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Quesito

Gentile sacerdote,
ho letto la sua spiegazione alla domanda del perché per gli Ebrei il Messia non poteva essere Gesù.
Lei dice “Gesù è Dio”. Le chiedo quindici la gentilezza di spiegarmi la scrittura riportata nel Vangelo di Matteo capitolo 3 versetti 16 e 17.
Come mai Dio dice “Questo è mio figlio che io ho approvato”?
Se Gesù è Dio, Dio in questo versetto si definisce figlio di se stesso e si auto approva. Non è un nonsenso?
Grazie per un suo gentile chiarimento in merito.
Gian Carlo


Risposta del sacerdote

Caro Giancarlo,
1. prima di risponderti è necessario riportare il testo esatto di Matteo 3, 16-17. Siamo nell’episodio del battesimo di Gesù.
Ecco che cosa si legge: “Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento»”.
Tu invece porti un’altra traduzione dove nell’ultima frase anziché scrivere: “in lui ho posto il mio compiacimento” metti:  “che io ho approvato”.

2. Sono andato a vedere il testo latino e vi si legge: “in quo mihi complacui”, che viene tradotto in italiano: “nel quale mi sono compiaciuto”.
Sono andato a vedere anche il testo greco che è l’originale e vi si legge “en o eudòkesa.
Nel dizionario base del nuovo testamento curato dal protestante Bruno Corsani il verbo eudokéo significa anzitutto con compiacersi, puoi anche scegliere, decidere, volere; essere contento.
Pertanto tradurre che io ho approvato è una forzatura.

3. Mi è subito venuto il sospetto che questa traduzione fosse della Bibbia dei testimoni di Geova.
E il sospetto ha avuto il suo perfetto riscontro. I testimoni di Geova che ad ogni costo vogliono negare la divinità di Cristo cercano tutte le maniere per cambiare le parole.

4. Ecco il commento di Sant’Agostino alle parole nel quale mi sono compiaciuto: “Il padre ama il figlio, ma come un padre il figlio, non come un signore il servo; come l’unico, non come un adottato. E quindi si soggiunge nel quale mi sono compiaciuto”

5. San Tommaso alle parole “nel quale ho posto il mio compiacimento” annota: “Infatti in tutto ciò in cui risplende il bene di qualcuno, costui prova compiacimento di sé, come l’artefice si compiace di sé per la bellezza del suo artefatto, e con un uomo che vede la sua bella immagine in uno specchio.
La bontà divina è in qualsiasi creatura particolare, ma mai in tutta la sua perfezione se non nel Figlio e nello spirito Santo; quindi non si compiace totalmente di sé se non nel Figlio, il quale ha tanta bontà quanto il Padre: per cui dice nel quale, ossia si compiace in lui; cfr. anche Gv 3,35 in cui si legge: “Il Padre ama il figlio, e gli ha dato in mano ogni cosa”.

6. Caro Giancarlo, permettimi di dire che è un’impresa fallita quella di negare la divinità di Cristo partendo da un versetto forzatamente tradotto in maniera diversa, quando tutto il resto dei Vangeli afferma chiaramente la divinità di Cristo.
Lo dichiara in modo particolare il Vangelo di San Giovanni fin dalle prime battute: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio (Gv 1,1).
I Testimoni di Geova invece falsamente traducono:  In principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era un dio.

7. Ora le ultime parole in greco sono così: “Kai Theòs en o Logos”, che tradotto alla lettera suona così: “e Dio era il Verbo (la Parola)”.
Da notare che il testo greco non mette un articolo davanti a Dio così da poter tradurre un dio come fanno i testimoni di Geova.
Inoltre sempre il testo greco, che è l’originale, mette bene in evidenza che Dio e Parola sono messi in maiuscolo.
Mentre i testimoni di Geova mettono Dio in minuscolo, così da tradurre la Parola era un dio.
Che cosa direbbe un professore di greco di fronte ad una simile traduzione?
Qui si vede tutta la correttezza e l’onestà dei testimoni di Geova!
Fai dunque attenzione alla traduzione della Bibbia.

Ti auguro di progredire nella conoscenza del testo greco e soprattutto del Vangelo nella confessione “del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo” (Tt 21,3).
Ti assicuro un ricordo nella preghiera e ti benedico. 
Padre Angelo