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Quesito
Buongiorno Padre Angelo.
Tempo fa, una mia amica attratta da filosofie orientali mi ha girato la pagina di un libro (non ricordo il titolo) in cui si sosteneva, citando Origene, che i cristiani delle origini accettassero la reincarnazione. C’erano delle frasi e delle citazioni come “Ogni anima viene a questo modo fortificata dalle vittorie e debilitata dalle sconfitte delle sue vite precedenti… Il suo operato in questo mondo determina il posto che esso avrà nel mondo successivo” attribuite ad Origene, uno dei più grandi filosofi e teologi cristiani dei primi secoli.
Questa amica mi ha scritto chiedendo se questa cosa tornasse o meno.
Io le ho detto la verità, cioè che non sapevo, ma che mi sarei informato.
Per prima cosa le ho detto che avrei verificato se effettivamente quelle frasi fossero di Origene; successivamente avrei cercato di capirein che contesto erano state pronunciate e se fossero state tagliate e incollate con disinvoltura (i puntini lasciano intendere si dì). Infine, avrei cercato informazioni su Origene e su come fosse (eventualmente) stato accolto questo suo pensiero nella comunità cristiana, nonostante la sua grandezza indiscussa. Infine, dopo tutto questo, avrei chiesto a chi ne sa più di me rimettendomi al suo giudizio.
La mia risposta dunque è stata: Non lo so, mi informerò e ti farò sapere. Bisogna vedere bene il contesto della frase e non snaturarla, perchè, ad esempio, i termini “mondo successivo” possono essere interpretati diversamente: per chi sostiene la reincarnazione potrebbe significare una seconda vita sulla terra, per un cristiano potrebbe voler dire “paradiso o inferno”, ossia il regno del premio o del castigo guadagnato su questa terra. Il “posto nel mondo successivo” può riferirsi a questo. In più, mi sembra a dir poco strano che la Chiesa accettasse la teoria della reincarnazione: questo non significa che in alcune comunità cristiane delle origini non fosse predicata. Non lo so. (…).
In molte comunità cristiane delle origini si predicavano infatti cose che sono state riprese e corrette (eresie) perchè considerate non in linea col pensiero di Cristo e con l’insegnamento apostolico. (…). Che una teoria simile circolasse, anche fosse vero, non significa che fosse corretta ed accettata universalmente dalla Chiesa delle origini.
Chiedo tuttavia a Lei delucidazioni in merito per poter fornire una risposta più adeguata e corretta.
La saluto e La ricordo al Signore.
Alberto
Risposta del sacerdote
Caro Alberto,
1. mi compiaccio del tuo tentativo di salvare Origene da quanto gli viene attribuito. Tuttavia Origene sull’eternità dell’inferno è andato fuori strada ed è stato condannato dalla Chiesa.
Per questo, per quanto pensatore acuto e spirituale, non è annoverato tra i Padri della Chiesa, i quali devono avere tre prerogative per essere considerati tali: l’antichità, l’ortodossia e la santità.
Origene pertanto viene catalogato tra gli scrittori ecclesiastici.
2. Non mi risulta invece che Origene, vissuto nel III secolo, fosse reincarnazionista.
Una cosa invece è certa: nel clima della cultura ellenica che a quei tempi imperava era forte il pensiero di Platone. Questi asseriva che le anime sono state imprigionate dentro un corpo a scopo di purificazione di colpe commesse in una vita precedente. Finito il ciclo della vita terrena si reincarnavano finché non avessero raggiunto la purificazione.
3. Origene rimane in qualche modo su questa linea ricordando che la pena ha uno scopo di purificazione.
Sicché quando l’anima è pentita e purificata allora non ha senso che stia all’inferno.
Per questo parlava di apocatàstasi, che significa restaurazione o riconciliazione e diceva che ad un certo momento ci sarà l’apocatàstasi di tutti, la riconciliazione e la salvezza di tutti.
Pertanto non accennava minimamente alla reincarnazione.
4. Il pensiero di Origene suscitò un certo interesse ed ebbe anche un certo seguito.
Tuttavia la maggioranza dei Padri si oppose.
Tra questi in maniera energica Sant’Agostino il quale diceva che se l’inferno ad un certo momento finisse e non fosse più eterno – per essere coerenti – bisognerebbe dire la stessa cosa anche del paradiso.
5. Proprio nel Vangelo di domenica scorsa (33ª domenica del tempo ordinario anno a) abbiamo sentito l’atteggiamento con cui il servo che aveva ricevuto un solo talento si è presentato davanti al suo padrone per il rendiconto.
Le prime parole che ha detto al suo padrone, che rappresenta Gesù, sono state queste: “So che sei un uomo duro e che raccogli dove non hai seminato”.
Si noti questo: anche presentandosi davanti al Signore continua a rimanere con il cuore ostinato e pieno di falsità. Gli dice: “So che sei un uomo duro” mentre “pietà e tenerezza è il Signore” (Sal 111,4).
San Tommaso nota che quel servo anche di là continua a bestemmiare.
Accusa Gesù Cristo di voler raccogliere dove non ha seminato, mentre tutto quello che noi abbiamo nei doni di natura e di grazia è Gesù Cristo che in quanto Dio l’ha seminato in noi.
Di là si rimane eternamente con i sentimenti con cui si esce da questo mondo.
La sofferenza dei dannati non li purifica. Sono essi stessi che non intendono purificarsi.
San Gregorio Magno aggiunge questa motivazione sull’eternità della pena: dice che la pena di coloro che sono all’inferno è eterna perché continuerebbero a peccare in eterno se Dio li lasciasse vivere per sempre.
6. L’errore di Origene è stato condannato nel Sinodo tenuto a Costantinopoli nel 543 e approvato da Papa Virgilio: “Se qualcuno dice o sostiene che il supplizio dei demoni e degli uomini empi è temporale e che avrà fine dopo qualche tempo o che vi sarà una restituzione o reintegrazione (apocatàstasi) dei demoni e degli uomini empi sia scomunicato” (DS 411).
7. Il Catechismo della Chiesa Cattolica a questo proposito dice: “La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità.
Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, il fuoco eterno.
La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira” (CCC 1035).
8. Il Compendio Catechismo della Chiesa Cattolica si domanda: Come si concilia l’esistenza dell’inferno con la bontà infinita di Dio?
Risponde: “Dio, pur volendo che tutti gli uomini che tutti abbiano modo di pentirsi (2 Pt 3,9), tuttavia, avendo creato l’uomo libero e responsabile, rispetta le sue decisioni.
Pertanto è l’uomo stesso che, in piena autonomia, si esclude volontariamente dalla comunione con Dio se, fino al momento della propria morte, persista nel peccato mortale, rifiutando l’amore misericordioso di Dio” (c. 213).
Ti ringrazio del quesito e della preghiera, ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo