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Quesito
Carissimo Padre Angelo,
le scrivo in quanto sono uscita turbata dalla Santa Messa di ieri, Festa dell’Assunzione di Maria al Cielo. Di per se ho partecipato con la massima gioia, come da un po’ di tempo a questa parte ho la grazia di avere. Al termine dell’omelia il parroco ci ha chiesto una preghiera speciale: il giovane sacerdote (deve avere una trentina d’anni) che da quattro anni è lì in parrocchia, e che ci era arrivato per riflettere sulla sua vocazione (cosa che i parrocchiani fino alla messa di ieri non sapevano..) ha terminato il suo periodo di discernimento, e non lo vedremo più celebrare, si è già allontanato dalla parrocchia, in pratica non lo vedremo più. Dalla voce e dal tono del parroco si intuiva la sua tristezza, anche se ha esortato la comunità a non giudicare ma ad affidarci alla Preghiera. Io sono stata avvolta da profonda tristezza, la stessa che ho visto sul volto di molti fedeli vicino a me. Voglio davvero solo pregare e non giudicare…ma vede in questi anni questo giovane e carismatico sacerdote aveva guidato i giovanissimi, i chierichetti, celebrava le messe alla presenza di tanti giovani, famiglie….Lei mi dirà che nessuno è perfetto, solo Dio lo è. Non conosco i motivi della scelta del sacerdote di abbandonare (se ci sono ‘‘gossip’ di sottofondo a me per fortuna non sono arrivati) ma mi chiedo: che esempio viene lasciato ai nostri ragazzi per i quali era una persona di riferimento? E a tutti quegli adulti (magari non molto praticanti) che quando partecipavano ad una messa celebrata da lui dicevano che era quella l’immagine di una Chiesa fresca e viva?
La cosa che mi fa pensare di più è che la mia conversione ad una fede più vera e meno avvezza ai compromessi con il mondo, è avvenuta qualche giorno prima dello scorso Santo Natale, e il confessore che mi ha assolta donandomi parole che da allora mi fanno vivere dalla prospettiva privilegiata del cammino di conversione, era proprio lui. So e sento che la mia conversione è opera del Signore, non del sacerdote, anche se indispensabile tramite, ma non posso nascondere che sono un po’ delusa. Cosa posso dire ai miei ragazzi, che presto lo verranno a sapere? Le chiedo una preghiera perchè la mia fede non vacilli, e perchè riesca a pregare per questo giovane sacerdote, nonostante la sua scelta.
E.
Risposta del sacerdote
Carissima E.,
1. una notizia del genere deve aver offuscato la bella festa della Madonna assunta in cielo.
Si rimane senza parole e con profondissimo dispiacere.
Ai ministri si richiede di essere fedeli, dice San Paolo. E San Pietro dice che devono essere modelli del gregge.
Quando proprio quelli che devono incitare alla fedeltà sono i primi a venire meno, ci si sente mancare.
Tutta la comunità cristiana rimane sgomenta e i più fragili trovano appigli per giustificare se stessi.
2. Un fatto del genere deve costituire per tutti un motivo forte per stare vicini ai sacerdoti.
Essergli vicini significa pregare per loro, perché se il sale perde il sapore a che cosa serve?
Tutti diamo per scontato che il sacerdote non abbia bisogno di essere sostenuto dalle nostre preghiere, perché, anzi, siamo noi ad aver bisogno delle sue preghiere.
Ma se è vero che abbiamo bisogno delle preghiere del sacerdote perché per vocazione è mediatore fra Dio e gli uomini e tutti riconosciamo la particolare potenza delle sue preghiere (san Giuseppe Cafasso diceva che il sacerdote quando prega non domanda, ma comanda!), tuttavia fatti come quelli successi nella tua parrocchia ci ricordano che il prete è soggetto a tentazioni di ogni tipo e che ha bisogno di forza per poter dare forza a tutti.
3. Penso al santo Curato d’Ars.
Arrivato in paese, la gente si accorse ben presto che il parroco verso le tre di notte usciva dalla casa canonica per andare in chiesa. Si faceva chiaro con un lume. E poi stava in Chiesa a pregare per tre ore consecutive. Andava a pregare per se stesso e per i suoi parrocchiani. Sapeva che il primo compito del mediatore tra Dio e gli uomini è proprio quello di pregare per il popolo che gli è affidato.
Questo ci fa capire che senza molta preghiera l’anima del prete si inaridisce e nell’esercizio del suo ministero diventa un mestierante.
4. “Imita ciò che fai” (Imitamini quod tractatis”). Queste parole vengono dette ad ogni candidato nel giorno della sua ordinazione sacerdotale.
Che cosa fa il prete?
Papa Giovanni ricordava che il prete comincia il suo ministero sacerdotale con la celebrazione della sua prima Messa solenne. In quella messa rinnova il sacrificio di Cristo sull’altare.
E se il prete è chiamato ad imitare ciò che fa, non deve accontentarsi di offrire il sacrificio di Gesù, ma ogni giorno deve rinnovare l’offerta di tutto se stesso insieme con Gesù per il bene del suo popolo.
5. Il santo Curato d’Ars in ogni Messa rinnovava l’olocausto di se stesso.
L’olocausto è il sacrificio in cui ci si offre a Dio con la totalità di se stessi in adorazione, in ringraziamento, in espiazione e in implorazione di grazie.
Oh se i nostri sacerdoti facessero ogni giorno di se stessi un olocausto al Signore per il bene del popolo.
Oh se avessero la consapevolezza di essere chiamati ad esprimere ogni giorno un amore così grande!
La Chiesa ha bisogno di questi sacerdoti. Ne hanno bisogno urgente le anime, ne ha bisogno tutto il mondo.
Pertanto l’amarezza per l’abbandono di quel giovane sacerdote sia come una chiamata del Signore a impegnarti di più per la santificazione dei sacerdoti.
Ti ringrazio perché dalla tua corrispondenza a questa chiamata ne beneficerò anch’io.
Da parte mia ti assicuro la mia preghiera e la mia benedizione.
Padre Angelo