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Quesito

Caro Padre,
le voglio esporre la seguente questione.
Qualche giorno fa dovevo confessarmi per alcuni peccati di impurità commessi ma non mi è stato possibile fare un’accusa completa degli stessi. Appena entrato nel confessionale il sacerdote, forse perché c’era tanta gente che si doveva confessare, mi ha fatto una serie di domande generali in maniera molto frettolosa, chiedendo se andavo a messa la domenica se odiavo qualcuno o se ero sposato o fidanzato, dopodiché ho iniziato a dirgli i miei peccati ma mi ha interrotto quasi subito facendomi recitare prima un’ Ave Maria e poi dandomi l’assoluzione e la penitenza.
Mi creda, non è la prima volta che mi confesso, ma non c’è stato verso di fare una vera accusa dei peccati.
Non ho fatto la comunione nel timore che la confessione sia invalida. Le chiedo come comportarmi adesso.
Cordiali saluti,
Antonio.


Risposta del sacerdote

Caro Antonio,
se questo fosse un sistema di quel confessore, ti direi non andare più da lui.
Vai da uno che ti permetta di accusare i tuoi peccati, i quali purtroppo dopo quella mancata confessione rimangono ancora da accusare.

1. Questa confessione è stata mal gestita dal sacerdote e anche da te.
Comincio da te.
Perché quando hai iniziato a fare la tua accusa dovevi subito dirgli che avevi dei peccati di impurità da accusare.
Purtroppo succede che alcuni facciano lunghe accuse di peccati veniali e alla fine accusino anche dei peccati mortali.

2. Come metodo per fare una buona confessione vanno confessati sempre per primi i peccati mortali. Perché di questi l’accusa è necessaria.
I peccati veniali non sono materia necessaria di accusa, ma libera. Il che vuol dire che uno potrebbe confessarne anche soltanto uno.
Il motivo è che non privano della grazia di Dio.
Confessarli è sempre un bene e per questo – come avrai notato -consiglio la confessione frequente.
Ma se c’è poco tempo e se si vede che c’è molta gente che attende la confessione, è necessario essere solleciti. È un atto di carità verso gli altri.

3. Mi hai detto che appena hai cominciato l’accusa, quasi subito il sacerdote ti ha interrotto.
Ma se tu avessi detto “ho commesso atti impuri da solo”, per quanto lui fosse sollecito a dirti di dire un’Ave Maria, avresti avuto il tempo di fare la tua accusa.
E saresti stato tranquillo.

4. La confessione è stata gestita male anche dal sacerdote. Il quale anziché pilotare la confessione con qualche domanda, che probabilmente avrà avuto come risposta dei “no, non ne ho commessi”, avrebbe potuto dirti: “C’è fretta. C’è molta gente che attende. Hai qualche peccato grave da confessare?”
Allora tu subito avresti detto con sollecitudine i tuoi peccati gravi.

5. Inoltre, a conti fatti, il tempo che ha impiegato per farti delle domande quasi inutili per te, poteva lasciarlo a te perché potessi accusare i tuoi peccati.

6. Ancora: in sede di confessione non è prevista la recita dell’Ave Maria, ma dell’atto di dolore.
L’atto di dolore aiuta un fedele a pentirsi dei propri peccati. Dice infatti: “non solo perché peccando ho meritato i tuoi castighi, ma molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa”.
E poi aiuta a formulare bene il proposito di non più peccare: “Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato”.
Infine ti stimola un’ultima volta a domandare perdono: “Signore, misericordia perdonami”.
La confessione non è un atto di lode a Maria, ma un’accusa dei propri peccati fatta a Dio.
Come vedi, ogni cosa deve essere al suo posto.

7. Secondo me hai fatto bene ad astenerti dalla Santa Comunione.
Il sacerdote ti ha dato l’assoluzione, sì, ma da che cosa? Dai peccati che hai accusato.
Di quelli invece che non hai accusato non ti ha dato l’assoluzione. Rimangono ancora da confessare.
È vero che il sacerdote non è stato corretto nel suo modo di procedere, ma – sebbene involontaria – un po’ di responsabilità nella mancata accusa c’è stata anche da parte tua.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo