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Quesito

Caro Padre Angelo,
buongiorno padre, è sempre un piacere vedere nuove domande e nuove risposte sempre attinenti e sempre soddisfacenti, anche più delle aspettative dei fedeli, oserei dire.
Avrei alcune domande di escatologia molto interessanti, mi piacerebbe la sua opinione per tutti i fedeli, ovviamente nei limiti del deposito della fede: 1) se la restaurazione di tutte le cose alla fine dei tempi (nuovi cieli e nuova terra) comporterà la trasformazione/rinnovamento dell’universo attuale, o un cosmo del tutto nuovo che sostituirà completamente il presente, giacché nella Scrittura se ne parla talora come trasformazione (Romani 8, 18-23) e talora come annichilazione del cosmo attuale e sua sostituzione (2 Pietro 3, 10-13), interessante conoscere l’opinione prevalente di Padri e Dottori se possibile;
2) se i nuovi cieli e nuova terra saranno superiori in gloria al Paradiso Terrestre primordiale ove Dio creò Adamo ed Eva o se si tratta dello stesso stato di beatitudine ripristinato; 3) se i nuovi cieli e la nuova terra riguarderanno solo il rinnovamento/sostituzione del pianeta Terra o di tutto il cosmo, per esempio San Tommaso riteneva che il fuoco della conflagrazione finale non supererà il campo di azione delle acque del diluvio.
Mille grazie in anticipo per le risposte


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. è San Pietro che parla di cieli nuovi e di terra nuova quando dice: “noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia” (2 Pt 3,13).
Non si tratta di un’affermazione isolata perché fa riferimento ad una promessa fatta in Is 65,17: “Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra”.

2. La Bibbia di Gerusalemme commentando la profezia di Isaia scrive: “La felicità messianica annunciata per l’avvenire era descritta dai profeti più antichi più o meno come un ritorno al paradiso.
Ma nelle opere apocalittiche, senza abbandonare completamente le antiche rappresentazioni il profeta intravede un rinnovamento totale.
È un mondo nuovo quello che viene annunciato e descritto lungo tutta la letteratura apocalittica, soprattutto in Ap 21,1 e in 2 Pt 3,13”.

3. I cieli nuovi e la terra nuova profetizzati da Isaia sono costituiti dal regno messianico portato da Gesù dove “il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso” (Is 11,6-8).
La Bibbia di Gerusalemme annota: “Il regno messianico è un regno di pace.
Questa pace si estende al regno animale, fino al serpente, responsabile della prima colpa: l’era messianica è qui descritta simbolicamente come un ritorno alla pace paradisiaca”.

4. Anche San Paolo sembra far riferimento ad un rinnovamento della creazione quando dice che è “protesa verso la rivelazione dei figli di Dio” (Rm 8,19).
Anche qui la Bibbia di Gerusalemme commenta: “Come il corpo dell’uomo è destinato alla gloria, così anche il mondo sarà oggetto di redenzione e parteciperà alla libertà dello stato glorioso” (nota a Rm 8,19).

5. In che modo concretamente la creazione parteciperà dello stato glorioso?
Il Concilio Vaticano II dice: “Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l’umanità e non sappiamo in che modo sarà trasformato l’universo.
Passa certamente l’aspetto di questo mondo, deformato dal peccato.
Sappiamo però dalla Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini” (Gaudium et spes 39).

6. In conclusione si può dire con certezza che si tratta di un’espressione che vuol dire questo: nella risurrezione di Gesù è inclusa la nostra risurrezione e in qualche modo anche quella di tutta la creazione.
Andare più in là fa correre il pericolo di far pensare ad una nuova creazione materiale, il che sarebbe per lo meno azzardato, e nello stesso tempo di escludere il cosmo dalla restaurazione finale.
Come essa avvenga non lo sappiamo.
Dobbiamo dire umilmente insieme con il Concilio: “Non sappiamo in che modo sarà trasformato l’universo”.

Ti ringrazio per le belle considerazioni sulla nostra rubrica, ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo