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Quesito

Caro Padre,
le scrivo nuovamente per chiederle una sua opinione su quanto segue: una mia amica, fidanzata con un uomo separato, dopo circa due anni ha deciso di iniziare una convivenza.
Cattolica da sempre, impegnata in varie attività educative nell’ambito della chiesa con i ragazzi, si è rivolta al suo parroco per ricevere un consiglio su come gestire la situazione: consapevole dell’orientamento della chiesa sul punto, era infatti molto angosciata. Il sacerdote le ha risposto che la chiesa si sta aprendo, che sta facendo i conti con le nuove dinamiche dei rapporti sociali esistenti oggigiorno e, in sintesi, le ha detto di stare tranquilla, perchè "la convivenza è pur sempre un patto d’amore".
Occorre aggiungere che il matrimonio di quest’uomo è finito a causa di un tradimento dell’ex moglie iniziato ancor prima delle nozze: che sia nullo il matrimonio? potrebbe essere questa la motivazione alla base della risposta del sacerdote?
Ora, tra l’altro, la mia amica mi chiede un consiglio proprio circa l’annullamento del matrimonio: dai miei ricordi di diritto canonico mi pare di poter dire che, forse, gli estremi ci sono…il tradimento sin da prima delle nozze è causa di annullamento del vincolo matrimoniale? oppure sbaglio?
Inoltre: in giugno verrà dichiarato il divorzio…questo incide sulla possibilità di ottenere l’annullamento?
Scusi le tante domande, ma è una materia specifica e complessa…
Mi trovo un po’ in difficoltà di fronte a questa situazione: questi ragazzi si amano, lui ha senz’altro subito la fine del suo matrimonio…quindi mi verrebbe da dire che il sacerdote, nel dirle quelle cose, ha dimostrato di saper davvero vedere oltre, di capire una situazione particolare.
Però, allo stesso tempo, non posso fare a meno di domandarmi "dove stia l’ago della bilancia": come è possibile che sulla stessa questione, dibattutissima, ci siano così tanti orientamenti tutti differenti fra loro? Mi perdoni per quello che sto per dire Padre, ma così sembra quasi che ognuno possa ottenere un parere ad hoc, a seconda del sacerdote, più o meno "moderno" a cui si rivolge…e questo crea una certa confusione.
Faccio la catechista con degli adolescenti, e le loro domande su temi come questo mi mettono in crisi a volte! Se mi chiedessero spiegazioni su questo caso, ad esempio, io non saprei proprio che dire…forse risponderei che il Signore sa leggere nei cuori, e che vedendo l’amore di questi ragazzi chiude un occhio di fronte alla convivenza…ma potrebbe anche essere solo la mia personale opinione, completamente errata di fronte a Dio.
Scusi se sono stata un po’ troppo prolissa, grazie di cuore.
V.


Risposta del sacerdote

Cara V.,
1. molto probabilmente ci sono gli estremi per dichiarare nullo il matrimonio del ragazzo in questione.
Un solo scambio di pareri può far capire ad un giurista se questa strada è perseguibile.

2. Ciò che mi addolora è la risposta del sacerdote. È semplicemente disarmante.
E hai ragione nel dire che questa confusione di pareri anche da parte dei sacerdoti è motivo di disorientamento per i fedeli.

3. Mi piacerebbe sapere in base a che cosa il sacerdote dice che “la Chiesa la chiesa si sta aprendo, che sta facendo i conti con le nuove dinamiche dei rapporti sociali esistenti oggigiorno…”.

4. La Chiesa non è arbitra della legge di Dio. Ne è ministra.
La convivenza attua un rapporto diverso dal matrimonio.
Nel matrimonio il patto è solido, impegna per tutta la vita.
Nella convivenza il patto d’amore non è indissolubile. È un patto soggetto al libero arbitrio.

5. Il sacerdote doveva dire: sì, probabilmente il matrimonio precedente è nullo. Ma intanto si istruisca una causa di nullità.
Nel frattempo i due si comportino come amici.
Perché potrebbe darsi che il tribunale ecclesiastico neghi la richiesta di dichiarazione di nullità. E se questo avvenisse, la ragazza cattolica (ed educatrice) si troverebbe in una situazione di permanente adulterio, non potrebbe più ricevere l’assoluzione e fare conseguentemente la S. Comunione.

5. Se i ragazzi ti chiedessero giudizi sul comportamento dell’educatrice in questione devi dire che oggettivamente la cosa è sbagliata e che la convivenza fuori del matrimonio impedisce di ricevere la S. Comunione.
Devi anche dire che la cosa ti addolora e che sarebbe stato meglio attendere il giudizio del tribunale ecclesiastico.
Dire la verità è una forma di carità e anche di educazione per i ragazzi.

6. Puoi aggiungere anche che ognuno deve essere vigilante con la propria condotta, che non si senta mai sicuro e che non si metta in situazioni che portano confusione e disorientamento nel nostro prossimo.

7. Mi pare che vada bene anche per questo caso quanto dice San Paolo: “Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato” (1 Cor 9,26-27).

Ti saluto, ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo