Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Gent.le padre Angelo,
secondo la dottrina cattolica, non è mai possibile scegliere, con un atto di volontà, un male, seppur minore. Al limite, può essere lecito, in determinate circostanze, tollerarlo o sopportarlo, senza con ciò approvarlo o compierlo.
Quando però un cattolico, esercitando il suo dovere di cittadino, si reca a votare alle elezioni politiche, quasi sempre si trova di fronte a formazioni politiche che, o per molti aspetti o anche solo per pochi, si discostano dalla dottrina cattolica, dalla legge naturale e dalla legge divina. In tali casi, votare la lista che presenta, in quel momento, minori difformità dalla dottrina cattolica o quel soggetto politico la cui affermazione potrebbe recare un concreto vantaggio al bene comune, impedendo maggiori mali per la società nel caso in cui vincessero altri partiti, equivale al primo (scelta volontaria del male minore) o al secondo caso (tolleranza del male minore)?
E partecipare all’affermazione di questa lista che costituirebbe il male minore, in ragione del pubblico bene e senza cedere personalmente all’indifferentismo religioso, non solo con il voto ma anche con la propaganda attiva potrebbe costituire un male morale o un bene?
C’è qualche citazione del Magistero della Chiesa e dei Santi Padri e Dottori della Chiesa che possono dare qualche risposta a tali quesiti, anche solo per analogia?
Mi scusi per il disturbo e la ringrazio per la sua paziente attenzione.
Cordiali saluti
M.
Risposta del sacerdote
Caro M.,
1. di per sé i partiti e i loro programmi (a meno che non siano dichiaratamente anticristiani) non solo un male in se stessi e per se stessi.
Quando si va a votare, si vota un programma e pertanto si favorisce un determinato bene.
2. Poiché il bene promosso da molti partiti non è integro, alla fine si vota quello che tutela il massimo dei beni, sopportando il minor male possibile.
Pertanto questa votazione non si equipara alla scelta di due mali, ma al principio del cosiddetto volontario indiretto.
3. Il volontario indiretto si spiega così: voglio il bene. Purtroppo ad esso è collaterale anche un male ineliminabile.
Ma non si può fare a meno di quel bene e il male che si sopporta tutto sommato è inferiore al bene ottenuto.
4. Talvolta invece si tratta di andare a votare esplicitamente tra due mali, come ad esempio nel caso di due leggi che favoriscono l’una l’aborto in maniera più larga e l’altra in maniera più restrittiva.
L’aborto è sempre un male e non va approvato in nessun caso.
5. Quando però si è posti dinanzi al dilemma, si può optare per la legge più restrittiva avendo così la volontà di salvare il bene salvabile.
In questo senso Giovanni Paolo II in Evangelium vitae ha detto: “Un particolare problema di coscienza potrebbe porsi in quei casi in cui un voto parlamentare risultasse determinante per favorire una legge più restrittiva, volta ad esempio a restringere il numero degli aborti autorizzati, in alternativa ad una legge più permissiva già in vigore o messa al voto” (EV 73).
Ed ecco la risposta del Papa: “Quando non fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista, un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione all’aborto fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica. Così facendo, infatti, non si attua una collaborazione illecita a una legge ingiusta; piuttosto si compie un legittimo e doveroso tentativo di limitarne gli aspetti iniqui” (EV 73).
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo