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Quesito
Buongiorno padre Angelo,
è vero che Maria non ha avvolto Gesù tra le sue braccia morto quando l’hanno deposto dalla croce?
Perché un sacerdote mi ha detto che storicamente non è successo. Quando Gesù affida Maria a Giovanni, lei va via perché lei è la tutta pura e quindi non poteva venir a contatto con il sangue perché a quei tempi il sangue era segno di impurità e Gesù si era reso peccatore visto che ha preso su di sé i nostri peccati.
Mi disse anche che come il parto lei l’ha avuto indolore senza sangue, così alla crocifissione lei è andata via dopo che Gesù l’ha affidata a Giovanni.
I mistici invece dicono che Maria è rimasta e l’ha accolto fra le sue braccia.
Poi ho un’altra domanda: ho letto dal vostro sito che Dio non castiga mai i suoi figli, che è sempre un linguaggio antropomorfico. Però Maria nelle varie apparizioni, anche quelle riconosciute dalla chiesa come quelle di Fatima, ha avvertito che Dio avrebbe mandato dei castighi sul mondo perché era molto offeso dagli uomini.
Ecco, queste sono delle mie perplessità. Se può aiutarmi vi ringrazio.
Buona e santa domenica. Dio vi benedica.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. è vero che ai tempi degli ebrei venire contatto con il sangue era un segno di contaminazione.
Ma va subito precisato che si trattava di un’impurità rituale, e cioè che impediva di accedere al culto, non morale. In altre parole, non era un peccato.
2. Che la Madonna abbia accolto Gesù tra le braccia dopo la sua deposizione è più che verosimile.
La Madonna sapeva benissimo che il Sangue di Gesù non contamina, ma anzi purifica, redime, santifica.
E Lei in quel momento, con Gesù tra le braccia, è resa ministra della redenzione.
3. M.J. Lagrange, il fondatore della Scuola biblica di Gerusalemme, descrivendo la deposizione di Gesù dalla croce fatta da Giuseppe d’Arimatea scrive: “Si può ben pensare che le pie donne l’abbiano assistito in questo pietoso ufficio e che Maria, non cedendo ad alcuno il singolare privilegio, abbia ricevuto tra le sue braccia tenerissime il corpo del figlio straziato dalla durezza inflessibile dei bracci della croce.
Abbiamo qui lo spettacolo della Pietà che ha commosso tanti cuori” (L’Evangelo di Gesù Cristo, p. 568).
4. A proposito dei castighi di Dio va detto che la Sacra Scrittura ne parla in continuazione.
Noi però non siamo esonerati dal domandarci in quale maniera Dio castighi.
Come ho detto più volte, il castigo è immanente alla colpa, al peccato. Commettere il peccato è la stessa cosa che andare contro le più profonde esigenze di bene della nostra natura umana.
Per questo la Sacra Scrittura dice che “chi pecca danneggia se stesso” (Sir 19,4).
5. In questo danneggiamento di se stessi è incluso anche l’aprire la porta al nostro avversario perché ci flagelli e ci devasti, proprio come ci ha ammonito il Signore quando ha detto che il nostro avversario viene per “rubare, uccidere e distruggere” (Gv 10,10).
Perdere la grazia santificante, che è come una siepe messa da Dio attorno alla nostra vita e alle nostre attività, è la stessa cosa che permettere al nostro avversario di devastarci.
È il demonio che parla della grazia come di una siepe che protegge e che assicura la benedizione di Dio.
Nella Sacra Scrittura si legge che Satana dice a Dio nei confronti del giusto Giobbe: “Non sei forse tu che hai messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quello che è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e i suoi possedimenti si espandono sulla terra” (Gb 1,10).
6. Tutto questo rientra nella pedagogia divina: il male che l’uomo si autoinfligge o che permette che gli venga inflitto è come una correzione amorevole per fargli comprendere a che cosa va incontro quando abbandona la sorgente di ogni bene.
A questo portano a pensare le parole della Sacra Scrittura: “Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, così il Signore, tuo Dio, corregge te” (Dt 8,5).
Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo