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Quesito
Caro Padre Angelo,
siamo una coppia di sposi che si rivolge a Lei in un momento particolare della propria vita coniugale per avere illuminazione sul nostro comportamento, sui nostri errori e su ciò che la morale cattolica insegna.
Dal giorno del nostro matrimonio abbiamo sempre utilizzato i metodi naturali per poter vivere una paternità e maternità responsabili, e infatti il Signore ci ha concesso di avere figli proprio quando li abbiamo desiderati.
Poichè io ho sempre avuto un ciclo piuttosto breve (anche di 20-22 giorni) l’utilizzo dei suddetti metodi non è stato sempre facile sicché nel periodo non fertile preovulatorio abbiamo avuto parecchie volte rapporti incompleti fatti sì di tenerezze ma anche di ricerca del reciproco piacere. Durante le confessioni non mi è mai stato detto da nessun sacerdote che ciò costituisce mancanza grave e quindi noi abbiamo continuato a comportarci in questo modo in tutti questi anni. Quindi chiediamo a Lei chiarimenti a riguardo.
Ora però io mi ritrovo ad avere le prime irregolarità del ciclo dovute alla premenopausa. L’ultimo ritardo ci ha fatto fortemente temere per una gravidanza e, sebbene un altro figlio sarebbe una grazia del cielo, pensiamo anche che per lui non sarebbe l’ideale avere tra 10 anni due genitori pensionati più nonni che genitori; senza dimenticare poi i rischi per il nascituro dovuti alla mia età non più giovane. La mia ginecologa mi ha consigliato l’utilizzo del preservativo perchè sostiene che in questo periodo della vita di una donna l’utilizzo dei metodi naturali non è più sicuro a causa delle irregolarità e dell’aumentata incidenza delle doppie ovulazioni.
A suo parere potremmo avere rapporti "sicuri" senza utilizzo di alcunché soltanto il primo giorno di mestruazione, e questo ci pare sinceramente troppo poco per il nostro equilibrio di coppia.
Quindi ora il nostro dilemma è veramente grande!
Possiamo continuare ad utilizzare il metodo Billing con la misurazione della temperatura, astenerci nel periodo fecondo, e poi utilizzare il preservativo nei periodi infecondi per maggiore sicurezza?
Cosa ci insegna a proposito la morale cattolica?
Crediamo che la fede e la preghiera ci possano sostenere anche in questa occasione pur sentendoci deboli e molto confusi in questo momento delicato della nostra vita di coppia.
La ringraziamo per le parole che vorrà donarci
Risposta del sacerdote
Carissimi,
voi sapete che come ministro del Signore devo essere fedele all’incarico che mi è stato assegnato e che non mi è lecito cambiare la sua legge, che è via di serenità, di pace e di salvezza.
Cercherò di essere chiaro il più possibile.
1. Mi dite: “nel periodo non fertile preovulatorio abbiamo avuto parecchie volte rapporti incompleti fatti sì di tenerezze ma anche di ricerca del reciproco piacere”.
Se queste tenerezze e ricerche di reciproco piacere giungevano alla masturbazione vicendevole, si trattava certamente di un peccato grave.
Mi dite che i sacerdoti confessori non vi hanno detto nulla. Può darsi che non abbiano capito di che si trattava.
Come vedete, anch’io ho iniziato la risposta dicendo: “Se queste tenerezze… giungevano alla…”
Perché se queste tenerezze e ricerche di piacere non giungevano a tale punto, potete stare tranquilli.
2. Ora si prospetta la possibilità di avere per qualche tempo solo un rapporto coniugale al mese, e per voi è troppo poco.
Mi piace riportare un testo molto importante del recente Concilio:
“I coniugi sappiano di essere cooperatori dell’amore di Dio Creatore e quasi suoi interpreti nel compito di trasmettere la vita umana e di educarla; ciò deve essere considerato come missione loro propria.
E perciò adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità e, con docile riverenza verso Dio, di comune accordo e con sforzo comune, si formeranno un retto giudizio: tenendo conto sia del proprio bene personale che di quello dei figli, tanto di quelli nati che di quelli che si prevede nasceranno; valutando le condizioni sia materiali che spirituali della loro epoca e del loro stato di vita; e, infine, tenendo conto del bene della comunità familiare, della società temporale e della Chiesa stessa.
Questo giudizio in ultima analisi lo devono formulare, davanti a Dio, gli sposi stessi.
Però nella loro linea di condotta i coniugi cristiani siano consapevoli che non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia conforme alla legge divina stessa;
e siano docili al magistero della Chiesa, che interpreta in modo autentico quella legge alla luce del Vangelo.
Tale legge divina manifesta il significato pieno dell’amore coniugale, lo protegge e lo conduce verso la sua perfezione veramente umana” (Gaudium et spes, 50).
Come vedete, è un testo che ispira grande fiducia nella legge di Dio.
