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Quesito

Stimato padre Angelo,
per rendere, eventualmente la confessione più concisa, le chiedo se quando si confessano peccati contro la purezza compiuti tramite internet bisogna specificare:
1) fantasie/chat di gruppo e travestimento, oppure si può dire semplicemente ”di aver realizzato o avuto fantasie perverse”?
2) Se si inducono le persone, posso dire che semplicemente si ha indotto, bisogna specificare in che modo? Per esempio con promesse, regali virtuali ecc.?
3) Bisogna specificare l’età degli interlocutori? Per esempio nel caso di adolescenti? Oppure è irrilevante, dato che si tratta di persone che hanno comunque raggiunto l’età del consenso?
La ringrazio!


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. l’accusa dei peccati che è richiesta per diritto divino implicito come risulta dalle parole del Signore: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv 20,23) è necessaria per la duplice finalità del sacramento: la finalità giudiziale e la finalità terapeutica.

2. In ordine alla finalità giudiziale si richiede che i giudici (in questo caso i confessori) sappiano ciò che perdonano e ciò che non intendono perdonare.
In ordine alla finalità terapeutica devono essere consapevoli dei mali che colpiscono il penitente e dei rimedi da proporre.

3. Ebbene, alcune circostanze, come quelli che hai menzionato, non sono dettagli perché aggravano il peccato commesso.
Se uno accusa di aver avuto fantasie perverse, il sacerdote confessore come può pensare che si tratti di reali peccati compiuti con altre persone per mezzo di internet?
Le fantasie più o meno perverse sono un conto perché si tratta di peccati interni.
Chattare in Internet commettendo atti impuri non è più un peccato interno, ma esterno. Di più, è compiuto con altri.

4. Ugualmente per quanto concerne l’indurre gli altri nel peccato: un conto è indurli attraverso parole, altro conto è indurli attraverso promesse e regali, soprattutto se sono minori. Qui c’è l’istigazione al peccato perché gli altri vengono indotti a peccare più facilmente.

5. Infine è più grave il peccato commesso con i minori, non solo a motivo della loro minore capacità di opporsi, ma soprattutto per le conseguenze gravi che questi peccati possono lasciare a tutti i livelli nel prosieguo della loro vita.

6. La confessione non è come un tribunale umano, dove si viene assolti nascondendo o minimizzando circostanze importanti.
La confessione è un atto per cui il penitente si manifesta colpevole per ciò che ha fatto.
Non solo, ma anche per poterlo meglio emendare dice insieme con Davide: “Il mio peccato io lo riconosco” (Sal 51,5).

7. Certo, costa vergogna accusare certi peccati e alcune loro modalità, come quelle cui hai accennato.
Ma si è penitenti anche proprio per questa vergogna e per l’essere disposti a ricevere parole che bruciano da parte del confessore, non esclusa la minaccia di non essere assolti qualora non si intenda seriamente cambiare condotta.

8. È vero che la confessione deve essere concisa, ma le circostanze che mi hai indicato non la allungano più di 15 secondi.
Inoltre le circostanze menzionate non sono dettagli inutili perché tutte e tre aggravano il peccato commesso.
peccato io lo riconosco
Grazie del quesito. Ti chiedo scusa per averti risposto a distanza di un anno, ma solo oggi sono giunto alla tua mail.
Ti auguro ogni bene, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico. 
Padre Angelo