorgere il pericolo di conoscere l’oggetto del sigillo e la persona del penitente. Così capita quando si rivelano la negazione dell’assoluzione, le non debite disposizioni del penitente, la soddisfazione imposta (a meno che non sia leggera), i consigli chiesti o dati, la dichiarazione che un determinato penitente si è confessato, se questo può indurre a farlo ritenere colpevole di un certo peccato.
È peccato grave “ex genere suo” e ammette parvità di materia. Viene punita in proporzione alla gravità del delitto (can. 1388,1).

 

La prego vivamente di rispondermi perchè è molto importante per me avere una risposta.

Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo