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Quesito
carissimo padre Angelo,
sono Teo, si ricorda di me? come va?
In questi giorni mi sto imbattendo in varie discussioni con dei miei amici, i quali sostengono che il comunismo non è in contrasto col cattolicesimo.
Sappiamo bene però che non è cosi tant’è vero che anni fa la chiesa scomunicava coloro che aderivano alla dottrina comunista.
Volevo chiederle se mi può spiegare in cosa consiste l’ideologia comunista, e perché è in contrasto con la morale cristiana.
Grazie e che Dio la benedica!
Risposta del sacerdote
Caro Teo,
ti ricordo benissimo e so anche che adesso dovresti avere all’incirca 17 o 18 anni.
1. La Chiesa molte volte ha espresso la condanna del comunismo. L’ha fatto in maniera ufficiale con una enciclica di Pio XI, la Divini Redemptoris, pubblicata il 19.3.1937 e che ha come sottotitolo: “sul comunismo ateo e sulla dottrina sociale cristiana.
Sarebbe già sufficiente a ricordare che la dottrina comunista è atea per dire che è inconciliabile con la fede cattolica.
Marx aveva detto che la religione è l’oppio dei popoli, perché trasferirebbe la soluzione dei problemi sociali da questo mondo all’altro.
Enrico Berlinguer, segretario del partito comunista italiano, quando nel 1976 tese la mano ai cattolici per il famoso compromesso storico, aveva riconosciuto che la Chiesa cattolica per tutto quello che fa in tutte le parti del mondo non può essere considerata oppio dei popoli.
2. Ma rimaniamo al pensiero comunista, perché su questo verge la tua domanda.
Torniamo alla Divini Redemptoris.
Il Papa scrisse quest’enciclica perché con la rivoluzione bolscevica dell’ottobre 1917 il comunismo si presentava nefasto non solo per il suo carattere totalitario ma anche per il suo legame ideologico col marxismo leninismo, che includeva la radicale negazione di Dio, della spiritualità, della religione e, dovunque si affermava, scatenava una spietata persecuzione religiosa, mentre con l’educazione atea della gioventù intendeva cancellare il senso di Dio nelle coscienze.
3. Il Papa riprende “la solenne condanna” che aveva pronunciato “già fin dal 1846 il venerato nostro predecessore Pio IX”, confermata poi nel Sillabo, contro quella “nefanda dottrina del così detto comunismo, sommamente contraria allo stesso diritto naturale, la quale una volta ammessa, porterebbe al radicale sovvertimento dei diritti, delle cose, delle proprietà, di tutti e della stessa società umana”.
4. Ricorda anche quanto disse Leone XIII, nell’enc. Quod Apostolici muneris, che definiva il comunismo come “peste distruggitrice, la quale, intaccando il midollo della società umana, la condurrebbe alla rovina”.
5. Dice che “questa dottrina insegna non esserci che una sola realtà, la materia, con le sue forze cieche, la quale evolvendosi diventa pianta, animale, uomo. Anche la società umana non è altro che un’apparenza e una forma della materia che si evolve … in un perpetuo conflitto delle forze, verso la sintesi finale: una società senza classi.
In tale dottrina, com’è evidente, non vi è posto per l’idea di Dio, non esiste differenza fra spirito e materia, né tra anima e corpo; non si dà sopravvivenza dell’anima dopo morte, e quindi nessuna speranza di un’altra vita.
Insistendo sull’aspetto dialettico del loro materialismo i comunisti pretendono che il conflitto che porta il mondo verso la sintesi finale, può essere accelerato dagli uomini. Quindi si sforzano di rendere più acuti gli antagonismi che sorgono fra le diverse classi della società…
Tutte le forze… che resistono a quelle violenze sistematiche, debbono essere annientate come nemiche del genere umano” (DR 9).
6. Afferma che il liberalismo gli ha preparato la strada: “Per spiegare poi come il comunismo sia riuscito a farsi accettare senza esame da tante masse di operai, conviene ricordarsi che questi vi erano già preparati all’abbandono religioso e morale nel quale erano stati lasciati dall’economia liberale.
Con i turni di lavoro anche domenicale non si dava loro tempo neppur di soddisfare ai più gravi doveri religiosi nei giorni festivi non si pensava a costruire chiese presso le officine né a facilitare l’opera del sacerdote; anzi si continuava a promuovere positivamente il laicismo.
Si raccoglie dunque ora l’eredità di errori dai Nostri predecessori e da noi stessi tante volte denunziati, e non è da meravigliarsi che in un mondo già largamente scristianizzato dilaghi l’errore comunista” (DR 16).
7. Dice poi che il comunismo ha innescato una violenta persecuzione contro la Chiesa: “Dove il comunismo ha potuto affermarsi e dominare – e qui Noi pensiamo con singolare affetto paterno ai popoli della Russia e del Messico. – ivi si è sforzato con ogni mezzo di distruggere (e lo proclama apertamente) fin dalle sue basi la civiltà e la religione cristiana spegnendone nel cuore degli uomini, specie della gioventù, ogni ricordo.
Vescovi e sacerdoti sono stati banditi, condannati ai lavori forzati, fucilati e messi a morte in maniera inumana; semplici laici, per aver difeso la religione, sono stati sospettati, vessati, perseguitati e trascinati nelle prigioni e davanti ai tribunali” (DR 19).
“Anche là dove, come nella Nostra carissima Spagna, il flagello comunista non ha avuto ancora il tempo di far sentire tutti gli effetti delle sue teorie, vi si è, in compenso, scatenato purtroppo con una violenza più furibonda. Non si è abbattuta l’una o l’altra chiesa, questo o quel chiostro, ma quando fu possibile si distrusse ogni chiesa e ogni chiostro e qualsiasi traccia di religione cristiana, anche se legata ai più insigni monumenti d’arte e di scienza.
Il furore comunista non si è limitato ad uccidere Vescovi e migliaia di sacerdoti, di religiosi e religiose, cercando in modo particolare quelli e quelle che proprio si occupavano con maggior impegno degli operai e dei poveri; ma fece un numero molto maggiore di vittime tra i laici di ogni ceto, che fino al presente vengono, si può dire ogni giorno, trucidati a schiere per il fatto di essere buoni cristiani o almeno contrari all’ateismo comunista.
E una tale spaventevole distruzione viene eseguita con un odio, una barbarie e una efferatezza che non si sarebbe creduta possibile nel nostro secolo” (DR 20).
8. “Per la prima volta nella storia stiamo assistendo ad una lotta freddamente voluta e accuratamente preparata dall’uomo contro tutto ciò che è divino.
Il comunismo è per sua natura antireligioso, e considera la religione come l’oppio del popolo perché i principii religiosi che parlano della vita d’oltre tomba, distolgono il proletario dal mirare al conseguimento del paradiso sovietico, che è di questa terra” (DR 22).
Dopo aver detto che cosa fa e che cosa si propone il comunismo e dopo aver ammonito che “se si strappa dal cuore degli uomini l’idea stessa di Dio, essi necessariamente sono dalle passioni sospinti alla più efferata barbarie” (DR 21) e che “non si calpesta impunemente la legge naturale e l’Autore di essa: il comunismo non ha potuto né potrà ottenere il suo intento neppur nel campo puramente economico” (DR 23), il Papa espone il corretto ordinamento di uno stato secondo la dottrina sociale cristiana.
E ricorda anzitutto che suprema realtà è Dio!: “Questa suprema realtà, Dio, è la condanna più assoluta delle impudenti menzogne del comunismo. E in verità, non perché gli uomini credono, Dio è; ma perché Egli è, perciò lo crede e lo prega chiunque non chiuda volontariamente gli occhi di fronte alla verità” (DR 26).
9. Il Papa infine chiama a premunirsi contro le insidie del comunismo: “Il comunismo nel principio si mostrò quale era in tutta la sua perversità, ma ben presto si accorse che in tale modo allontanava da sé i popoli, e perciò ha cambiato tattica e procura di attirare le folle con vari inganni nascondendo i propri disegni dietro idee che in sé sono buone ed attraenti. Così, vedendo il comune desiderio di pace, i capi del comunismo fingono di essere i più zelanti fautori e propagatori del movimento per la pace mondiale; ma nello stesso tempo eccitano a una lotta di classe che fa correre fiumi di sangue, e sentendo di non avere interna garanzia di pace, ricorrono ad armamenti illimitati” (DR 57).
“Procurate, Venerabili Fratelli, che i fedeli non si lascino ingannare! Il comunismo è intrinsecamente perverso e non si può ammettere in nessun campo di collaborazione con lui da parte di chiunque voglia salvare la civilizzazione cristiana” (DR 58).
10. Adesso ti trascrivo il decreto del S. Ufficio contro il comunismo.
È datato 1 luglio 1949.
“Domande:
1. È lecito iscriversi al partito comunista o prestargli sostegno?
2. È lecito pubblicare, diffondere o leggere libri, riviste, giornali o fogli che difendono la
dottrina e l’azione dei comunisti, o scrivere in essi?
3. Possono essere ammessi ai sacramenti quei fedeli cristiani che hanno compiuto
consapevolmente e liberamente gli atti di cui ai numeri 1 e 2?
4. I fedeli cristiani che professano la dottrina materialista ed anticristiana dei comunisti, e
soprattutto quelli che la difendono e la propagano, per il fatto stesso, come apostati dalla fede
cattolica, incorrono nella scomunica riservata in modo speciale alla sede apostolica?
Risposta (confermata dal papa il 30 giugno):
Alla 1. No: il comunismo infatti è materialista
ed anticristiano; i capi comunisti poi, anche se talvolta a parole professano di non combattere
la religione, in realtà tuttavia, sia nella dottrina che nell’azione, si mostrano avversi a Dio,
alla vera religione e alla chiesa di Cristo.
Alla 2. No: sono proibite infatti dal diritto stesso (cf. CIC, can. 1399).
Alla 3. No, secondo i principi di carattere generale che riguardano l’esclusione dai
sacramenti di coloro che non sono disposti.
Alla 4. Sì.
11. Nel frattempo, grazie a Dio, è passata molta acqua sotto il mulino.
Giovanni XXIII nell’enciclica Mater et Magistra del 1961 scriveva: “Nell’epoca moderna varie ideologie sono state elaborate e diffuse a tale scopo (ordinamento della convivenza): alcune si sono già disciolte, come nebbia al sole; altre hanno subìto e subiscono revisioni sostanziali e altre hanno attenuato di molto e vanno ulteriormente perdendo le loro attrattive sull’animo degli uomini. La ragione è che sono ideologie che dell’uomo considerano soltanto alcuni aspetti e, spesso, i meno profondi. Giacché non tengono conto delle inevitabili imperfezioni umane, come la malattia e la sofferenza; imperfezioni che i sistemi economico sociali anche più progrediti non possono eliminare. Vi è poi la inestinguibile esigenza religiosa che si esprime ovunque e costantemente, anche quando è conculcata con la violenza o abilmente soffocata” (MM 222).
Due anni dopo, nella Pacem in terris andava ancora più in là: “Va altresì tenuto presente che non si possono neppure identificare false dottrine filosofiche sulla natura, l’origine e il destino dell’universo e dell’uomo, con movimenti storici a finalità economiche, sociali, culturali e politiche, anche se questi movimenti sono stati originati da quelle dottrine e da esse hanno tratto e traggono tuttora ispirazione. Giacché le dottrine, una volta elaborate e definite, rimangono sempre le stesse; mentre i movimenti suddetti, agendo sulle situazioni storiche incessantemente evolventisi, non possono non subirne gli influssi e quindi non possono non andare soggetti a mutamenti anche profondi. Inoltre chi può negare che in quei movimenti, nella misura in cui sono conformi alla retta ragione e si fanno interpreti delle giuste aspirazioni della persona umana, vi siano elementi positivi e meritevoli di approvazione?” (Pt 57).
Il riferimento al comunismo era chiaro.
Un conto dunque è l’ideologia: sempre insostenibile.
Un altro conto sono i movimenti che da essa si sono inizialmente ispirati e che oggi da essa si sono parecchio allontanati.
Ti saluto, ti ricordo come sempre al Signore e ti benedico.
Padre Angelo