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Quesito
Caro P. Angelo,
io e la mia fidanzata siamo presto giunti al sacramento del matrimonio, avendo fatto un bel cammino di preparazione impostato sul dialogo. Nel confronto, anche sofferto, abbiamo scelto di non avere rapporti prematrimoniali in ragione della verità dell’amore.
Abbiamo approfondito pure il senso profondo dell’unione fisica dei due sposi che ovviamente non ha come primo scopo la ricerca del piacere fine a sé stesso ma il reciproco donarsi e fecondità.
Volevo a questo punto però chiedere chiarimenti, anche sull’aspetto del piacere fisico, non per scrupolo ma sempre per approfondire la verità, per quando mi unirò nell’atto sessuale con colei che sarà mia moglie e precisamente sulla gestualità da tenere per vivere quel momento come un vero atto d’amore: i gesti d’affetto nei preliminari, prima di arrivare al rapporto vero e proprio, come carezze e baci, possono arrivare alle parti intime?
Se parlare di dono reciproco significa anche nel coito cercare più il piacere dell’altro se ha consigli generali per vivere bene l’atto sessuale come un vero atto d’amore e donazione tra gli sposi e aperto alla fecondità.
La ringrazio di cuore se potrà rispondermi.
Preghi per il nostro matrimonio.
Cordiali saluti
Nicola M.
Risposta del sacerdote
Caro Nicola,
1. Mi complimento per il vostro comune impegno di vivere il fidanzamento secondo il disegno di Dio. Sono certo che il vostro amore è diventato sempre più forte e più attraente.
La vittoria sugli impulsi disordinati vi ha fatto crescere in ogni aspetto della vostra vita: siete persone che vi stimate e vi amate ancora di più perché siete stupiti e affascinati dalla vostra reciproca maturità.
Questa purezza che avete sperimentato da diverso tempo è nello stesso tempo motivo di fiducia sulla reciproca fedeltà.
2. Venendo adesso a rispondere alla prima domanda che mi hai posto: se i cosiddetti preliminari rispettano la persona (e pertanto la legge di Dio), se non la avviliscono in alcun modo, se non umiliano il partner (il quale pertanto non si sente offeso) e favoriscono il rapporto e la vicendevole intesa sono leciti.
Come avrai notato, ho scritto: “se non umiliano il partner (il quale pertanto non si sente offeso)”. È necessario porre attenzione a questo aspetto, perché diversamente l’atto cessa di essere un autentico volersi bene.
3. Sulla seconda domanda: è necessario tener presente anche l’aspetto da te indicato, soprattutto per la donna, la quale ha tempi diversi rispetto all’uomo.
Circa il piacere ti riporto un testo di S. Tommaso, il quale insegna che il pregio della temperanza non sta nel reprimere i piaceri, ma nel signoreggiarli (s. tommaso, Somma teologica, II-II, 153, 2, ad 2).
Può coesistere anche con il piacere goduto nella massima intensità e che assorbe l’attenzione dell’animo. Ciò che importa è che l’uomo ne conservi la signoria e che custodisca la libertà interiore. Dice testualmente: “La sovrabbondanza del piacere che è nell’atto venereo ordinato secondo ragione non esclude il giusto mezzo della virtù. Inoltre alla virtù non interessa quanto sia il piacere dei sensi esterni, ma quanto l’inclinazione interiore sia affezionata a tale piacere (Ib.)”.
4. Circa altri consigli te ne do due, tratti dalla sacra Scrittura.
Il primo si riferisce a Tobia e a Sara quando si trovano ormai soli nel giorno delle loro nozze.
“Tobia si alzò dal letto e disse a Sara: “Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore che ci dia grazia e salvezza. Essa si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo: “Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri… Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: non è cosa buona che l’uomo resti solo: facciamogli un aiuto simile a lui. Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con rettitudine d’intenzione. Degnati di aver misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia” (Tb 8,4-8).
Mi pare un’indicazione molto bella che aiuta a vedere anche l’intimità coniugale nella prospettiva della santificazione vicendevole.
Il secondo è di San Paolo: “Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme” (1 Cor 7,5). Mentre dice queste parole San Paolo esorta implicitamente anche ad astenersi di comune accordo in determinati periodi per dedicarsi alla preghiera e anche alla penitenza.
Ti auguro un felice e santo matrimonio. Ti assicuro volentieri la preghiera richiesta.
Che il disegno di santificazione di Dio si possa compiere perfettamente in voi.
Ti auguro anche un felice proseguimento delle feste pasquali.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo