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Quesito

Caro padre Angelo,
le scrivo perchè in questi giorni mi rendo sempre più conto che l’unica cosa che conta nella vita è spenderla per Dio. Quello che cerco è servire Dio secondo i tre pilastri di Magistero, Tradizione e Sacra Scrittura. Mi chiedevo, quindi, se l’Ordine Domenicano potesse fare per me.
Come le ho scritto in altre e-mail ho una visione essenzialmente tomista.
Mi piacerebbe molto avere le giornate scandite al ritmo della preghiera e dello studio del magistero e del diritto canonico. Se penso a tutto questo mi sento in pace e sento che la mia vita ha un senso pieno. 
All’interno della Chiesa ho spesso avuto attrattive per altre spiritualità, ma mi sono reso conto che per me quello che conta veramente è la solidità dottrinale e l’Ordine Domenicano mi sembra il più adatto per le mie propensioni.
La ricordo nella preghiera e la benedico nel mio piccolo; è grazie a queste pagine e alle sue risposte che ho capito l’importanza del tomismo e della retta dottrina nella vita spirituale.
La ricordo nella preghiera e la benedico nel mio piccolo; è grazie a queste pagine e alle sue risposte che ho capito l’importanza del tomismo e della retta dottrina nella vita spirituale.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. Dante si era già accorto ai suoi tempi della solidità di dottrina e di spiritualità dei domenicani. Nella Divina Commedia scrive di loro: “Questi sono gli agni della Santa greggia u’ ben s’impingua se non si vaneggia”.
Li chiama “agni” perché vestiti di lana bianca, e afferma che tra loro ci si ingrassa, e cioè si diventa ricchi di dottrina e di santità se non ci si insuperbisce.

2. Queste parole di Dante hanno un’attualità sorprendente.
Se si rimane fedeli alle fonti principali della teologia: Sacra Scrittura, Sacra Tradizione e Magistero della Chiesa, non si va fuori strada.
Anzi, attraverso i sussidi offerti dall’Ordine, si può portare molto frutto all’interno della Chiesa.
La dottrina di San Tommaso poi è un dono grandissimo che Dio ha dato alla Chiesa per mezzo nostro.
Questo dono lo custodiamo preziosamente. E non solo per un attaccamento – potrei dire – di famiglia. Ma perché troviamo nel pensiero e nella vita di San Tommaso la strutturazione della nostra stessa spiritualità.
Quando San Tommaso parla del “contemplari et contemplata aliis tradere” (contemplare e comunicare agli altri le realtà contemplate) descrive la fisionomia dell’Ordine di San Domenico.

3. Il nostro Ordine offre la contemplazione dei misteri di Cristo: per contemplazione non s’intende semplicemente la riflessione o lo studio sugli eventi della vita di Cristo, ma l’unione personale col Signore, l’assaporamento della sua presenza, della sua Persona, delle sue azioni e della sua dottrina nel medesimo modo in cui l’ha fatto con gli apostoli.
Se San Pietro sulla santa montagna ha potuto dire: “Come è bello per noi, Signore, rimanere qui” la stessa cosa la dicono anche i domenicani della loro vita, sempre se – per dirla con Dante – non vaneggiano, e cioè non s’insuperbiscono.

4. Quando san Tommaso dice che nella contemplazione uno rivive l’esperienza descritta nel Salmo: “si saziano dell’abbondanza della tua casa ?e li disseti al torrente delle tue delizie” (Sal 36,9) descrive la sua attuale e personale esperienza, ciò che stava vivendo nell’Ordine di San Domenico.

5. Ti traduco il commento al versetto di questo Salmo perché è molto bello.
“Sono inebriati dall’abbondanza della tua casa: la casa è la Chiesa, come dice Paolo: “perché tu sappia in quale modo debba comportarti nella casa di Dio (1 Tm 3,15).
E questa casa si trova simultaneamente in terra e in cielo. In ognuna delle due vi è la ricchezza dei doni di Dio. Ma mentre l’abbondanza di tutti i beni di qua è imperfetta, di là è perfettissima.
Di questa abbondanza si saziano gli uomini spirituali, come dice il Salmo 64,5: “Saremo saziati dei beni della tua casa”.
E ciò che è di più è questo: saranno inebriati nel senso che i desideri saranno adempiuti al di sopra di ogni misura di merito. L’ebbrezza è infatti un certo eccesso. Per questo Isaia dice che occhio non vide (Is 64,3) e il Cantico: “Inebriatevi carissimi” (Ct 5,1).
E coloro che sono ebbri, non sono in sé, ma fuori di sé. Così in coloro che sono riempiti dei carismi spirituali la loro intenzione è tutta trasferita in Dio, come dice san Paolo ai Filippesi: “la nostra conversazione è in cielo” (Fil 3,20).
E non sarano saziati solo dei doni, ma anche della dilezione di Dio, come dice Giobbe: “Allora sì, nell’Onnipotente ti delizierai e a Dio alzerai il tuo volto” (Gb 22,26).
E perciò soggiunge: “Li disseterai al torrente delle tue delizie.
Il quale torrente è l’amore dello Spirito Santo, che prorompe come un impeto nell’anima, proprio come un torrente. Dice Isaia: “perché egli verrà come un fiume impetuoso, sospinto dal vento del Signore” (Is 59,19).
E sarà di delizie perché porta nell’anima delizia e dolcezza: “O quanto è buono e soave il tuo spirito in noi, o Signore” (Sap 12,1 Volg.).
Di questa bevanda berranno i buoni: “Berranno la stessa bevanda spirituale (1 Cor 10). Quel torrente delle tue delizie significa anche le delizie di Dio. Vengono dette torrente come si legge in Pr 18,4: “Torrente che straripa la fonte della sapienza” perché la sua volontà è così efficace da non potergli resistere, come non si può resistere al torrente: “Alla sua volontà chi resisterà?” (Rm 9,19).
La materia di questa refezione è così fatta che si viene congiunti alla fonte. E come chi tiene la propria bocca alla fonte del vino si inebria, così coloro che tengono la loro bocca, e cioè il desiderio, alla fonte della vita e della dolcezza, saranno inebriati” (Commento al Salmo 36,9).

5. Questa pagina merita di essere letta e riletta.
Tanti uomini spirituali, rileggendola, sentono descrivere la propria esperienza. È quello che vivono in tanti atti intensissimi della loro comunione con Dio.
Sarei molto contento se un giorno potesse riflettere anche la tua esperienza tra gli “agni della santa greggia”.

Ti ringrazio delle preghiere che gradisco molto, le ricambio con un ricordo al Signore, al santo Padre Domenico, i cui resti mortali sono venerati a Bologna, e a San Tommaso
Ti benedico.
Padre Angelo