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Quesito
Carissimo Padre Angelo,
a ben 45 anni non ho ancora imparato a difendermi dall’invidia degli altri. Non sono una persona ricca o bellissima o felicissima o intelligentissima a cui si possa invidiare qualcosa. Cerco di non far pesare mai i miei pensieri negativi o i "momenti no" agli altri e di avere sempre un sorriso per tutti. Chi mi conosce mi descrive come una persona solare. Ma quando vedo che c’è invidia mi sento impotente e vulnerabile. Se dico "quando vedo che c’è invidia" è perché so individuarla ma non so difendermi. Penso che questa mia attenzione all’invidia di altri nasca tanto tempo fa. Sono cresciuta in una famiglia per la maggior parte di donne, tutte in carriera, tutte a controllare i successi altrui e a fare confronti, compresa mia madre. E ho sempre sofferto una contraddittoria paura di deludere per non raggiungere i risultati massimi e nello stesso tempo di suscitare la gelosia di qualcuno di casa per qualche bel traguardo raggiunto (per fortuna non sono mai stata un gran genio!). Addirittura mi ricordo che quando era il mio compleanno stavo con l’angoscia che i regali piacessero così tanto a mia sorella da provare gelosia nei miei confronti, ma soprattutto che lei fosse triste per questo. Infatti spesso prendeva le mie cose e le nascondeva, non solo quando eravamo piccole, ma anche da ragazze.
Ho riscontrato invidie anche nella scuola, all’università e sempre purtroppo da parte di donne. Per molto tempo sono stata una grande ingenua e raccontavo tutto a tutte. Poi, grazie anche ai consigli del prete della mia parrocchia, ho cambiato modo di approcciarmi, ho usato prudenza nel parlare con le amiche (o con quelle che credevo tali.Sarà un caso ma da quando sono "cambiata" due amiche me lo hanno rinfacciato e sono sparite).
Ma come faccio a tenere tutto per me e non mostrare nulla agli altri? Sono diventata scettica, diffidente, non dico più nulla di quello che faccio, resto fin troppo sul vago. Ma non posso nascondere tutto.
Ho un’attività sottopagata ma che mi piace tanto e dove do tutta me stessa e ho il terrore che mi sia invidiata. In famiglia mi hanno detto che vogliono venire a trovarmi al lavoro, io sul momento ho accettato di buon grado, ma ora me ne pento perché ho paura che arrivi qualche effetto negativo di una possibile invidia. Faccio peccato a diffidare anche dei parenti?
Non so difendermi. Se qualcuno tira fuori l’atteggiamento "invidioso" ( e si capisce fin troppo bene: dalle battute denigranti, dalle domande insistenti che non aspettano nemmeno la risposta, dalla voce e dal tono) mi blocco, rimugino e se va storto qualcosa, subito do la colpa all’invidioso. E la cosa peggiore è che tutta questa insicurezza è come dire che non mi fido completamente del Signore e che anche Lui non ce la fa a sconfiggere l’invidia.
Cosa devo pensare? C’è un modo, una preghiera che mi aiuti a sentirmi protetta dall’invidia ?
Mi scusi la lunga lettera ma questa paura mi limita e non mi permette di guardare oltre.
Grazie di cuore
D.
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. San Tommaso dice che “l’invidia è una specie di tristezza” e più precisamente “una tristezza dei beni altrui" (Somma teologica, II-II, 36,1).
2. È un vizio capitale e come tale genera altri mali.
Qui San Tommaso cita San Gregorio Magno: “I vizi capitali sono così connessi tra loro, che nascono l’uno dall’altro.
Infatti la prima figlia della superbia è la vanagloria, la quale appena ha corrotto un’anima, subito partorisce l’invidia: poiché nel desiderare la potenza di un gran nome, si duole al pensiero che un altro possa raggiungerla" (Moralia 31,45).
Sì, è vera questa conseguenza di vizi: la superbia (l’amore disordinato per la propria eccellenza) genera la vanagloria.
E la vanagloria “appena ha corrotto un’anima, subito partorisce l’invidia”.
3. L’invidia è latente in tutti perché tutti abbiamo ereditato il peccato originale e con esso anche la superbia della mente, come ricorda San Giovanni (1 Gv 2,16).
È chiaro che se ci si lascia dominare dalla vanagloria l’invidia spunta subito con tutto il suo veleno malefico.
Nella tua mail (soprattutto nella prima parte) l’hai descritto molto bene.
4. In quanto vizio capitale l’invidia genera molti mali.
San Tommaso li chiama “le figlie dell’invidia”.
E ne parla così:
“Il numero delle figlie dell’invidia si deve accettare così.
Poiché l’invidia … tenta di sminuire la gloria altrui
Se lo fa di nascosto genera la mormorazione.
Se lo fa apertamente genera la detrazione.
Si vuole diminuire la gloria altrui e ci riesce, c’è l’esultanza per le avversità; se non ci riesce, c’è il dolore per il successo.
In quanto è tristezza del bene altrui genera odio: poiché come il bene che piace causa l’amore, così la tristezza produce l’odio” (Somma teologica, II-II, 36, 4, ad 3).
5. Mi domandi come ci si possa difendere dai mali che gli altri ci possono provocare a motivo dell’invidia.
Mi pare che la domanda alluda a danni provocati da malefici e da cose del genere.
Ebbene, se è così, la risposta è semplice. È sufficiente conservarsi in grazia di Dio e non aprire nessuno spiraglio al nostro avversario.
Il salmo 91, che si recita a Compieta della domenica, dice:
“Egli ti libererà dal laccio del cacciatore, dalla peste che distrugge.
Ti coprirà con le sue penne, sotto le sue ali troverai rifugio; la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.
Non temerai il terrore della notte né la freccia che vola di giorno,
la peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno.
Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra, ma nulla ti potrà colpire” (Sal 91,3-7).
6. E ancora:
“non ti potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie.
Sulle mani essi ti porteranno, perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
Calpesterai leoni e vipere, schiaccerai leoncelli e draghi.
Lo libererò, perché a me si è legato, lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta; nell’angoscia io sarò con lui, lo libererò e lo renderò glorioso” (Sal 91,10-15).
7. Pertanto stai al riparo da ogni male e da ogni peccato.
E sarai circondata da una siepe di fronte alla quale il demonio ha già dichiarato la propria incapacità di sopraffare (Gb 1,10).
Ti ringrazio per il quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo