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Quesito
Caro Padre Angelo
mi capita ogni tanto di parlare con un amico che dice che la Consacrazione è “corretta” solo se fatta con la formula latina…in pratica è come se dicesse, e forse lo ha detto proprio esplicitamente, che Gesù non sia presente nella Particola consacrata con l’altra formula…
Ovviamente non sono d’accordo, ma mi sento in colpa perché questa secondo me è un’eresia (anche se per lui forse no) e io lo ho portato ad esternarla anche più volte (durante i discorsi in cui cercavo di convincerlo del contrario, pur essendo conscia che forse era meglio non parlarne proprio).
Crede che ho fatto molto male?
Grazie, se può pregare per noi la ringrazio, io dico una preghiera per lei!
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. Il concilio di Trento “dichiara che la Chiesa ha sempre avuto il potere di stabilire e modificare nell’amministrazione dei sacramenti, fatta salva la loro sostanza, quegli elementi che ritenesse più utili per chi li riceve o per la venerazione degli stessi sacramenti, a seconda della diversità delle circostanze, dei tempi e dei luoghi” (DS 1728).
Tra questi elementi vi sono la materia e la forma dei sacramenti.
2. Di fatto nel corso dei tempi la Chiesa ha mutato la materia e la forma di alcuni sacramenti, salvandone tuttavia la sostanza.
Ad esempio, Pio XII ha stabilito che la materia del sacramento dell’ordine non fosse costituita dalla consegna degli strumenti (dalla porrectio instrumentorum: la consegna dei vasi sacri), ma dall’imposizione delle mani.
Ha giustificato questa determinazione asserendo nella Costituzione apostolica Sacramentum ordinis che: “Tutti sanno che la Chiesa ha il potere anche di cambiare e abrogare ciò che essa ha stabilito” (DS 3858).
3. Pertanto come con il concilio di Trento la Chiesa ha convalidato l’antichissima consuetudine di consacrare usando le parole latine, così potrebbe reintrodurre le parole greche dei testi sacri, oppure stabilire che si possono usare le lingue vernacole, cioè quelle parlate nei singoli paesi.
Certo, la traduzione deve salvare la sostanza del sacramento.
4. Va rilevato anche che con il nuovo Messale Romano la Chiesa ha mutato parzialmente le parole della consacrazione aggiungendo o togliendo qualche parola.
Ad esempio, nel vecchio Messale le parole consacratorie del pane erano le seguenti: Hoc est enim corpus meum (questo è il mio corpo).
Adesso invece sono: “Accipite, et manducate ex hoc omnes: hoc est enim corpus meum, quod pro vobis tradetur” (“Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”).
Le parole necessarie per la validità della consacrazione sono solo le seguenti: Questo è il mio corpo.
5. Ugualmente per la consacrazione del vino precedentemente le parole erano le seguenti: “Hic est enim calix sanguinis mei novi et aeterni testamenti. Mysterium fidei. Qui pro vobis et pro multis effundetur in remissionem peccatorum”.
(“Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza. Mistero della fede. Versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”).
Adesso invece sono: “Accipite et bibite ex eo omnes: hic est enim calix sanguinis meinovi et aeterni testamenti:qui pro vobis et pro multis effundeturin remissionem peccatorum. Hoc facite in meam commemorationem” (Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me).
Come si vede, è stata tolta l’espressione mistero della fede che adesso viene detta dopo il rito della consacrazione.
Per la validità della consacrazione del vino sono sufficienti le parole: Questo è il calice del mio sangue.
6. Pertanto il tuo amico è nel torto e tu sei nel giusto.
Ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
per la consacrazione del pane Padre Angelo