Essa mira a far sì che gli atti di amore coniugale conservino il loro autentico e pieno significato, che vengano protetti da ciò che li fa cessare di essere autentici atti amore.
Soprattutto mira a portare l’amore coniugale alla sua massima espansione e perfezione morale. In altre parole alla santificazione.
2. Certo siete voi che potete giudicare quanti figli potete avere e anche la frequenza dei vostri rapporti coniugali. Ma questo va fatto nella docilità alla legge di Dio, espressa autenticamente dal Magistero della Chiesa.
Ora voi chiedete se per rendere più sicuro il ricorso ai tempi di infertilità possiate far uso del preservativo.
Come voi vedete, sebbene vi sia il desiderio della castità coniugale (continenza periodica), tuttavia il vostro rapporto viene trasformato in un rapporto contraccettivo.
Ora la contraccezione non è mai lecita perché trasforma un atto di amore che di sua natura è totale, fecondo e aperto alla vita, in un atto in cui ci si riserva di donare la totalità di se stessi. In altre parole si esclude di donare la propria capacità di diventare padre e madre, e proprio mentre quella capacità viene esercitata.
Giovanni Paolo II, quand’era arcivescovo di Cracovia, ha detto: “Se si esclude dai rapporti coniugali radicalmente e totalmente l’elemento potenziale di paternità e di maternità, si trasforma perciò stesso la relazione reciproca delle persone. L’unione nell’amore slitta verso un godimento comune, o, per meglio dire, verso quello dei due partner” (K. WOJTYLA, Amore e responsabilità, p. 216).
E “violando le leggi della natura, si viola anche la persona, facendone un oggetto di godimento, anziché farne un oggetto di amore. La disposizione alla procreazione, nei rapporti coniugali, protegge l’amore, è la condizione indispensabile di una vera unione delle persone” (Ib., p. 218).
Come potete notare, l’espressione del giovane arcivescovo di Cracovia riecheggia quella del Concilio.
3. Nella vostra situazione, per essere fedeli a Dio che vi ama come nessun altro, vi è richiesto di percorre un cammino molto alto, che non impoverisce affatto il vostro amore, ma lo arricchisce e lo fa diventare più efficace.
Giovanni Paolo II ha detto: “Se la castità coniugale (e la castità in genere) si manifesta dapprima come capacità di resistere alla concupiscenza della carne, in seguito essa gradualmente si rivela quale singolare capacità di percepire, amare e attuare quei significati del ‘linguaggio del corpo’, che rimangono del tutto sconosciuti alla concupiscenza stessa e che progressivamente arricchiscono il dialogo sponsale dei coniugi, purificandolo, approfondendolo ed insieme semplificandolo.
Perciò quell’ascesi della continenza, di cui parla l’enciclica (Humanae Vitae 21), non comporta l’impoverimento delle ‘manifestazioni affettive, anzi le rende più intense spiritualmente, e quindi ne comporta l’arricchimento”(24. 10. 1984).
Paolo VI nell’ Humanae Vitae aveva detto: “Il dominio dell’istinto, mediante la ragione e la libera volontà, impone indubbiamente un’ascesi… Ma questa disciplina, propria della purezza degli sposi, ben lungi dal nuocere all’amore coniugale, gli conferisce invece un più alto valore umano.
Esige un continuo sforzo, ma grazie al suo benefico influsso i coniugi sviluppano integralmente la loro personalità, arricchendosi di valori spirituali: essa apporta alla vita familiare frutti di serenità e agevola la soluzione di altri problemi; favorisce l’attenzione verso l’altro coniuge, aiuta gli sposi a bandire l’egoismo, nemico del vero amore, ed approfondisce il loro senso di responsabilità. I genitori acquistano con essa la capacità di un influsso più profondo ed efficace per l’educazione dei figli; la fanciullezza e la gioventù crescono nella giusta stima dei valori umani e nello sviluppo sereno ed armonico delle loro facoltà spirituali e sensibili” (Humanae Vitae 21).
Sarebbe molto bello che voi siate testimoni di tutto questo per altre coppie e un giorno anche per i vostri figli.
4. E se invece nella vostra vita coniugale capitasse di non essere conformi alla legge di Dio, non è corretto fare la Santa Comunione ugualmente, perché non c’è piena comunione con Dio in un ambito che tocca l’intimo nucleo della persona.
Che fare allora? Quello che ha insegnato Paolo VI: “E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (HV 25).
Ma voi siete di buona volontà e, da quanto intuisco, volete amare Dio sopra ogni cosa e ancor più di voi stessi.
Continuate perciò con la preghiera, offrite a Dio il vostro sforzo ascetico che certamente è vero atto di amor per Lui e nello stesso tempo è meritorio e attendete alla santificazione vostra e dei vostri figli. Sarà una continua Pentecoste.
Vi accompagno con la mia preghiera e ti tutto cuore vi benedico.
Padre Angelo