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Quesito

Carissimo Padre,
nell’ultimo periodo, sono stata stimolata dalle conversazioni con un amico caro e prezioso, che mi ha posto un quesito apparentemente semplice: quale sia la mia morale.
La mia risposta è stata che mi guida la volontà di non nuocere alle persone, di non arrecare loro danno.
Lui mi ha fatto notare come la mia risposta non abbia molto senso: secondo quale criterio io so quale sia il bene per un’altra persona?
La verità (mi dice lui) è che c’è un bene superiore che mi guida, che mi indica ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Questo bene è Dio.
Io sono cresciuta con un’educazione cattolica, ma durante gli anni, ho perso parte della fede. Il motivo me lo sono chiesto spesso recentemente, e non ho trovato una risposta concreta e sensata. Sono arrivata a definirmi agnostica, visto che non posso né avvallare né confutare l’esistenza di Dio. Ma la fede ha davvero bisogno di dimostrazioni? La mia vita, quella di mio figlio, non sono una dimostrazione sufficiente? Dio ha davvero un disegno per me?
Ho molte domande ed un’unica certezza, quella che ho commesso molti errori, tra cui la fine di un matrimonio (di cui mi prendo la responsabilità).
Sto vivendo una relazione con un uomo cattolico, che ha vera fede, che mi pone domande a cui non so rispondere, che si sente un peccatore perché io ho peccato…
Non so se sia possibile per me ritrovare la fede, non saprei nemmeno da che parte cominciare, ma so che lo farei perché sono stata spinta a farmi domande a cui nessuno (che non abbia fede) può rispondere. 
E allora davvero potrei arrivare a credere che anche per me ci sia un disegno, che come dice il mio caro amico e compagno “tutto coopera al bene (per coloro che amano Dio)”. 
Anche le azioni di una donna che ha peccato, che lo riconosce, che ci fa i conti tutti i giorni, che ha la speranza di poter essere perdonata.
Padre, la lascio, sperando di non aver riempito una pagina di parole insensate, ma soprattutto sperando che anche una sola sua parola possa aiutarmi a capire.
Simona


Risposta del sacerdote

Cara Simona,
1. la risposta che hai dato all’amico che chiedeva quale sia la tua morale non è sbagliata.
Il criterio più immediato per comprendere che cosa sia bene e che cosa sia male lo possiamo desumere innanzitutto dalla nostra esperienza personale.
Del resto questo criterio è presente anche nella Sacra Scrittura.
Già nell’Antico Testamento il saggio Tobi dice al figlio Tobia: “Non fare a nessuno ciò che non piace a te” (Tb 4,15).

2. Nel Nuovo Testamento Gesù all’interno del discorso della montagna dice: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo loro: questa infatti è la legge e i profeti” (Mt 7,12)
La Bibbia di Gerusalemme annota che “questa massima di condotta era ben conosciuta nell’antichità, specialmente nel giudaismo, ma sotto forma negativa: “non fare agli altri quello che non vorresti fatto a te”. Gesù, e dopo di lui gli scrittori cristiani, danno a questa massima un senso positivo, che è molto più esigente”.

3. Tuttavia questo primo criterio, soprattutto se espresso in termini negativi, pur essendo buono, non è ancora sufficiente. Non è esente infatti da un soggettivismo che non porta ad un criterio comune e accettabile da tutti perché ognuno si fa la morale che vuole.
Per sapere ciò che è bene e ciò che è male è necessario innanzitutto conoscere l’obiettivo della nostra vita.
È il fine che illumina sulla rettitudine di ciò che si sta facendo.
Nella nostra vita più concreta ci facciamo dirigere dai nostri obiettivi, dai nostri fini. Tanto per fare un esempio: se il fine è quello di andare a scuola, non si può prendere una strada che porta altrove.

4. A questo punto ha ragione il tuo amico a dirti che questo obiettivo devi chiederlo a colui che ti ha fatto, e cioè a Dio.
A Dio devi chiedere perché ha creato il mondo, perché evidentemente il mondo non si è fatto da solo con leggi così perfettissime e così mirabili.
Parimenti a Dio devi chiedere perché ti ha creato. A questo punto devi metterti in ascolto di quello che Egli ti dice attraverso la tua coscienza all’interno della quale scoprì già una legge così perfetta: non nuocere agli altri.
Questa norma non la inventi, ma la scopri in maniera imperiosa dentro la tua coscienza.
Così avviene in tutti.
Già da questo puoi giungere alla conclusione che se c’è una legge così universale, così imperiosa e così eterna come quella che tu e qualsiasi uomo scopre nella propria coscienza, vuol dire che c’è un legislatore.
Per questo la Sacra Scrittura dice che quelli che non riconoscono Dio dalle cose da lui fatte sono senza scusa (cfr. Rm 1,20).

5. Come mai alcuni non lo riconoscono e giungono a dire come te, nel migliore dei casi, che non riescono a dire se Dio esista o non esista?
La risposta di Gesù è chiara: “La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce” (Gv 3,19-21).
Il male, ciò che viene chiamato peccato, offusca la coscienza.
Non diciamo forse di determinate persone che non riescono più a ragionare perché accecate dalle passioni che hanno perso la testa?
Talvolta, dimentichi perfino delle sofferenze indicibili che procurano ai loro figli, giustificano la propria condotta rovinando la famiglia.

6. Ora tra i peccati che offuscano e addirittura acciecano la coscienza primeggia la lussuria, l’impurità della carne.
 San Tommaso dice: “A motivo del peccato di lussuria vediamo che l’uomo massimamente si allontana da Dio (Commento in Giobbe, lez. 31, inizio).
Prima di San Tommaso la Sacra Scrittura dice che “la carne ha desideri contrari allo spirito, e lo spirito ha desideri contrari alla carne” (Gal 5,16-17).
“Carne” e “spirito” non sono sinonimi di corpo e anima. Per “carne” San Paolo intende l’uomo sotto la schiavitù del peccato. Vi sono compresi, oltre i peccati che coinvolgono la corporeità, anche quelli di ordine spirituale (idolatria, discordie…). Per spirito, poi, intende l’uomo che si lascia guidare dallo spirito di Gesù Cristo.
Tuttavia, tra i peccati della carne, primeggiano “la fornicazione, l’impurità, il libertinaggio”. Anche questi dunque hanno desideri contrari allo spirito e perciò tolgono il gusto delle cose di Dio.
Infatti l’insensibilità verso le realtà celesti non nasce generalmente da una deliberata opposizione a Dio, ma dal fatto che tali disordini poco per volta orientano tutta l’intenzionalità dell’uomo al loro servizio.

7. San Tommaso dice ancora che “dalla lussuria deriva la cecità della mente, che elimina quasi del tutto la conoscenza dei beni spirituali, mentre dalla gola deriva l’ottusità del senso, che rende l’uomo debole nella considerazione di questi beni.
Al contrario le virtù opposte dell’astinenza e della castità dispongono l’uomo alla perfezione della vita spirituale. Per cui in Daniele si legge che ‘a questi giovani’, casti e astinenti, ‘Dio conferì scienza e cognizione in ogni specie di libro e di sapienza’ (Dan 1,17)” (Somma teologica, II-II, 15, 3). 
Commentando Is 6,8 dice che “chi è impuro non può entrare nel tempio di Dio e molto più non può vederlo”.

 8. Sant’Agostino, ormai vescovo, non si vergognava di raccontare in quale schiavitù si fosse ridotto allorché correva dietro alla concupiscenza: “Ma quando con i miei sedici anni, nell’intervallo di forzate vacanze imposte dalle strettezze domestiche, libero da ogni impegno scolastico, cominciai a vivere con i miei genitori, i rovi delle passioni crebbero più alti del mio capo, e non v’era una mano che li sradicasse” (Confessioni, 2, 3, 6). “Voleva mia madre, e ricordo bene come in segreto mi ammoniva con ansietà grande, che non mi dessi a brutti amori e soprattutto non commettessi adulterio con la moglie altrui. Ma questi avvisi a me parevano avvertimenti da donna e mi sarei vergognato di ascoltarli” (Ib., 2, 3, 7).

9. In conclusione che cosa bisogna fare? Ciò che ha detto Gesù: “Invece chi fa la verità viene verso la luce” (Gv 3,19-21).
Se si vive secondo i comandamenti si giunge a Gesù Cristo.
La limpidezza della vita, senza peccati gravi, permette di vedere Gesù Cristo nel medesimo modo in cui la limpidezza di un lago permette di vederne il fondo.

Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera. 
Padre Angelo