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Quesito
Caro padre Angelo,
le vorrei porre alcune domande abbastanza diverse tra loro.
1) È corretto affermare che Maria, in previsione dei meriti di Cristo, è stata sollevata dalla colpa del peccato originale (come noi nel Battesimo) ed è inoltre stata preservata dall’inclinazione al peccato proveniente dallo stesso peccato originale?
2) Cosa consiglierebbe ad un aspirante domenicano che desidera, una volta ordinato, celebrare in rito antico?
3) Quali sono i punti fondamentali per distinguere una vocazione religiosa (magari, appunto, domenicana) da una vocazione diocesana?
4) Quali sono i punti fondamentali per distinguere una vocazione più contemplativa (in particolare carmelitana) da una vocazione più apostolica come quella domenicana?
5) Considerando che, come sappiamo, nella storia della Chiesa sono stati eletti Papi dai comportamenti quantomeno discutibili, è più corretto affermare che questi sono stati scelti tra gli altri dallo Spirito Santo oppure che lo Spirito Santo semplicemente li ha preservati dal prendere decisioni che avrebbero potuto mettere in pericolo la stabilità e la continuità della Chiesa?
6) Similmente, è più corretto affermare che riforme come ad esempio quella liturgica introdotta a seguito del Vaticano II è stata voluta direttamente da Dio oppure che Egli si limita a garantirne la validità?
7) È corretto affermare che vi possono essere da parte dell’uomo atti di carità, atti contrari alla carità (peccati) e atti in cui la carità è assente ma che non essendole contrari non sono peccati? Per fare degli esempi pratici, un atto di carità può essere quello di sacrificare la propria vita per salvarne un’altra; un atto contrario alla carità può essere qualsiasi peccato; un atto in cui la carità è assente ma il quale è comunque pienamente lecito può essere quello di lasciare che qualcun altro perda la vita poiché l’unico modo per evitarlo è quello di sacrificare la propria.
8) Esiste un criterio che non derivi meramente da un’utilità pratica (come quello delle 3 condizioni) che giustifichi la distinzione tra peccato veniale e peccato mortale? Insomma, una distinzione più “profonda” e intrinseca.
9) Avere sogni a contenuto impuro non è certo un peccato mortale, ma vorrei chiederle se non è nemmeno peccato veniale o se invece c’è una qualche colpa.
10) Un prete o un religioso può votare?
11) È lecito chiedere grazie presso santuari dedicati ad apparizioni non riconosciute dalla Chiesa? E se è lecito, ha senso farlo?
12) È possibile seguire una vocazione sacerdotale semplicemente in virtù di un’attrazione abbastanza continua nel tempo per la stessa (qualora naturalmente vi siano la virtù e la capacità di vivere in grazia richieste dal ministero)? È necessario avere una grande empatia di natura prettamente emotiva verso le altre persone per essere idonei al sacerdozio?
Spero di non avere esagerato con le domande, e la ringrazio già per la sua pazienza.
Buona settimana
Risposta del sacerdote
Carissimo,
rispondo punto per punto alle tue domande:
1. Se per “sollevata dal peccato originale” intendi che ne sia stata subito liberata, no, non è corretto.
Devi dire piuttosto che è stata esentata dal peccato originale fin dal primo istante della sua esistenza.
Inoltre devi aggiungere che sempre in previsione dei meriti di Cristo fin dal primo istante della sua esistenza è stata colmata di grazia e di santità.
2. Gli direi che lo può fare come vuole, salve le esigenze della vita comunitaria e delle necessità pastorali.
3. I punti fondamentali che caratterizzano la vita religiosa rispetto a quella del sacerdozio diocesano sono costituiti dai voti di povertà, per cui non si possiede nulla in proprio, di castità, per cui in maniera più profonda si è uniti al Signore, e di obbedienza alla regola di vita assunta.
Insieme con i voti, vi è anche la vita comunitaria che assume diverse tonalità secondo l’indole dei vari istituti religiosi.
Nella vita domenicana è particolarmente importante: è vita comunitaria nella preghiera liturgica, nella consumazione dei pasti, nei capitoli comunitari che trattano i problemi della vita comune e della casa, nella progettazione della vita apostolica, nei momenti quotidiani in cui è stabilito che ci stia insieme aldilà della preghiera, dei pasti e dei capitoli.
La vita domenicana rispetto al sacerdozio secolare è impegnata nello studio per cui è inconcepibile che uno stia sempre fuori dalla sua camera o dalla biblioteca. La sua predicazione deve essere una predicazione preparata, documentata, pronta a rendere ragione di quanto si crede e si propone a credere.
Infine proprio perché è vita consacrata e comunitaria si esprime anche nel dismettere i vestiti secolari e nel portare abitualmente l’abito religioso.
Al di sopra di tutto questo ciò che caratterizza la vita domenicana è la vita di contemplazione, cioè di permanente unione con Dio, per cui non soltanto si sta con Dio e si parla con Dio, ma si è desiderosi di parlare di Dio a tutti, in modo particolare ai più lontani, e portare tutti alla salvezza.
4. Ciò che caratterizza la contemplazione domenicana rispetto a quella carmelitana è il suo aspetto apostolico. E cioè non soltanto il contemplare (il “contemplari”), come nei carmelitani, ma anche il “contemplata aliis tradere” (comunicar agli altri ciò che si sta contemplando).
Il motto dell’Ordine “contemplari et contemplata aliis tradere” (è un’espressione tratta dalla Somma teologica di San Tommaso) coniuga i due aspetti.
Non c’è solo il primo, ma insieme con il primo ci deve essere anche il secondo.
Inoltre la contemplazione domenicana passa attraverso lo studio.
5. Di certo non si può dire che tutti i papi siano stati scelti dallo Spirito Santo.
La Chiesa crede che solo quando vi è l’unanimità nell’elezione vi è anche l’istinto dello Spirito Santo. L’ultimo caso nella storia è quello del Papa domenicano San Pio V, che fu eletto per acclamazione da parte di tutti i cardinali.
Lo Spirito Santo talvolta permette che venga eletto qualcuno che per il suo temperamento o per la sua condotta discutibile non sia la persona più adatta. Lo permette per purificare ulteriormente le persone virtuose, per stimolare tutti a maggior preghiera e santità, per supplire alle deficienze che vengono dall’alto.
In ogni caso lo Spirito Santo assiste tutti i sommi pontefici non permettendo che insegnino ciò che è sbagliato, nonostante la confusione o addirittura l’errore nelle loro personali idee.
6. Poiché la riforma liturgica è stata voluta dal Concilio Vaticano II possiamo dire con certezza che è espressione della volontà di Dio.
Non si può dire altrettanto degli aspetti pratici.
Ciò nonostante, poiché la riforma liturgica nelle sue singole espressioni è decretata dalla Chiesa va accolta e generosamente osservata.
7. Non è corretta la tua settima espressione perché tutte le azioni umane o sono comandate dalla carità o le sono contrarie.
Infatti non esiste solo la carità in riferimento agli altri. C’è anche una carità anche nei confronti di se stessi. Per cui la tua terza espressione (un po’ arzigogolata e quasi incomprensibile) non è corretta.
8. La distinzione tra peccato mortale e peccato veniale non è dettata da qualche utilità pratica.
Le tre condizioni: la materia grave, la piena avvertenza della mente e il deliberato consenso della volontà sono intrinseche ad ogni atto che sia pienamente umano.
Ogni altro criterio di distinzione non può astrarre da questi tre. Per essere corretto, deve essere ad essi subordinato.
Solo per fare un esempio: non si può mai fare a fin di bene ciò che è intrinsecamente male. Il male va sempre evitato perché rimane sempre un male per chi lo compie.
9. Nessun sogno costituisce peccato da parte dell’uomo. È infatti un fenomeno indeliberato.
Se vi è qualche responsabilità può essere in ciò che si è fatto prima del sogno, e cioè nei peccati.
10. In quanto cittadino ha il dovere e il diritto di partecipare alle elezioni.
11. La richiesta delle grazie non è legata al luogo in cui vengono domandate.
Si può pregare anche in un luogo legato ad apparizioni non ancora riconosciute dalla Chiesa. Questo evidentemente a proprio rischio e pericolo, vale a dire con il rischio di perdere del tempo e di consegnarsi magari nelle mani del comune avversario.
12. Per l’ultima domanda: per la prima parte va detto di sì. Per la seconda parte dipende dalla forma concreta e istituzionalizzata di sacerdozio al quale si accede.
Una pur minima empatia verso le persone è sempre richiesta.
Ma la sua tonalità può essere diversa a seconda che uno diventi sacerdote all’interno di un monastero certosino o nel sacerdozio diocesano.
Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera
Padre Angelo