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Quesito

Caro Padre Angelo,
sono un ragazzo di 21 anni che le aveva scritto circa un anno e mezzo fa: in quell’occasione avevo chiesto dei consigli sulla mia vocazione e in sintesi lei mi rispose che, dato che frequentavo l’università, era necessario prima terminare questi studi, affermazione su cui concordavo assolutamente.
Ebbene avendo quasi terminato (mi manca solo la tesi di laurea per concludere), ho sentito la necessità di contattarla. Premetto che durante questo frangente di tempo,  ho continuato a sentire questa "chiamata" al Sacerdozio: ovviamente ci sono stati alti e bassi.
A volte  sento forte  la sensazione che é questa la strada che devo intraprendere, e nel contempo ho  avuto la possibilità di concretizzare il fatto che la felicità vera e duratura, è solo nell’amore e nelle grazie che Gesù ci concede senza riserve.
Ho anche constatato che  mi piacerebbe molto intraprendere gli studi teologici, sono stato sempre attratto da queste tematiche  e molti si sono accorti di questa mia tendenza… Mi sono un pò pentito di non aver iniziato a studiare teologia tre anni fa…
Comunque,  essendo all’ultimo anno del corso di laurea triennale, ho già preso da diversi mesi la decisione di non proseguire con la magistrale  (i miei genitori e colleghi mi dicono che un peccato per me non proseguire, ma loro non sanno il vero motivo di questa scelta …), proprio per fare chiarezza su quanto credo che il Signore  mi chiede.
Credo di capire che il Signore voglia una risposta da me, che sia libera e non vincolata, nella consapevolezza di quanto si potrebbe prospettare in me.
Lei forse non ci crederà, ma nonostante tutto ho paura di dire di "Si": ho il timore di non riuscire ad adattarmi se decidessi di entrare in Seminario perchè forse il tutto è troppo grande e potrebbe sfuggirmi la situazione di mano insomma.
Chiedo spesso al Signore nelle mie varie preghiere (tra cui il Rosario, che lei mi aveva fortemente consigliato) di aiutarmi a decidere. Non ho riferito ancora nulla al mio Parroco, considerato anche che è  giunto a guidare la mia parrocchia solo da pochissimi mesi.
In conclusione le chiedo un suo parere (senza alcuna fretta,  non c’è problema) e le porgo le mie scuse per la lunghezza eccessiva della mia email. La saluto cordialmente e la ringrazio profondamente  per la risposta che mi fornirà: sono certo che il Signore la ricompenserà grandemente per il suo impegno e la profonda dedizione che  ha mostrato e applicherò in futuro.

P.S. Pubblichi pure il tutto, la prego solamente di  non far mostrare sul sito il mio nome.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. prendo lo spunto dalla nostra precedente conversazione per ricordare quanto ti avevo scritto:
“Mi dici che il Signore ti sta chiamando e che prima ancora che tu l’avvertissi se ne erano accorti i sacerdoti che conosci.
Il fatto che siano stati prima i sacerdoti ad accorgersi di questa chiamata è un buon segno che infonde sicurezza: significa che ti hanno visto tagliato, fatto e adatto per questa vita.
Come avrai potuto leggere dalle varie risposte che do ai giovani che si sentono chiamati dal Signore oppure si domandano che cosa sia la vocazione ripeto quello che diceva un grande domenicano francese, il padre Sertillanges: la vocazione è quello che uno è.
È quello che uno è nelle sue inclinazioni e nelle sue attitudini”.

2. Mi dicevi che certi modi comuni dei giovani per divertirsi e passare il tempo non ti attirano.
E io rispondevo: “Anche il senso di estraneità verso certi comportamenti e aspirazioni dei tuoi amici e colleghi mostra che il Signore ti ha fatto per altro. E mi verrebbe subito da dire: ti ha fatto per Lui.
Mentre i pensieri e le inclinazioni degli amici si portano su altre realtà, quelle comuni alla normalità della gente, tu senti invece che la tua porzione di eredità è il Signore.
E a questo proposito aggiungevo: “Tu saprai che le tribù di Israele erano 12 e che tornando dall’Egitto dovevano spartirsi il territorio di Israele.
Ma il territorio fu suddiviso in 11 porzioni, perché la tribù di Levi, quella da cui si traevano i sacerdoti e i servitori del tempio (i leviti) non ebbe alcuna porzione di terra, perché la sua porzione e la sua eredità doveva essere il Signore.
Così aveva stabilito Dio e così, mi pare, Dio ha disposto anche per te.

3. Adesso stai per cominciare l’ultimo anno per la laurea triennale. Sta arrivando dunque il tempo delle decisioni che dovrai maturare confrontandoti con il parroco e anche con chi è preposto al discernimento vocazionale.
Un anno è un tempo sufficiente, dopo il parere unanime dei sacerdoti che ti hanno conosciuto,  per vedere se ci sono le premesse per fare un balzo nella tua vita.
Ma a questo punto cominci ad avvertire il timore di non riuscire ad adattarti, più che il peso del distacco.
Sono timori naturali.
Ma il prossimo anno, facendo discernimento vocazionale, sarai messo a contatto con altri ragazzi che faranno il tuo stesso cammino.
Comincerai a vedere le cose più dall’interno e potrai toccare con mano la semplicità e la naturalezza dei tuoi futuri compagni di Seminario e anche delle vostre guide (i superiori).
Sarà un clima di famiglia, diverso da quello che ci si rappresenta stando di fuori.
Anzi, vivendo con ragazzi che hanno le tue stesse aspirazioni ti troverai bene. Quel senso di estraneità che provi nei confronti di certi modi e luoghi comuni di tanti giovani cederà il posto al sentirti bene.
Avvertirai di essere finalmente “a casa tua” e che proprio per questo il Signore ti aveva fatto e preparato.

4. Pertanto, adesso che comincia l’anno accademico e anche il nuovo anno sociale, prova a parlarne con il tuo parroco.
Insieme con lui farai un passo dietro l’altro, con la dovuta prudenza anche nel comunicare questa tua decisione ai famigliari e agli amici.

5. Intanto fai bene a pregare, soprattutto col Santo Rosario perché il Signore tolga da te ogni timore.
Ricordo di un giovane che nei giorni precedenti la sua entrata in convento pregava il Signore perché gli desse la forza di fare la sua volontà con gioia e con prontezza come la fanno gli angeli in cielo. Ed è stato ascoltato.
I suoi stessi genitori mi dissero che il momento del distacco è stato meno doloroso perché lo vedevano contento (tra l’altro questo giovane era figlio unico e non entrava in seminario, ma in convento).
Sono certo che il Signore farà con te la stessa cosa se gli chiederai di fare la sua volontà con gioia e con prontezza.

Ti ringrazio di avermi dato la possibilità di pubblicare la tua email e la mia risposta, anche perché i giovani che mi parlano della loro vocazione sono moltissimi, ma la corrispondenza tra me e loro rimane privata, a motivo della giusta riservatezza che deve avere il loro discernimento e il loro percorso.
Ti porto con me nelle mie preghiere, soprattutto all’altare e nel Santo Rosario.
Ti affido anche alle preghiere dei nostri visitatori.
Ti auguro un felice anno e ti benedico.
Padre Angelo