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Quesito
Caro Padre Angelo,
le scrivo per chiedere una delucidazione in merito a due questioni che avrei piacere di risolvere.
La prima riguarda la relazione tra anima, corpo e memoria: leggendo altre risposte, ora so che in noi sono presenti 2 memorie, una sensitiva e una intellettiva. Quest’ultima non può andare mai perduta perché ha sede nell’anima, mentre la sensitiva può avere cedimenti perché ha sede nel cervello. Inoltre, essendo creature razionali, percepiamo i concetti e i lumi della grazia uno dopo l’altro e non in una volta sola. Detto questo, mi sono chiesto: se noi facciamo un proposito davanti a Dio e ce ne dimentichiamo, questo perché accade?
Mi sono dato 4 risposte:
1) L’uomo non è stato bravo a riconoscere la voce di Dio e ciò è a lui imputabile.
2) La limitatezza della memoria, in questo caso, è imputabile alla memoria sensitiva che è stata anch’essa colpita dal peccato originale;
3) È proprio l’uomo nell’idea originale di come sia stato creato ad avere limiti nella creatura razionale e quindi ha delle dimenticanze a prescindere dalla sua volontà e non per colpa dei nostri progenitori, ma per natura;
4) Il Signore Dio, per renderci umili, permetterebbe il peccato veniale involontario.
Queste ultime 2 risposte mi hanno assai turbato, perché venendosi a creare una mancanza dinanzi a Dio (poiché è stato fatto un proposito) mi sembrerebbe come se il Signore fosse indirettamente coinvolto nel peccato e ciò non può essere.
La seconda questione è in tema di nozze mistiche: chi raggiunge quello stato dell’anima, cioè il Paradiso qui in terra, è ancora sottoposto al peccato per via del corpo? O è quasi confermato in grazia?
Attendo con calma le sue risposte e le chiedo una preghiera alla Vergine per me, perché mi abbandoni più fiduciosamente alle braccia amorevoli di Dio senza farmi troppi problemi che mi allontanano da Lui.
Saluti
Giampiero
Risposta del sacerdote
Caro Giampiero,
1. mi compiaccio anzitutto per la precisione con cui hai posto la questione e anche per le singole domande, fatta eccezione in parte per la prima e per la quarta.
2. Per la prima: mi ha detto che, pur riconoscendo la voce di Dio degli eventi che ci capitano, la nostra memoria sensitiva è soggetta ad usura.
E poiché finché siamo in questo mondo l’intelletto e la memoria spirituale non possono fare a meno dell’immaginazione fornita dalla memoria sensitiva, è possibile che proprio per l’usura di quest’ultima non si possa fruire della memoria spirituale.
Anche grandi santi, come Sant’Alberto magno, al termine della loro vita hanno perso la memoria.
Talvolta invece può essere proprio come dici tu: non si riconosce la voce di Dio perché ci si lascia distrarre da tante cose e allora questo ci può essere imputabile.
3. Per la quarta: sì, talvolta il Signore può permettere che perdiamo la memoria per tenerci umili o anche per qualche altro santo motivo.
Ma questa dimenticanza, proprio perché è involontaria, non è colpevole.
4. Non c’è però alcun motivo per dire che Dio venga coinvolto nel peccato.
Infatti la perdita della memoria non è un peccato, ma piuttosto una pena che si subisce e che va accettata.
Non si può pretendere di avere in tutte le stagioni della vita la memoria fresca come quella di un bambino o di un giovane.
5. Le nozze mistiche o matrimonio spirituale sono sempre accompagnate dalla confermazione in grazia.
Per confermazione in grazia s’intende una certa incapacità a compiere anche il peccato veniale (che talvolta può ancora sfuggire) a motivo di un sovrabbondante stato di grazia e anche di una particolare protezione da parte di Dio.
Quando si celebra il matrimonio mistico la volontà della persona umana è una cosa sola con la volontà di Dio. Le è inseparabile come sono inseparabili gli sposi.
6. Scrive in proposito Santa Teresa d’Avila, che poteva parlare di queste cose per esperienza personale e non semplicemente per via di studio: “La diversità che passa tra il fidanzamento e il matrimonio spirituale è come quella tra due fidanzati e coloro che non si possono più separare” (Castello interiore, VII, 2, 2).
E ancora: “Lo stupore dell’anima va ogni giorno più aumentando, perché le pare che le tre divine Persone non l’abbandonino più. Le vede risiedere nel suo interno, nella maniera già detta, e sente la loro divina compagnia nella parte più intima di se stessa, come in un abisso molto profondo che per difetto di scienza non sa ben definire” (Ib., VII, 1, 7).
7. In questa coscienza sperimentale dell’unione permanente con Dio sono possibili delle eclissi.
Ma sono così brevi e transitorie che si può dire che l’anima gode in maniera permanente della divina compagnia.
Anche durante il sonno si rimane in unione permanente di amore.
Santa Teresa riferisce: “Non uscivo più d’orazione nemmeno quando dormivo” (Vita, 29, 7) verificandosi quanto si legge nel Cantico dei Cantici: “Io dormo, ma il mio cuore veglia. Un rumore! È il mio diletto che bussa: Aprimi, sorella mia…” (Ct 5,2).
Con l’augurio che anche tu, per grazia straordinaria di Dio, possa giungere a tale vertice, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo