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Quesito

Salve Padre
sono un ragazzo che da diverso tempo consulta la sua sezione sul vostro sito e anzitutto la voglio ringraziare per il servizio che offre davvero molto utile. Le espongo un quesito che non riguarda direttamente me ma una persona a me molto cara, per chiederle un consiglio su come affrontare il problema.
Purtroppo a questo fratello è capitato in un particolare momento di debolezza emotiva e fisica di commettere atti impuri con un suo conoscente nonostante egli non sia omosessuale ma completamente eterosessuale,questo problema secondo lui è nato dalla frustrazione di non riuscire a trovare una ragazza pur avendo provato, comunque rendendosi conto dell’errore vorrebbe confessarsi ma prova legittimamente molta vergogna nel confidare questo peccato e io non so cosa suggergli proprio a livello pratico sulla modalità, sulle parole da usare per spiegare questa particolare situazione.
La ringrazio anticipatamente per il tempo che spenderà per questo problema.
Grazie, arrivederci e cordiali saluti.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. ti ringrazio per la fiducia che mi accordi seguendo la mia rubrica. Come avrai notato cerco di essere in tutto fedele alla Chiesa, perché sono certo che attraverso di essa Cristo continua ad impartirci il suo insegnamento.
Gesù infatti ha detto agli apostoli: “Chi ascolta voi, ascolta me” (Lc 10,16).

2. Vengo adesso al problema che tocca il ragazzo di cui mi hai parlato.
Il peccato che ha commesso è certamente grave e non è sufficiente che in confessione dica: ho commesso atti impuri, perché al sacerdote sfuggirebbe la particolare gravità del suo disordine.
Secondo me la dizione più esatta potrebbe essere questa: ho commesso atti impuri con una persona del mio sesso.
Se il fatto non è partito da lui, può dire: “in un momento di debolezza ho ceduto alla richiesta di commettere atti impuri con una persona del mio steso sesso. Ma non li voglio più fare”.

3. Il sacerdote che lo confesserà, lo saprà confortare anche perché non sarà forse il primo caso che gli capita.

4. Secondo me quel tuo amico ha fatto molto male a cedere alla tentazione. Perché, soprattutto in questo campo, è come se si aprisse una diga.
Molti tra gli omosessuali hanno cominciato così: si sono lasciati trasportare e poi si sono trovati in una china dalla quale non riescono più a risalire. È infatti una china scivolosa.

5. Per questo tuo amico è necessaria la confessione, non solo per ritrovare la grazia di Dio, ma anche per ricevere una forza che dà la capacità di cambiare.
La confessione è il sacramento istituito da Cristo nel giorno della sua risurrezione. E questo sta a significare che il Signore ci vuol dare la forza di risorgere e di iniziare una nuova vita.

6. Rimane ancora un problema: questo tuo amico si è trovato sprovvisto di fronte alla tentazione ed è subito caduto.
Ciò significa che in lui non vi erano convincimenti profondi circa la necessità di permanere in grazia di Dio. Molto probabilmente quando ha compiuto questo atto non vi era già, perché aveva perso la purezza in altre maniere.

7. L’amicizia con una ragazza è una gran bella cosa, ma non fa superare in maniera automatica i problemi. Se uno commette atti impuri da solo, è molto facile che cominci a commetterli anche con lei.
Il problema dunque sta a monte. La scusa di non avere una ragazza non è un motivo sufficiente.

8. È pertanto necessario che questo tuo amico viva in grazia, che popoli la sua mente di altri pensieri e di altre fantasie.
La purezza è anzitutto una faccenda che riguarda la nostra testa, il nostro modo di pensare e di relazionarsi con gli altri.
Ma il modo di relazionarsi con noi stessi e col prossimo è una derivazione del nostro modo di relazionarci con Dio, che vuole fare del nostro corpo il suo tempio santo, capace di custodire la sua presenza, di godere la sua compagnia, di ricevere la sua purificazione, la sua santificazione e soprattutto di prolungare la sua attività salvifica a vantaggio di noi stessi e di tutto il mondo.
Per questo torna opportuno ricordare le parole franche di san Paolo ai tessalonicesi: “Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo (la Bibbia di Gerusalemme dice: anche quello del proprio coniuge, col quale si forma ormai una sola cosa) con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e di libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda o inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme, non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che ci dona il suo santo Spirito” (1 Tess 4,3-8).

Ti ringrazio per la fiducia e assicuro per te e per il tuo amico la mia preghiera a Maria, Vergine purissima, che ha ricevuto da Dio l’incarico di essere “la madre del bell’amore, del timore (rispetto), della conoscenza e della santa speranza” (Sir 24,24).
Vi benedico e si saluto.
Padre Angelo