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Quesito
Caro Padre Angelo,
Sono rimasto molto sorpreso nel leggere sul catechismo della chiesa cattolica (libreria editrice Vaticana 1993) il passaggio 2266 che parla della pena di morte e riporta testualmente: “A questo titolo, l’insegnamento tradizionale della Chiesa ha riconosciuto fondato il diritto e il dovere della legittima autorità pubblica di infliggere pene proporzionate alla gravità del delitto, senza escludere, in casi di estrema gravità, la pena di morte.”
Può spiegarmi perché si dice che la Chiesa è sempre contraria alla pena di morte?
Grazie mille per la risposta.
Paolo
Risposta del sacerdote
Caro Paolo,
1. bisogna dire che in passato la Chiesa era favorevole alla pena di morte.
La mentalità e il diritto comune andavano in questa direzione.
Il Catechismo del Concilio di Trento (1545-1563) scrive: “Rientra nei poteri della giustizia condannare a morte una persona colpevole. Tale potere, esercitato secondo la legge, serve di freno ai delinquenti e di difesa agli innocenti. Emanando una sentenza di morte i giudici non soltanto non sono colpevoli di omicidio, ma sono esecutori della legge divina che vieta appunto di uccidere colpevolmente. Fine della legge, infatti, è tutelare la vita e la tranquillità degli uomini; pertanto i giudici, che con la loro sentenza puniscono il crimine, mirano appunto a tutelare e a garantire, con la repressione della delinquenza, questa stessa tranquillità della vita garantita da Dio. Dice Davide in un Salmo: “Sterminerò ogni mattino tutti gli empi del paese, per estirpare dalla città del Signore quanti operano il male” (Sal 100,8)” (n. 328).
2. Dal Concilio di Trento in qua si è accresciuta la stima per la dignità di ogni persona e si sono rafforzati i sistemi di difesa con carceri di sicurezza.
Questo ha dato modo alla Chiesa di perfezionare il proprio insegnamento che su questo punto è stato formulato una prima volta nell’edizione del Catechismo da te indicata.
Questa edizione non è tuttavia quella ufficiale. La potremmo dire ufficiosa e fu pubblicata in francese nel 1992. Fu tradotta subito in molte lingue.
La tua edizione italiana corrisponde a questa traduzione.
3. Il testo ufficiale in latino del Catechismo è stato pubblicato nel 1997.
Nel frattempo furono fatte alcune precisazioni. Una di queste riguarda anche la pena di morte.
Questo serve per dire che il testo cui si deve far riferimento è quello del 1997. Quello del 1992 è superato.
4. Ecco dunque che cosa dice il testo ufficiale: “L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
Se, invece, i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall’aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l’ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo «sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti» (EV 56)” (CCC 2267).
5. Come puoi notare, il Catechismo riferisce “l’insegnamento tradizionale della Chiesa”.
Ma subito aggiunge: “se i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall’aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune quanto è sempre stato insegnato dalla Chiesa”.
6. Ulteriormente il Compendio del Catechismo pubblicato da Benedetto XVI nel 2002 al n. 469 scrive: “La pena inflitta deve essere proporzionata alla gravità del delitto. Oggi, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere il crimine rendendo inoffensivo il colpevole, i casi di assoluta necessità di pena di morte sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti.
Quando i mezzi incruenti sono sufficienti, l’autorità si limiterà a questi mezzi, perché questi corrispondono meglio alle condizioni concrete del bene comune, sono più conformi alla dignità della persona e non tolgono definitivamente al colpevole la possibilità di redimersi”.
7. La nuova sensibilità è stata ben espressa da Giovanni Paolo II il quale trovandosi negli Usa per una sua Visita Pastorale disse: “La dignità della vita umana non deve essere mai negata, nemmeno a chi ha fatto del grande male. La società moderna possiede gli strumenti per proteggersi, senza negare ai criminali la possibilità di ravvedersi. Rinnovo quindi l’appello… per abolire la pena di morte, che è crudele e inutile” (L’Osservatore Romano, 29 gennaio 1999, p. 4).
E un mese prima, nel messaggio di Natale, aveva auspicato la crescita del consenso sulle misure in favore dell’uomo, e tra quelle più significative aveva indicato quella di “bandire la pena di morte” (L’Osservatore Romano, 28-29 dicembre 1998, p. 7).
Ti ringrazio, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo