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Quesito

Gentile p. Angelo,
mi chiamo C., ho 55 anni ed ho un marito e una figlia di 19 anni.
Non ho più un lavoro regolare, ma da qualche tempo accompagno a fare una passeggiata e qualche commissione, 3 volte la settimana per 2 ore, una signora di 86 vedova e senza figli, in gamba ma non completamente vedente, che mi dà 10€ l’ora.
In questo periodo di Covid, restiamo a casa, ma ci sentiamo molto volentieri al telefono poiché ci siamo affezionate entrambe.
Mia figlia, però, mi suggerisce di non andare più perché è un “lavoro in nero” e questo peccato lo pagheremo all’ inferno, la signora, io e pure chi me l’ ha fatta conoscere.
Mi sono, nel frattempo informata su come poter rendere regolare questo servizio, ma non risulta possibile.
Il dire alla signora che non vado più, per me sarebbe doloroso, ma non oso pensare quanto lo sarebbe per lei…
Se le dicessi che non voglio essere pagata, si offenderebbe…
Oltre alla gioia che negherei alla signora, sono anche responsabile di mia figlia che vede solo il “sta scritto” della Legge e non il lato umano delle situazioni.
Come posso risolvere questo problema?
Lo ringrazio infinitamente,
C.

 


 

Risposta del sacerdote

Carissima C.,
1. continua a fare quello che stai facendo.

2. Tua figlia si fa scrupolo perché quanto state facendo non sarebbe secondo le leggi umane.
Anzi dice che sia la signora, sia te, sia la persona che te l’ha fatta conoscere pagherete tutto all’inferno.

3. Tua figlia però dimentica una cosa molto importante e cioè che il legislatore fa le leggi per quanto succede nella normalità dei casi.
E con questo dimentica che il legislatore, che si presume saggio, sa già in partenza che in alcuni casi si dovrà derogare da una legge che ha emanato perché l’osservanza estrema della legge non diventi una somma ingiuria (ne summum ius fiat summa iniuria).

4. Se il legislatore divino conosce in anticipo tutti i casi,  e per questo la legge morale che coincide con i dieci comandamenti vale per tutti senza eccezione, non  altrettanto si può dire per il legislatore umano.
Per questo San Tommaso dice che le leggi umane valgono nella maggioranza dei casi (nell’ut in pluribus dei casi), mentre in alcuni pochi casi (ut in paucioribus) si dovrà derogare, perché l’estrema osservanza della legge non diventi una somma ingiuria e cioè un grave peccato.

5. Quanto tu fai con quella signora non è un contratto di lavoro, anche se ne può dare l’impressione, ma un’opera di carità.
Ed è un atto di carità così vero che saresti disposta anche a rinunciare ai soldi.
È perfettamente comprensibile che di fronte a quest’atto di carità quella signora si senta in dovere di manifestare la sua riconoscenza. Si sentirebbe offesa, come tu dici, qualora le dicessi che non vuoi niente.

6. Come vedi ci sono delle cose che si percepiscono solo col cuore.
Tra le persone non vi sono solo rapporti di giustizia, ma anche di vicinanza, di solidarietà. E noi potremmo dire di carità cristiana.
Tutto questo è ben diverso dal lavorare in nero, dal coprire o favorire le ingiustizie.

Ti auguro ogni bene in questo periodo in cui – sebbene con la presenza del coronavirus – non siamo privati della presenza del Signore che fa cooperare tutto al bene di coloro che amano (Rm 8,28).
Ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo