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Quesito
Caro Padre Angelo,
le vorrei sottoporre una mia riflessione sul rapporto con Dio. Io sono un pò rammaricato dal vedere che la gente si rivolge a Dio solo in caso di necessita e che la preghiera non viene più intesa come atto di adorazione e ringraziamento ma come mezzo di richiesta e di domanda a Dio per risolvere i vari problemi della vita, insomma le persone sono malate povere depresse hanno problemi in famiglia e vanno a chiedere una grazia in qualche santuario, Lourdes Fatima o altri, ma io mi chiedo? Ha senso amare Dio solo per riceverne qualcosa in cambio? Mi sembra che la fede sia diventata una specie di mercato delle grazie e questo mi sembra un’ipocrisia! vorrei vedere quanta gente pregherebbe o andrebbe a Lourdes se le cose gli andassero bene? Io no, non voglio amare Dio per averne qualcosa in cambio voglio amare Dio semplicemente perché lui è, perché mi ha creato, amato e ha patito per me, se vado in un santuario voglio solo andare ad adorare il mio Dio senza chiedere nulla, non voglio che il mio Dio mi dia qualcosa ma voglio essere io a dare qualcosa a lui! Certo mi rendo conto che Dio è padre e che a un padre si può anche chiedere, ma io non voglio un amore mercenario per il mio Dio voglio un amore disinteressato voglio amarlo da malato da povero e da emarginato! ma non per avere qualcosa in cambio! mi dica cosa ne pensa? il mio modo di vivere la fede è sbagliato oppure sono in una buona strada? La ringrazio per la risposta che il Signore la benedica e che il suo arcangelo Michele la tenga sotto le sue ali!
Luca
Risposta del sacerdote
Caro Luca,
1. ti dico subito che la prospettiva in cui stai vivendo la vita cristiana è giusta.
Il Concilio Vaticano II, nella costituzione dogmatica Dei Verbum, dice che il motivo per cui Dio ha creato l’uomo è quello di intrattenersi con lui come con un amico per invitarlo e ammetterlo alla comunione con Sé” (DV 2).
Dio vuole renderci partecipi di tutti i tesori della sua vita divina per l’eternità.
2. Per questo ci deve interessare la sua parola, che comunica vita eterna, la sua compagnia, la sua vita che ci viene data in particolare nei sacramenti.
La stessa preghiera non dovrebbe essere semplicemente preghiera di domanda. Che ne diresti di un amico che è sempre lì a chiederti questo o quest’altro. Ti verrebbe da domandargli: “scusa, ma che cosa ti interessa di più: la mia persona, la mia compagnia oppure ti interessano di me solo i miei beni?”
3. Tuttavia è ben certo che se tu hai bisogno di qualcosa, di un aiuto o di un favore, la prima persona cui ti rivolgi è l’amico, perché sai che è contento di aiutarti nel medesimo modo in cui tu saresti contento di aiutare lui e che si offenderebbe se tu ti rivolgessi ad altri.
Ma l’amicizia non si può risolvere solo nel domandarsi aiuto a vicenda.
4. Purtroppo c’è il rischio di vivere il rapporto con Dio solo in termini di favori e di grazie da ricevere.
Questo è il rapporto che tenevano i pagani con le loro divinità. Si rivolgevano ad esse per ricevere aiuto e protezione. Sapevano bene che gli dei erano gelosi delle loro prerogative e della loro vita e che non chiamavano gli uomini a parteciparvi.
Il Dio rivelato da Gesù Cristo è invece Colui che chiama gli uomini alla comunione con sé, a condividere la sua vita e la sua felicità eterna.
Se ci arrestiamo solo a domandare grazie, siamo ancora molto simili ai pagani. È necessario fare un passo più avanti.
Dio non ci vuole donare solo le grazie, ma principalmente è la grazia, cioè Se stesso, la sua presenza in noi.
5. Ed è per questo che i teologi quando parlano dei fini della preghiera dicono che sono 4: adorazione, lode e ringraziamento, supplica di perdono per i peccati, implorazione di grazie.
Come vedi, l’implorazione di grazie è l’ultima.
La nostra preghiera per essere bene ordinata deve seguire più o meno questo itinerario.
6. Tuttavia gli uomini sono fragili, impastati di peccati, molto attaccati alla vita eterna.
Per questo Dio inizialmente li trae con legami di bontà, e cioè con le grazie.
Vediamo che tante persone cominciano ad avvicinarsi a Dio solo quando sono in difficoltà e non sanno più da che parte girarsi. E Dio, che è infinitamente misericordioso, ascolta ed esaudisce. Ma poi fa capire che, oltre le grazie, è desideroso di comunicare qualcosa d’altro e che rende immensamente felici.
Sicché non bisogna neanche prendersela troppo con chi va a Dio solo quando ne ha bisogno. Anche nel bisogno c’è un disegno di salvezza.
7. Tu, caro Luca, hai ricevuto dal Signore una grazia particolare: quello di cercare Lui per dargli il tuo affetto e la tua adorazione, per amarlo e per adorarlo anche al posto di quelli che non lo adorano e non lo amano.
Hai ricevuto la grazia di capire che Dio è infinitamente amabile per Se stesso ed è infinitamente adorabile. E hai trovato nell’amore per Lui e nell’adorazione la vera felicità, un germe o un briciolo di Paradiso.
Gli Angeli in Paradiso non domandano, ma amano, lodano adorano.
Continua così, nel convincimento che cercando anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia (cioè Dio) tutto il resto ti viene dato in sopraggiunta.
Grazie per la tua riflessione.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo