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Quesito
Caro padre,
ma è vero che chi non si è confessato o è scomunicato, se prega, Dio non lo ascolta? Lo scomunicato non può beneficiare della preghiera, nemmeno di quella degli altri? Gli altri possono pregare per lui? Quindi non può partecipare alla santa messa, anche senza ricevere l’ostia, ma nemmeno riceverla spiritualmente?
Grazie
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. Dio ascolta anche i peccatori, sebbene nella quarta domenica di quaresima abbiamo sentito nella proclamazione del Vangelo un’affermazione contraria nella bocca del cieco nato guarito dal Signore.
Ecco il passo: “Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta” (Gv 9,31).
2. San Tommaso nel suo commento al vangelo di Giovanni osserva che per questa affermazione “c’è il sostegno della Scrittura: «Gridarono al Signore, ma non li esaudì», dice il Salmista (17,42); «Allora mi invocheranno, ma io non darò ascolto» (Pr 1,28).
In contrario però c’è quel passo di 2 Cr 6,36ss.: «Se peccheranno contro di te (infatti non c’è uomo il quale non pecchi)… ed essi rientrando in se stessi si convertiranno a te con tutto il cuore,… si aprano i tuoi occhi, e le tue orecchie ascoltino l’orazione che si fa in questo luogo». E in Lc 18,14, parlando del pubblicano pentito, il Signore afferma, che «tornò a casa sua giustificato».
Per questo Agostino ha scritto, che questo cieco parla qui con gli occhi ancora spalmati di fango, e non perfettamente illuminato. Infatti Dio ascolta anche i peccatori, altrimenti il pubblicano invano avrebbe pregato: «Signore Dio, abbi pietà di me peccatore» (In Io Ev. tr. 44,8).
Ma se vogliamo salvare l’affermazione del cieco, bisogna dire che Dio non ha mai esaudito i peccatori ostinati nei propri peccati; mentre ha esaudito i peccatori pentiti, i quali vanno perciò annoverati pia nel numero dei penitenti che in quello dei peccatori” (Commento al vangelo di Giovanni,1347).
3. La scomunica mette una persona fuori della comunione della Chiesa, non può accedere ai sacramenti, non può amministrarli, non può partecipare alla sacre funzioni, compresa la Messa, non si possono offrire per lei i suffragi pubblici dopo la morte.
4. Tuttavia va ricordato che la scomunica è una pena medicinale.
Viene inflitta perché il colpevole, privato di così grandi beni, si ravveda, si converta e così si possa salvare.
5. San Paolo commina una specie di scomunica all’incestuoso di Corinto.
Il testo sacro è particolarmente duro: “Orbene, io, assente col corpo ma presente con lo spirito, ho gia giudicato come se fossi presente colui che ha compiuto tale azione: nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati insieme voi e il mio spirito, con il potere del Signore nostro Gesù, questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinchè il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore” (1 Cor 5,3-5).
La Bibbia di Gerusalemme commenta: “il colpevole era tenuto qualche tempo in disparte dalla comunità, talvolta era «dato in balìa” a Satana, privato del sostegno della chiesa dei santi e perciò stesso, esposto al potere che Dio lascia al suo avversario (2 Ts 2,4; Gb 1,6); anche in questi casi estremi si sperano il pentimento e la salvezza finale”.
Come vedi, la Bibbia di Gerusalemme dice che lo scomunicato viene “privato del sostegno della chiesa dei santi e perciò stesso, esposto al potere che Dio lascia al suo avversario”.
“Per la rovina della sua carne”: qui Dio permetterebbe, secondo alcuni, che Satana possa flagellare il corpo dello scomunicato nello stesso modo in cui lo permise – sebbene per motivi opposti – nel caso del santo Giobbe.
È un’espressione forte ordinata a far riflettere chi compie peccati che meritano la scomunica.
6. San Paolo anche in un altro caso ha consegnato una persona a Satana: “tra essi Imenèo e Alessandro, che ho consegnato a satana perché imparino a non più bestemmiare” (1 Tm 1,20).
Anche qui la pena è gravissima. Ma se sempre medicinale, come si evince dalle parole: “perché imparino a non più bestemmiare”.
7. Nessuno però proibisce che si possa pregare privatamente per uno scomunicato perché si converta al più presto.
Anzi è cosa non solo buona, ma ottima.
8. Se lo scomunicato nel frattempo si pente e non gli è stata ancora tolta la scomunica, può fare la comunione spirituale, perché ormai è cominciata la sua riconciliazione con Dio.
Ma finché perdura nello stato di peccato mortale non può fare nessuna vera comunione spirituale.
Ti ringrazio di aver attirato l’attenzione sulla realtà drammatica della scomunica.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo