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Quesito
Buongiorno P. Angelo,
saprebbe indicarmi testi di morale sessuale matrimoniale in cui è possibile comprendere in maniera più approfondita quali siano gli atti impuri nel matrimonio?
Ed infine, i toccamenti tra coniugi nelle parti intime, senza giungere alla polluzione, sono consentiti sempre, anche se i due non vogliono unirsi fisicamente?
Grazie per la cortese risposta.
La ricordo nella preghiera.
Alessandro
Risposta del sacerdote
Caro Alessandro,
1. non è necessario ricorrere a testi di morale sessuale matrimoniale.
È sufficiente far riferimento al Magistero della Chiesa che nell’enciclica Humanae vitae dice: “è altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione dei figli” (HV 14).
2. Passando al setaccio quest’affermazione del magistero emerge che contraddice il disegno santificante di Dio tutto ciò che:
– o in previsione dell’atto coniugale: pertanto l’uso di mezzi contraccettivi, come le pillole che hanno lo scopo di rendere impossibile la procreazione, la sistemazione di preservativi di ogni genere (compresa la spirale), la sterilizzazione diretta, di cui l’enciclica fa menzione esplicita.
– o nel suo compimento: èil caso dell’interruzione dell’atto, che lo frustra della sua finalità procreativa.
– o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali: si allude a tutti i tentativi di impedire l’annidamento dell’embrione nell’utero materno, tra cui la cosiddetta pillola del giorno dopo.
– si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione: l’atto coniugale secondo il disegno di Dio deve esprimere la totalità del dono di sé. Nella totalità del dono è compresa anche la propria capacità di diventare padre o madre. Ciò significa che il ricorso ai ritmi di fertilità o di infertilità non va attuato con criteri contraccettivi.
3. Le carezze nelle parti intime non alterano il disegno santificante di Dio sull’amore umano e sul matrimonio.
Lo sono solo nel caso in cui intenzionalmente coinvolgono la genitalità al di fuori dei suoi intrinseci obiettivi.
4. I teologi distinguono tra pudicizia e castità: la pudicizia ha come suo oggetto le manifestazioni affettive, la castità invece l’uso della sessualità e della genitalità.
Quest’ultima tocca l’intimo nucleo della persona per cui ogni disordine costituisce materia (peccato) grave.
I segni di affetto all’interno di una coppia hanno un ambito molto largo. Se non coinvolgono in maniera disordinata l’intimo nucleo della persona (la genitalità) possono essere cosa buona e talvolta magari anche meno buona. Costituiscono un ostacolo alla comunione con Dio solo quando alterano il suo disegno santificante sulla sessualità e sull’amore umano.
5. Come avrai notato, ho ripetuto più volte l’espressione “uso della genitalità contrario al disegno santificante di Dio”.
Infatti l’obiettivo ultimo di tutte le azioni umane deve essere quello di portare a Dio e di accrescere la comunione di vita con Lui.
È questo il motivo per cui tante persone non riescono a comprendere la legge di Dio in tale materia e la considerano come un inutile moralismo
6. Quando disegno di Dio sulla sessualità umana viene intenzionalmente alterato non solo non esprime più la sincerità e la totalità del dono, ma non porta neanche a Dio. Anzi, tronca la carità, la comunione di vita con Lui, facendo perdere la grazia santificante.
Karol Wojtyla, prima ancora di essere papa, aveva scritto che usare dell’intimità sessuale svuotandola del suo intrinseco ordinamento alla vita è “un atto col quale l’uomo inganna se stesso e Dio” (Komentar teologiczno – Duszpasterski do Humanae vitae”, 1969, p. 85).
7. Come vedi, anziché darti un tabulato in cui di ogni atto si può dire se è lecito o non è lecito, ti ho presentato dei criteri sufficienti per la valutazione morale di ogni atto, tenendo presente la sua ordinabilità a Dio e cioè la sua intrinseca capacità santificatrice.
Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo