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Quesito
Caro Padre Angelo,
Sono un ragazzo di 17 anni e l’altro giorno a scuola con il professore di religione trattavamo l’argomento del matrimonio.
Fra le tante cose, egli disse che il matrimonio è finalizzato a consacrare l’unione di due persone con l’intento di procreare.
Mi chiedevo dunque se il matrimonio, è un sacramento dedicato solo a persone che vorrebbero mettere al mondo una nuova vita oppure fosse esteso anche a persone magari indisposte e/o sterili?
Dev’essere quindi il matrimonio una consacrazione di amore e procreazione o può anche essere solo il desiderio di portare al proprio amore una benedizione divina?
Nel salutarla le faccio i miei complimenti per il forum da lei creato che dà la possibilità di eliminare qualsiasi dubbio in merito alla religione.
Grazie,
Cordiali Saluti.
Andrea
Risposta del sacerdote
Caro Andrea,
1. ti ringrazio per i complimenti per il forum.
Questi complimenti non vanno a me, ma al web master che l’ha idealizzato, formato e che tuttora lo impagina e lo mantiene in tutti i sensi.
A suo tempo il web master pensava di fare una sorpresa agli amici che lasciava a motivo di un suo trasferimento. In realtà quanto aveva pensato si è trasformato in un sito di evangelizzazione e formazione nella vita cristiana.
Ne sia ringraziato il Signore e ne sia ringraziato lo Spirito Santo che apre per la sua Chiesa sempre nuove e imprevedibili vie di evangelizzazione e di santificazione.
2. Venendo adesso alla tua domanda ti posso dire che il Signore ha voluto il matrimonio per ambedue i fini.
Questi, oltre che nella realtà, sono presenti anche nella Sacra Scrittura che fin dalle prime pagine presenta tutti e due i fini del matrimonio.
Come forse saprai, la Bibbia presenta due racconti della creazione.
Nel primo racconto emerge la finalità procreativa.
Si legge infatti: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio li creò. Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra” (Gn 1,27-28).
Da queste parole appare chiaramente che la persona umana è stata creata in duplice sesso e che l’unione dell’uomo con la donna è ordinata alla procreazione.
3. Nel secondo racconto Dio dice: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile… Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: ‘Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta’. Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola” (Gn 2,18.21-24).
Qui l’unione è voluta da Dio per il mutuo complemento e aiuto.
Si tratta di un’unione così stretta per cui l’uomo lascia il padre e la madre e forma con la moglie una carne sola.
4. Questa finalità di mutuo aiuto e perfezionamento emerge anche dalla preghiera fatta da Tobia nella prima notte di matrimonio: “Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno.
Da loro due nacque tutto il genere umano.
Tu hai detto: non è cosa buona che l’uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui” (Tb 8,6).
Tobia prosegue poi la sua preghiera chiedendo che Sara, sua moglie e suo aiuto, gli rimanga il più a lungo possibile: “Dègnati di aver misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia” (Tb 8,7).
5. Questa duplice finalità è presente anche nella dottrina del Concilio Vaticano II e sintetizzata così nel Codice di Diritto Canonico: “Il patto matrimoniale con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di Sacramento” (can. 1055,1).
6. I due fini però non viaggiano come due binari paralleli, ma il primo è finalizzato al secondo.
Infatti nel matrimonio, proprio perché ci si dona in totalità, si dona anche la propria capacità di diventare padre o madre.
Se in alcuni casi, come avviene in coppie anziane o sterili, il perfezionamento che estua nella procreazione non si realizza, non è dovuto alla mancanza di buona volontà, ma a fattori indipendenti dalla volontà dei coniugi.
7. Pertanto il matrimonio è valido, e cioè è secondo il progetto di Dio, se è aperto a quel reciproco perfezionamento che si manifesta ordinariamente negli atti che di suo sono ordinati a suscitare la procreazione.
Nelle coppie anziane o sterili il mancato perfezionamento della prole non è dovuto alla loro volontà, ma ad altri fattori. Pertanto si tratta di vero matrimonio, compiuto secondo il disegno del Creatore.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo