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p. Angelo,
le scrivo per un consiglio di condotta morale sulla sessualità matrimoniale.
Madre di tre figli, con mio marito abbiamo praticato i metodi naturali fino alla nascita del terzo. Il terzo é stato una sorpresa nel senso che non era cercato espressamente, ma aperti alla vita, é stato un grande dono. Tuttavia dopo il terzo, mio marito ha deciso di utilizzare il contraccettivo maschile nonostante il mio disappunto. Il mio contrasto interiore sta nel fatto che non riesco a convincerlo da un lato ma che comunque accetto la relazione intima dall’altro.
Non accedo alla Comunione salvo previa confessione, che non avviene ogni settimana a causa di una difficoltà di disponibilità dei pochi sacerdoti nella mia zona di residenza in nord Europa. Ed anche in confessione mi sento mortificata nei confronti del Signore anche per il fatto che questo comportamento non sarà totalmente cambiato dopo la confessione, come esigerebbe una vera conversione e mi pongo dubbi sulla validità dell assoluzione.
Sia qui all’estero che in Italia, i sacerdoti incontrati in confessionale hanno minimizzato questo peccato di contraccezione, ma interiormente e sulla base anche solo della ragione, non mi sento a mio agio con questa posizione anche se mi farebbe comodo.
Mi piacerebbe capire come potrei comportarmi meglio per fare fronte a questa situazione di fronte al coniuge.
Buona giornata
M.


Carissima M.,
1. anzitutto mi complimento con la vostra bella famiglia che è stata così grandemente benedetta.
Ognuno dei vostri figli è un dono inestimabile di Dio per voi, per la Chiesa e per l’umanità tutta.
Nonostante le fatiche che essi comportano sono ugualmente il sorriso con il quale Dio vi accompagna e vi sostiene giorno per giorno.

2. Venendo invece al problema che mi accenni, capisco bene la tua situazione.
Nonostante che alcuni sacerdoti minimizzino, tu avverti che c’è qualcosa che non va.
Questo certamente rende onore alla tua coscienza, la quale non ha il compito di decidere ciò che è bene e ciò che è male, ma di discernere la voce di Dio e di indicarci la via che a Dio conduce in santità di vita.

3. Lo rilevava anche il Santo Papa Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae quando scriveva: “Si può prevedere che questo insegnamento non sarà forse da tutti facilmente accolto: troppe sono le voci, amplificate dai moderni mezzi di propaganda, che contrastano con quella della chiesa.
A dir vero, questa non si meraviglia di essere fatta, a somiglianza del suo divin fondatore, “segno di contraddizione”, ma non lascia per questo di proclamare con umile fermezza tutta la legge morale, sia naturale, che evangelica.
Di essa la Chiesa non è stata autrice, né può, quindi, esserne arbitra; ne è soltanto depositaria e interprete, senza mai poter dichiarare lecito quel che non lo è, per la sua intima e immutabile opposizione al vero bene dell’uomo.
Nel difendere la morale coniugale nella sua integralità, la chiesa sa di contribuire all’instaurazione di una civiltà veramente umana; essa impegna l’uomo a non abdicare alla propria responsabilità per rimettersi ai mezzi tecnici; difende con ciò stesso la dignità dei coniugi.
Fedele all’insegnamento come all’esempio del Salvatore, essa si dimostra amica sincera e disinteressata degli uomini che vuole aiutare, fin dal loro itinerario terrestre, “a partecipare come figli alla vita del Dio vivente, Padre di tutti gli uomini” (HV 18).

4. Colpisce il linguaggio mite di Paolo VI, che nello stesso tempo è profondamente aderente alla verità.
È consapevole che si tratta di insegnare le vie di Dio a persone di cui la Chiesa “conosce la loro debolezza”.
E tuttavia afferma anche che la Chiesa “non può rinunciare a insegnare la legge che in realtà è quella propria di una vita umana restituita nella sua verità originaria e condotta dallo Spirito di Dio” (HV 19).

5. Dice ancora: “La chiesa, mentre insegna le esigenze imprescrittibili della legge divina, annunzia la salvezza e apre con i sacramenti le vie della grazia, la quale fa dell’uomo una nuova creatura, capace di corrispondere nell’amore e nella vera libertà al disegno del suo Creatore e Salvatore e di trovare dolce il giogo di Cristo.
Gli sposi cristiani, dunque, docili alla sua voce, ricordino che la loro vocazione cristiana iniziata col battesimo si è ulteriormente specificata e rafforzata col sacramento del matrimonio. (…).
Ad essi il Signore affida il compito di rendere visibile agli uomini la santità e la soavità della legge che unisce l’amore vicendevole degli sposi con la loro cooperazione all’amore di Dio autore della vita umana.
Non intendiamo affatto nascondere le difficoltà talvolta gravi inerenti alla vita dei coniugi cristiani: per essi, come per ognuno, è stretta la porta e angusta la via che conduce alla vita” (HV 25).

6. Proprio perché “è stretta la porta e angusta la via che conduce alla vita” chiede ai coniugi cristiani di implorare “con perseverante preghiera l’aiuto divino” (HV 25).
Soprattutto chiede di “attingere nell’eucaristia alla sorgente della grazia e della carità” (HV 25).
“E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita con abbondanza nel sacramento della penitenza” (HV 25).

7. Rivolgendosi ai sacerdoti dice:
“Il vostro primo compito – specialmente per quelli che insegnano la teologia morale – è di esporre senza ambiguità l’insegnamento della chiesa sul matrimonio.
Siate i primi a dare, nell’esercizio del vostro ministero, l’esempio di un leale ossequio, interno ed esterno, al magistero della chiesa. (…).
Sapete anche che è di somma importanza, per la pace delle coscienze e per l’unità del popolo cristiano, che, nel campo della morale come in quello del dogma, tutti si attengano al magistero della chiesa e parlino uno stesso linguaggio” (HV 28).

8. E aggiunge: “Non sminuire in nulla la salutare dottrina di Cristo è eminente forma di carità verso le anime.
Ma ciò deve sempre accompagnarsi con la pazienza e la bontà di cui il Redentore stesso ha dato l’esempio nel trattare con gli uomini.
Venuto non per giudicare, ma per salvare, egli fu certo intransigente con il male, ma paziente e misericordioso verso i peccatori.
Nelle loro difficoltà, i coniugi ritrovino sempre nella parola e nel cuore del sacerdote l’eco della voce e dell’amore del Redentore. Parlate poi con fiducia, diletti figli, ben convinti che lo Spirito Santo di Dio, mentre assiste il magistero nel proporre la dottrina, illumina internamente i cuori dei fedeli, invitandoli a dare il loro assenso.
Insegnate agli sposi la necessaria via della preghiera, e istruiteli convenientemente, affinché ricorrano spesso e con grande fede ai sacramenti dell’eucaristia e della penitenza, e perché mai si scoraggino a motivo della loro debolezza” (HV 29).

9. Pertanto qualora non ti trovassi conforme alla legge di Dio sull’intimità coniugale ricorri spesso e con grande fede ai sacramenti dell’eucaristia e della penitenza.
Né ti devi scoraggiare per le debolezze che puoi prevedere per il tuo futuro.

10. È questo il dolce giogo di Cristo (HV 25) che non lascia i feriti privi di cure.
È una disgrazia per gli sposi avere sacerdoti che dicono che è bene ciò che è male e in tal modo non curano le ferite delle pecore che il Signore ha loro affidato.
Questa non è misericordia, ma mancanza di carità.

Ti ringrazio per la fiducia, assicuro per te per la tua bella famiglia la mia preghiera e vi benedico.
Padre Angelo