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Quesito

Caro Padre Angelo,
le ho scritto alcune volte ottenendo da lei ottime risposte che mi hanno chiarito dubbi e illuminato su questioni morali per me importanti.
Per questo leggo con interesse la sua rubrica, traendone spesso spunti di riflessione e sempre giovamento per la mia vita spirituale.
Oggi però m’è caduto l’occhio su di una sua risposta, per la verità un po’ datata (qui: https://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=4152 ), sulla religione islamica che, lo devo confessare, mi ha lasciato piuttosto perplesso: mi perdoni quindi se, con il dovuto rispetto, mi permetto di obiettare all’affermazione in essa contenuta che, al di là del nome, anche i musulmani adorerebbero l’unico Dio.
Ebbene, a quanto mi consta, tale affermazione non è vera, poiché l’unico vero Dio è la SS.ma Trinità, e non Allah: e non è questione di nomi, ma di sostanza, in quanto il dogma trinitario è del tutto differente dalla concezione che l’islam ha di Dio. Inoltre, la negazione islamica della Divinità di Cristo, e del culto di adorazione a Lui dovuto (nonché di tutta la professione di Fede Cattolica) rende impossibile asserire che essi adorino l’unico Dio, o per meglio dire il vero Dio.
Di conseguenza, tralasciando i moltissimi altri aspetti per i quali l’islam si allontana dalla verità (quando non vi si oppone direttamente), mi pare che S. Alfonso (e con lui molti altri, tra cui Don Bosco) avesse perfettamente ragione nel dire che non può esser vera la religione maomettana, proprio in quanto crede in un falso dio, nonostante ciò che in proposito sostiene (purtroppo) il Concilio Vaticano II.
Spero vorrà scusarmi per la precisazione, ma mi pare che al presente uno dei maggiori pericoli spirituali consista nella poca chiarezza circa l’oggetto della Fede.
La ringrazio per tutto il bene che fa e con l’occasione le chiedo di pregare per me e per la mia famiglia.
Un caro saluto
Piero


Risposta del sacerdote

Caro Piero,
1. è necessario distinguere tra il concetto generico di Dio e quello specifico.
Per capirci: per concetto generico di Dio s’intende quello che si può cogliere dall’esterno.
Per concetto specifico invece s’intende ciò che Dio è nel suo interno, nella sua specificità, nella sua intima costituzione.

2. Ebbene, il concetto generico di Dio è quello che si trova anche nel Catechismo di Pio X: Dio è l’essere perfettissimo, Creatore e  Signore del cielo e della terra.
Il concetto specifico invece è quello che corrisponde alla realtà: Dio non è solo è l’essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra, e cioè non è solo Uno, ma è anche Trino, e cioè Padre, Figlio e Spirito Santo.
Questa seconda affermazione non nega che la prima sia vera.

3. Diversamente si dovrebbe dire che anche l’affermazione della teologia naturale che giunge a riconoscere l’esistenza di Dio e alcuni suoi attributi sia falsa.
Ora la teologia naturale, detta anche teodicea, non parla della Trinità, perché la verità su Dio trino è di ordine soprannaturale, e può essere appresa solo col lume soprannaturale della fede perché supera del tutto la semplice capacità umana.

4. Sarebbe falso inoltre anche quanto afferma San Paolo nella lettera ai Romani parlando dei pagani: “poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato.
Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Rm 1,19-20).
Ebbene, qui San Paolo non fa riferimento al Dio trino, ma al Dio uno.  E cioè al concetto generico di Dio e non a quello specifico.

5. Inoltre la lettera agli Ebrei, parlando delle condizioni per piacere a Dio e cioè per entrare eternamente nella sua amicizia, dice: “Chi infatti si accosta a Dio deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano” (Eb 11,6).
Qui, in riferimento ai non cristiani, vengono indicate alcune verità da credere esplicitamente.
Si tratta di quelle verità prime e fondamentali che non possono essere racchiuse in nessun altra verità superiore o più generale e pertanto contengono implicitamente tutte le altre.
Tutti gli uomini, per salvarsi, devono possedere almeno questo minimo.
Ecco la ragione portata da S. Tommaso: “Perché nell’essere divino (Deus est) sono incluse tutte le cose che crediamo esistere eternamente in Dio e nelle quali consisterà la nostra beatitudine; e nella fede nella provvidenza (remunerator est) sono inclusi tutti i mezzi di cui Dio si serve nel tempo per la salvezza degli uomini” (Somma teologica, II-II, 1, 7).
Ora San Tommaso non dice che il concetto di Dio di costoro sia falso.
È vero, anche se è imperfetto ed è parziale.

6. Mi piace anche riportare quanto dice il Concilio nel decreto Nostra aetate: “La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra” (n. 3).
E qui, proprio a questo punto, il Concilio rimanda in nota ad una lettera di S. Gregorio VII (siamo nel mille, n.d.r.) al re della Mauritania:  Epist., III, 21, ad Anazir (Al-Nãþir), regem Mauritaniae.
Come si vede, questa lettera è in perfetta corrispondenza con quanto afferma San Paolo nella lettera ai Romani.

Ti ringrazio per la stima nei confronti del nostro sito.
E assicurando molto volentieri la mia preghiera per te e per la tua famiglia vi benedico.
Padre Angelo