Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Caro Padre Angelo Bellon,
mi decido a scriverle perché da tempo il peccato compiuto in un aborto non dà pace né a me, né al mio ragazzo.
Quattro anni fa, eravamo ambedue universitari, mi sono accorta di essere incinta e il nostro rapporto è cambiato.
Io sono cambiata e ho iniziato a vivere la sessualità in modo diverso, molto meno libero. Dicendo che vivevo la sessualità in modo libero intendo che la vivevo con una certa spensieratezza, forse anche una certa irresponsabilità, ma con una leggerezza d’animo che oggi non ho più. Ho sempre tenuto nascosto il gesto che decisi di compiere. Soltanto il mio fidanzato, tra i miei cari, lo sa e una delle mie migliori amiche.
Il mio ragazzo, appena seppe che ero incinta, mi disse subito che dovevamo andare ad abortire. Io, allora, lo amavo molto e dipendevo da lui psicologicamente. In più, in quel momento, non ero in grado di prendere una decisione da sola. Non volevo essere stigmatizzata dagli altri perché avevo deciso di abortire, per cui decisi di farlo senza chiedere consiglio alle persone a me più vicine, né a mia madre, né a mio padre, né alle mie migliori amiche.
La mia scarsa pratica della Fede ha fatto sì che, in parte mi fidassi ciecamente del giudizio del mio ragazzo, il quale a sua volta non era molto convinto della decisione, dall’altro che mi facessi convincere dalla sua posizione iniziale e dalla decisione che frettolosamente avevamo preso. In qualche modo, io, non contraddicendolo e assecondandolo, ho acconsentito a che ciò accadesse. Anzi, ne sono stata la principale responsabile.
Appena provvidi a fare le pratiche, molte persone tentarono di sconsigliarmelo, i medici stessi non erano del tutto d’accordo. Io ero confusa, ma decisa. Seguivo una decisione presa in modo superficiale, da sola. Il problema è che, dopo l’aborto, il mio desiderio di avere un bambino è diventato irrefrenabile. Soffro molto per questo motivo e il mio ragazzo sente molto la mia pressione. Il nostro rapporto è continuamente in crisi. Prima che decidessimo di abortire, avevamo un rapporto molto equilibrato e lo amavo molto. Dopo, sono cambiati gli equilibri. Io ho perso fiducia in lui, perché in qualche modo gli ho attribuito la maggior parte delle colpe. Naturalmente, sono consapevole di essere io stessa responsabile. Fin da subito, dopo l’aborto, ci sono stati tra di noi episodi di violenza. Sia io che lui ci siamo denigrati in pubblico reciprocamente. Una certa disistima e sfiducia reciproca si è creata ed è difficile ricostruire un rapporto equilibrato. Non riesco più a non pensare che l’atto sessuale sia legato al concepimento e mi chiedo costantemente se sia giusto avere una vita sessuale con una persona che si ama.
So che se non mi concedessi più, lo perderei. Non credo che esistano molti uomini che al giorno d’oggi accetterebbero di stare con la propria donna senza avere un rapporto sessuale. Personalmente non ne conosco nessuno.
Intanto, io penso sempre alla differenza tra matrimonio e fidanzamento, sento che in qualche modo non posso fidarmi di lui a fondo, che da un momento all’altro potrebbe lasciarmi e io rimarrei priva di una parte importante di me. Così, mi concedo fisicamente, ma tendo a non concedermi spiritualmente. A restare il più possibile distante.
Non ho desiderio sessuale, benché ho desiderio di costruire una famiglia. Lui non vive bene questa mia distanza sessuale. Dice che sono troppo casta, che non ho una sessualità sana. Ho l’impressione che lui voglia manipolarmi fisicamente e mentalmente, ma che forse non mi ami. Dice che la nostra storia è importante, ma io non mi sento amata. Ho l’impressione che lui si senta intrappolato nel nostro rapporto e che ormai stia con me più per senso di responsabilità nei miei confronti, ma non è più sicuro dei suoi sentimenti.
Io spesso mi sento usata per il suo appagamento sessuale. Lui dice che quello è il suo modo di dimostrare amore. Mi chiede di amarlo come vuole lui, assecondandolo in tutto e facendo tutto ciò che lui desidera, ma io non ci riesco perché penso in modo indipendente da lui.
Prima dell’aborto, lo assecondavo in tutto. Dopo l’aborto, ho iniziato a ragionare con la mia mente, in modo indipendente. Ho iniziato a cercare la mia indipendenza di donna e a non concedermi a lui, ad essere meno servizievole nei suoi confronti. Ciò ha comportato conseguenze negative nel nostro rapporto e un grande timore di non essere amati. Io penso spesso che lui non mi ami. Credo che lui abbia lo stesso dubbio.
Ho letto i suoi interventi sulla sessualità prematrimoniale. Su questo aspetto, dovrei raccontarle tutta la mia vita sessuale, ma preferirei limitarmi a proporle una sintesi. Quando avevo 19 anni, avevo molti dubbi sulla sessualità. Da un lato i media trasmettevano l’idea di una sessualità libera (irresponsabile appunto) e le mie amiche avevano tutte avuto il loro primo rapporto sessuale con i loro rispettivi fidanzati, dall’altro io mi sentivo molto vicina alla Chiesa e a Dio. Così a 19 anni ero confusa e un ragazzo mi sedusse. Tutto iniziò perché parlavamo della mia verginità. Lui mi ha tentato e in modo superficiale abbiamo iniziato una storia immatura per 5 mesi. Io intanto mi sono donata completamente, senza sapere a quale conseguenze sarei andata incontro. Dopo 5 mesi, decisi di farla finita perché capii che lui non era abbastanza serio nei miei confronti e non era fedele. Nei mesi successivi, stetti molto male psicologicamente. Iniziai l’Università. Mi sentivo sola e volevo capire che cosa significasse "avere un rapporto sessuale" senza provare amore. E ho avuto diversi rapporti occasionali con più ragazzi senza amore.
Poi incontrai il mio attuale ragazzo e dopo una settimana dal primo incontro mi sono data. Con lui è iniziata una storia importante, la più importante che avessi avuto, finalmente una persona con cui condividevo valori, interessi e con cui avevo, ed ho, un ottimo rapporto. Da quasi 6 anni stiamo insieme, ma resta nella nostra storia un buco nero. In questo ultimo anno, ho deciso di allontanarmi, di andare a vivere a …, dove ho trovato, realtà molto cattolica, ho vissuto in un convento di suore. E’ stata la mia salvezza. Qui ho conosciuto delle ragazze molto religiose, oltre che le suore. Mi ha aiutato a fare luce in me stessa, a tentare di riaprirmi a Dio e a cercare di chiedergli perdono per quel gesto. Il mio ragazzo, a sua volta, si è riavvicinato alla Fede.
Tornerò a casa, da …, tra qualche giorno e vorrei confessarmi.
E’ da quando ho 19 anni che non lo faccio. Per me la sessualità è stato un argomento che mi ha allontanato dalla Chiesa, perché sapevo che era vietata e non sapevo come affrontarla con un sacerdote. So che lei, come molti sacerdoti, ha posizioni radicali contro la sessualità espressa in modo libero (e direi irresponsabile), ma per un giovane la sessualità può essere al giorno d’oggi l’unico modo per uscire dalla solitudine e per trovare l’amore. Per me è stato così, ma appunto non so se ne sia valsa la pena e non so nemmeno se sia stato un modo per trovare l’amore o per sentirsi più uguali agli altri.
In ogni caso, la mia domanda è: come posso riavvicinarmi alla Chiesa? Non vado a messa tutte le domeniche, soltanto di tanto in tanto. Prego spesso, però. Vorrei ricostruire un rapporto sano con la Chiesa, anche se temo molto il giudizio di un sacerdote. Il suo un pò meno, perché meno diretto, filtrato dalla tecnologia.
Riconosco che il mio percorso è stato poco religioso e pieno di cadute, peccati ed errori, ma è anche vero che è stato un percorso di guarigione (se non spirituale, fisica e mentale), oltre che di crescita.
Attualmente, se scoprissi di essere incinta, terrei il figlio. Da allora, il mio obiettivo è stato quello di essere indipendente economicamente così che nessuno potesse influenzare le mie scelte.
(…) Non so se le email valgono come confessioni, se così fosse sarei felice di applicare il pentimento, oltre che i consigli di Fede, che lei saprà propormi con Fede e Saggezza.
La ringrazio molto,
Un caro saluto.
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. comincio con la nota positiva che è venuta fuori nella vita di tutte e due in questi ultimi temi: il riavvicinamento alla fede.
Riavvicinarsi a Dio è la stessa cosa che riavvicinarsi alla luce, alla guida della vostra vita, a Colui che è contenuto più prezioso delle vostre esperienze.
Proprio per questo comune riavvicinamento ho molte speranze che anche voi due possiate riavvicinarvi.
2. Ma vi riavvicinerete solo se seguirete strade che vi fanno incontrare.
Le strade del peccato vi allontanano da Dio e vi allontano anche da voi.
La legge di Dio non ci è estrinseca, ma è nel fondo del nostro cuore, ci è costitutiva.
Sicché tutto ciò che non è secondo Dio è contrario alle vere esigenze del cuore dell’uomo e porta prima o poi all’insoddisfazione e all’infelicità.
3. Credo dunque che si arrivato il momento di amarvi in maniera vera e pura.
Il Signore sta creando nel tuo ragazzo le disposizioni per capire quanto gli vorrai proporre.
Forse in un primo tempo la sua concupiscenza si ribellerrà, ma poi converrà che è bene provare la strada della castità per riavvicinarvi e rendere più solido il vostro rapporto.
4. Su questo punto devi avere le idee chiare anzitutto tu.
Perché finché continuerai a concederti per paura di perderlo, succederà che primo o poi che lo perderai.
Ti accorgi bene che il vostro rapporto diventa sempre più fragile.
5. Ma, grazie a Dio, né tu vuoi lasciarlo e neanche lui vuole lasciare te.
Allora ecco la soluzione: percorrete le vie del Signore, con tutto il vostro animo.
Il vostro rapporto finalmente diventerà bello, profondo, pieno di rispetto, santo, duraturo.
6. Adesso il Signore ti ha ispirato la confessione.
Tu dirai tutto con molta umiltà e troverai un sacerdote che sarà il segno visibile della misericordia e della tenerezza di Dio nei tuoi confronti.
Non aver paura. Il Signore ti aspetta, proprio attraverso il Sacerdote.
7. Ma nello steso tempo porta anche il tuo ragazzo alla confessione.
Allora finalmente vi sentirete liberati, puliti, guariti.
E poi potrete fare la Santa Comunione che da molti anni non fate più.
E la farete l’uno per l’altro, domandando reciprocamente al Signore di darvi la grazia di un amore puro e santo.
8. Per iniziare in maniera nuova impegnatevi a recitare insieme il santo Rosario.
Vedendo il tuo ragazzo pregare, lo amerai ancora di più. E la stessa cosa proverà anche lui per te.
Per quello che proverete nella preghiera del Santo Rosario sentirete che il Signore non vi toglie nulla chiedendovi di camminare per i suoi sentieri.
Allora sentirete anche il bisogno di ringraziarlo e di amarlo ancora di più.
Così amandovi in maniera nuova, amerete in maniera ancor più bella il Signore.
Lo sentirete come il Salvatore del vostro affetto e della vostra storia.
Anche voi potrete dire con Sant’Agostino: “Tardi ti ho amato, o verità tanto antica e tanto nuova”.
9. C’è infine il dramma dell’aborto compiuto.
È il peso più grosso.
Se non l’hai ancora fatto, domanda perdono al tuo bambino, che si trova davanti a Dio.
Dirai anche al tuo ragazzo di fare la stessa cosa.
Non potrete un giorno trovarvi insieme con lui in Paradiso se prima non gli avrete domandato perdono.
Lui ve lo darà ampiamente, perché è del tutto conformato ai sentimenti di Dio.
10. Poi, siccome questo bambino è santo e senza macchia (qualcuno paragona l’aborto ad un battesimo di sangue), gli domanderete una grazia: di intercedere presso la Madonna perché i suoi genitori – che siete voi – diventino anche sposi, camminino secondo le vie di Dio e abbiano la gioia di dargli dei fratellini e delle sorelline.
Mi auguro che la vostra esperienza, per quanto ha di negativo, sia una lezione per quelli che sono tentati di allontanarsi dalle vie di Dio.
E che costituisca un motivo di speranza: solo ritrovando Dio, ritroverete anche voi stessi in maniera nuova, più solida e più bella.
Vi assicuro la mia preghiera e il ricordo nella S. Messa.
Ci tengo molto che facciate quanto vi ho consigliato.
Intanto vi benedico e vi abbraccio.
Padre Angelo