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Quesito

Caro Padre Angelo,
in questi anni ho maturato, anche grazie al sacerdote presso cui abitualmente mi confesso, la convinzione che, nella preghiera quotidiana, il Rosario sia molto importante per la nostra vita spirituale. Anche se spesso mi capita, contro la mia volontà e con dispiacere, di constatare che mi distraggo: in tal caso, quando me ne accorgo, mi rimetto “in carreggiata”.
E’ la preghiera che mi permette di essere in contatto con la Madonna e con il Signore durante tutta la giornata, facendo tante cose che si devono comunque fare e che non richiedono una concentrazione tale da assorbire tutta la mia attenzione: camminare, guidare l’automobile, ecc., insomma posso usare utilmente tutti i “tempi morti” e così, ogni giorno, costruisco la mia preghiera, attraverso i misteri della vita di Gesù, imparo a essere costante, a forzare la mia volontà verso un obiettivo preciso,  e escogito piccole tecniche per ridurre la distrazione, anche se i miglioramenti sono impercettibili.
Solo qualche volta (al sabato e alla domenica) riesco a  passare un po’ di tempo davanti al tabernacolo, leggere la Liturgia delle Ore, qualche salmo o cercare semplicemente di mettermi in ascolto del Signore…
Recentemente, non essendo presente il mio abituale confessore, mi sono rivolta ad un altro sacerdote, ugualmente di grande fede e di profonda preparazione il quale mi ha detto che sono i salmi e non il Rosario la vera preghiera del cristiano, in quanto i salmi sono preghiera di ascolto e di adorazione
mentre il Rosario è preghiera di domanda.
Questa asserzione mi ha un po’ turbata e mi ha fatto riflettere perché sto conquistando con fatica la pratica quotidiana del Rosario, anche se è una conquista precaria e mai definitiva (per esempio, durante i viaggi di lavoro di più giorni in cui condivido necessariamente con colleghi e interlocutori vari anche il tempo libero, questa conquista è in parte ridotta e ne sento il disagio). La prospettiva di rinunciare al Rosario e dedicarmi ai salmi non mi piace, sia perché è più difficile da mettere in pratica nel mio contesto di vita da laica, sia perché il Rosario mi permette, pur con tutte le difficoltà, di mantenere un contatto abbastanza continuo con il Signore e la Madonna durante la giornata e inoltre, quasi sempre, offro la mia preghiera per le intenzioni della Madonna e meno per le mie richieste, visto che il Signore sa che cosa vorrei, prima che glielo chieda. Mi piacerebbe recitare il Rosario e meditare anche i salmi ma oggettivamente trovo la cosa molto difficile. Vorrei il Suo illuminato consiglio.
La ringrazio in anticipo e La saluto cordialmente.
Giulia


Risposta del sacerdote

Cara Giulia,
1. se il sacerdote ti ha detto come mi hai scritto evidentemente non sa quello che dice.
Chi ha detto che i Salmi sono ascolto e adorazione?
In gran parte sono supplica, preghiera.
Se prendo in mano la Sacra Scrittura, sotto il numero del Salmo, trovo questa dicitura:
Salmo 3  Invocazione mattutina del giusto perseguitato
Salmo 4 Preghiera della sera
Salmo 5 Preghiera del mattino
Salmo 6 Implorazione nella prova
Salmo 7 Preghiera del giusto perseguitato
I Salmi sono 150 e quante espressioni sono così!

2. Inoltre non è vero che il Rosario è preghiera esclusivamente di domanda.
È anche preghiera di domanda, come deve essere la preghiera cristiana, ma è essenzialmente contemplazione (esperienza) dei misteri di Cristo.
Mi dispiace che un sacerdote ti abbia parlato così, soprattutto dopo la lettera apostolica di Giovanni Paolo II Rosarium virginis Mariae.
Ti trascrivo solo il primo numero di questa lettera, che è bellissima:
“1. Il Rosario della Vergine Maria, sviluppatosi gradualmente nel secondo Millennio al soffio dello Spirito di Dio, è preghiera amata da numerosi Santi e incoraggiata dal Magistero. Nella sua semplicità e profondità, rimane, anche in questo terzo Millennio appena iniziato, una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di santità. Essa ben s’inquadra nel cammino spirituale di un cristianesimo che, dopo duemila anni, non ha perso nulla della freschezza delle origini, e si sente spinto dallo Spirito di Dio a « prendere il largo » (« duc in altum! ») per ridire, anzi ‘gridare’ Cristo al mondo come Signore e Salvatore, come « la via, la verità e la vita » (Gv 14, 6), come « traguardo della storia umana, il fulcro nel quale convergono gli ideali della storia e della civiltà ».
Il Rosario, infatti, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l’opera dell’Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore. Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore.

3. Lo specifico del Rosario è la meditazione degli eventi della vita di Gesù (questi eventi noi li chiamiamo “misteri”).
Nel suo aspetto materiale è costituito dal Padre nostro e dall’Ave Maria.
Sul Padre nostro dico questo. Quando gli Apostoli hanno chiesto al Signore di insegnare loro a pregare, Gesù ha detto: Quando pregate dite così… Padre nostro...
La preghiera del Padre nostro è così completa che comprende anche tutte le invocazioni e le contemplazioni dei Salmi.
Per questo non vi è opposizione tra una preghiera e l’altra. Il Pater li riassume e i salmi danno corpo alla preghiera del Pater.

4. Mi piace riportarti quanto scrive san Luigi Grignion de Montfort sul valore della preghiera del Padre nostro:
“Il Padre nostro o orazione domenicale trae tutta la sua eccellenza dall’autore che non è un qualunque uomo, non è un angelo, ma è il Re degli Angeli e degli uomini, Cristo Gesù.
«Era necessario – dice san Cipriano – che chi veniva come Salvatore a darci la vita della grazia, ci insegnasse anche come celeste Maestro il modo di pregare». La sapienza del divino Maestro appare luminosa nell’ordine, nella forza e nella chiarezza di questa divina preghiera, che è breve, ma ricca di insegnamenti, è accessibile ai semplici mentre è colma di misteri per i dotti.
Il Padre nostro contiene tutti i nostri doveri verso Dio, gli atti di tutte le virtù e la richiesta per ogni nostro bisogno spirituale e materiale. «È il compendio del Vangelo» dice Tertulliano.
«Supera tutti i desideri dei santi» dice Tommaso da Kempis – e contiene in breve tutte le soavi aspirazioni dei Salmi e dei cantici; chiede tutto ciò che è necessario a noi, loda Dio in modo eccellente ed eleva l’anima dalla terra al cielo e l’unisce strettamente a Dio.
San Giovanni Crisostomo dice che chi non prega come ha pregato ed insegnato il divino Maestro, non è suo discepolo. Dio Padre gradisce di essere invocato non con preghiere formulate dalla sapienza umana, ma con quella insegnataci da suo Figlio.
Dobbiamo recitare l’orazione domenicale con la certezza che l’eterno Padre la esaudirà, perché è la preghiera del Figlio che sempre egli esaudisce, e che noi siamo sue membra. Potrebbe infatti un Padre così buono rifiutare una richiesta bene concepita e appoggiata sui meriti e sulla presentazione di un così degno Figlio? Sant’Agostino" assicura che il Padre nostro recitato bene cancella le colpe veniali. Il giusto cade sette volte al giorno, ma con le sette domande contenute nell’orazione domenicale egli può rialzarsi dalle sue cadute e fortificarsi contro i suoi nemici.
Questa preghiera è breve e facile, affinché fragili e soggetti come siamo a tanti guai, ci sia possibile recitarla più spesso e con più devozione e quindi ricevere più presto l’aiuto desiderato.
Disingannatevi dunque, anime devote che trascurate l’orazione composta dal Figlio di Dio e da lui ordinata a tutti i fedeli. Voi stimate solo le preghiere composte dagli uomini, come se l’uomo, anche il più illuminato, sapesse meglio di Gesù Cristo come dobbiamo pregare. Voi cercate nei libri degli uomini il modo di lodare e pregare Dio quasi vi vergognaste di usare il metodo prescrittoci dallo stesso suo Figlio. Voi siete persuasi che le preghiere contenute nei libri sono per i sapienti, e per i ricchi, mentre il Rosario è buono soltanto per le donne, i bambini e la gente del popolo, come se le preghiere che leggete fossero più belle e più gradite a Dio di quelle contenute nell’orazione domenicale! Lasciar da parte la preghiera raccomandata da Gesù Cristo per servirsi di preghiere composte dagli uomini è pericolosa tentazione!
Non disapproviamo le preghiere composte dai Santi per eccitare i fedeli a lodare Dio, ma non possiamo ammettere che siano preferite a quella uscita dalla bocca della Sapienza incarnata, che si lasci la sorgente per mettersi in cerca di ruscelli, che si sdegni l’acqua limpida per bere quella torbida. Sì, perché insomma il Rosario, che si compone della preghiera domenicale e del saluto angelico, è quest’acqua limpida e perenne che sgorga dalla sorgente della grazia, mentre le altre preghiere cercate qua e là nei libri, sono i rivoli che da essa scaturiscono.
Possiamo chiamare felice chi recita la preghiera insegnata dal Signore, meditandone attentamente ogni parola. Vi troverà tutto ciò di cui ha bisogno e tutto quanto può desiderare. Con questa meravigliosa preghiera prima di tutto ci cattiviamo il cuore di Dio invocandolo con il nome di Padre” (san Luigi Grignion de Montfort, Il segreto meraviglioso del Rosario, nn.36-38).

Continua dunque a recitare il santo Rosario e dovunque ti trovi. Non hai bisogno né di libri né di luce.
San Giovanni Bosco lo definiva “la bancarotta del diavolo”.
Giovanni XXIII diceva che sarebbe stato il suo passaporto migliore per entrare in Paradiso.
Ricordami nella preghiera del santo Rosario, e io farò altrettanto con te.
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo